Mentre le scuole superiori continuano a diminuire il rilievo dell'educazione fisica, i tempi di ricreazione e i programmi atletici, un nuovo studio mostra che l'esercizio fisico regolare riduce significativamente sia i pensieri che i tentativi di suicidio tra gli studenti che sono stati vittime di bullismo.
Utilizzando i dati del National Youth Risk Behavior Survey relativi a 13.583 studenti delle scuole superiori, i ricercatori dell’Università del Vermont hanno scoperto che l'attività fisica svolta quattro o più giorni alla settimana ha comportato una riduzione del 23 per cento dei progetti e dei tentativi suicidari di studenti vittime di bullismo. A livello nazionale quasi il 20 per cento degli studenti ha riferito di essere vittima di bullismo all'interno della scuola.
Precedenti studi avevano già dimostrato che l'esercizio fisico ha effetti positivi su diverse forme ed espressioni della salute mentale. Questo è il primo, però, a dimostrare un preciso legame tra attività fisica e riduzione dei pensieri e dei tentativi di suicidio da parte degli studenti vittime di bullismo, che sono anche ragazzi per i quali aumentano i rischi di scarso rendimento scolastico, scarsa autostima, ansia, depressione, tristezza e abuso di sostanze.
Nel complesso, il 30 per cento degli studenti compresi nello studio hanno riferito di essersi sentiti tristi per due o più settimane nel corso dell'anno precedente, mentre oltre il 22 per cento ha riferito di aver progettato un suicidio e l’ 8,2 per cento ha riferito di aver effettivamente tentato di suicidarsi durante lo stesso periodo di tempo. Studenti che avevano subito bullismo avevano il doppio delle probabilità di denunciare tristezza, e tre volte più probabilità di riferire idee o tentativi di suicidio rispetto ai coetanei che non erano stati vittime di bullismo. L’esercizio fisico svolto su quattro o più giorni a settimana è risultato anche associato a riduzioni significative della tristezza.
"Mi ha sorpreso che il dato fosse così importante e marcato, e che gli effetti positivi dell’esercizio si estenda ai ragazzi che davvero cercano di farsi del male" ha detto l'autore dello studio Jeremy Sibold, professore associato e presidente del Department Rehabilitation and Movement Science. "Anche se un ragazzo è “protetto” dal fatto di essere inserito in un’attività di dopo-scuola è bene che si impegni in attività continuative di educazione fisica".
Le scuole superiori, però, tagliano i programmi di educazione fisica a livello nazionale.
La pubblicazione dello studio di Sibold nel Journal of American Academy of Child & Adolescent Psychiatry arriva in un momento in cui il 44 per cento dei dirigenti scolastici della nazione ha tagliato una notevole quantità di tempo e risorse all’educazione fisica, all’arte e alle attività ricreative, in modo che molto più tempo possa essere dedicato alla letteratura e alla matematica. La percentuale di scuole che offrono attività di educazione fisica ogni giorno o almeno tre giorni alla settimana è diminuito notevolmente tra il 2001 e il 2006.
Nel complesso, si stima che solo circa la metà dei giovani americani svolge le attività fisiche raccomandate dalle linee guida del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti: almeno 60 minuti di intensa, o di moderata intensità, attività fisica quotidiana. Nella sua indagine biennale sugli studenti sulle scuole superiori in tutta la nazione, il Centro per la Prevenzione e il Controllo del Disagio, ha riferito che quasi la metà dei ragazzi ha dichiarato di non avere alcuna lezione di educazione fisica durante la settimana.
"È spaventoso e frustrante che l'esercizio fisico non sia più presente in modo trasversale nei programmi scolastici e che anche da parte nostra non venga incoraggiato maggiormente nelle scuole" sostiene Sibold. "Invece, alcuni ragazzi vengono indirizzati alla cura farmacologica e viene detto loro: 'buona fortuna'. Se l'esercizio fisico riduce tristezza, progetti suicidari e tentativi effettivi di suicidio, allora perché nel mondo stiamo tagliando proprio i programmi di educazione fisica e rendendo più difficile per gli studenti la possibilità di far parte di squadre sportive in un'età così critica? "
Sibold e i suoi colleghi co-autori della ricerca, Erika Esposito, professore assistente di ricerca presso la Facolta di Ingegneria e Scienze Matematiche, e Dianna Murray-Close, professore associato di psicologia e psichiatria, e il professor James J. Hudziak, che ha al suo attivo numerose pubblicazioni sugli effetti positivi dell'esercizio fisico sullo stato di salute mentale, sostengono di sperare che i risultati della loro indagine sostengano un aumento della considerazione della ginnastica all'interno della programmazione scolastica. Sarebbe questo un primo passaggio importante, come parte di un'iniziativa più globale della sanità pubblica per ridurre i comportamenti suicidari tra gli adolescenti.
"Considerando le conseguenze spesso catastrofiche e durature del bullismo in bambini in età scolare, sono assolutamente necessarie e urgenti attività accessibili (palestre, corsi, campi sportivi e così via) alle vittime di tali forme di violenza" conclude il professor Sibold.