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Un'alternativa possibile alla prevenzione della violenza tra i giovani costituisce uno dei risultati più interessanti di un recente studio, che ha messo in relazione gravi episodi di violenza e omicidi con le condizioni dell'ambiente urbano in cui sono stati perpetrati.

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Analizzando i dintorni e i quartieri nelle immediate vicinanze dei luoghi in cui sono stati ritrovati giovani vittime di omicidio, i ricercatori di Philadelphia hanno dimostrato che le condizioni di abbandono – edifici vuoti e cadenti, scarsa illuminazione stradale, un minor numero di parchi e mezzi urbani di trasporto poco frequentati - erano molto più evidenti e presenti rispetto ai quartieri in cui gli adolescenti sono al sicuro.

Senza attribuire una relazione di causa-effetto, il nuovo studio si aggiunge alle precedente ricerche su questo tema e suggerisce che modificando specifiche caratteristiche dell’ambiente esterno, apportando miglioramenti a basso costo, si può favorire l'interazione nella comunità e ridurre potenzialmente la violenza giovanile nelle città.

"L'omicidio è una delle principali cause di morte degli adolescenti negli Stati Uniti e nei giovani adulti, soprattutto tra gli afro-americani, ma i fattori che influenzano la violenza sono complessi" ha detto l'autore principale della ricerca, Alison J. Culyba, uno specialista di medicina dell’adolescenza e epidemiologo presso il The Children's Hospital di Philadelfia (CHOP).

"I programmi di prevenzione della violenza su larga scala che affrontano la povertà e la disparità formativa ed educativa, sono assolutamente necessari, ma possono richiedere investimenti a lungo termine per ottenere risultati significativi.

Ci siamo concentrati su un  livello differente – le caratteristiche modificabili dell'ambiente urbano che potrebbero essere fattori che influiscono sul rischio di violenza".

Il dottor Culyba e gli altri autori hanno collaborato con i ricercatori della Scuola di Medicina Perelman dell'Università della Pennsylvania, guidati da Charles C. epidemiologo Branas, Ph.D., autore senior e direttore del Penn Injury Science Center. Lo studio è stato pubblicato da JAMA Pediatrics.

A differenza di molti studi precedenti, che si sono concentrati principalmente sugli adulti, la ricerca attuale riguarda gli adolescenti. Il team di ricerca ha confrontato 143 vittime di omicidio all'aperto, di età compresa dai 13 ai 20 anni, ad 155 giovani di una lista di controllo nella stessa fascia di età. Tutti vivevano a Philadelphia dal 2010 al 2012. Ogni giovane del gruppo di controllo era anche lui in giro per la città nelle tre ore in cui la vittima “abbinata” era stata uccisa.

Il team di ricerca ha prodotto fotografie panoramiche degli angoli delle strade più vicine ai luoghi dell’omicidio e i posti in cui invece si trovavano gli individui del gruppo di controllo. Codificatori addestrati che non erano a conoscenza delle circostanze hanno valutato le fotografie, hanno attribuito un rating alle caratteristiche ambientali visibili, quali le condizioni degli edifici, lo spazio aperto, l’illuminazione stradale, gli impianti pubblici, i rifiuti e i graffiti sui muri.

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"Il nostro obiettivo è stato quello di descrivere e definire, in quel particolare momento, in quel giorno particolare, quale era l’ambiente in cui un ragazzo è morto confrontandolo con quello in cui invece un ragazzo come lui non ha subito alcun incidente, e di comprendere e imparare tutto quello che potevamo sui fattori territoriali e urbanistici che mettono un adolescente a rischio di omicidio" ha spiegato il dottor Culyba.

"L'adolescenza è un periodo di sviluppo cognitivo enorme" ha aggiunto. "Per molti adolescenti che vivono in città, valutare e saper abbassare i rischi che i ragazzi corrono, come fare a raggiungere la scuola in modo sicuro, come fare per andar fuori casa e giocare a basket senza subire violenza, pone loro una sfida enorme.

Interventi di prevenzione basati sulla valutazione dei fattori territoriali possono essere particolarmente importanti per loro, e potenzialmente decisivi per la loro sicurezza".

Il team di ricerca ha scoperto che l'illuminazione delle strade, segnali stradali visibili da lontano e illuminati, strisce pedonali ben dipinte e segnalate, trasporti pubblici, parchi e la buona manutenzione degli edifici non abitati, sono risultati tutti elementi significativamente associati con livelli inferiori di omicidio e un più basso grado di pericolosità.

Al contrario, è risultato un maggior rischio di morte per gli adolescenti vicino a edifici fatiscenti, parchi non frequentati, incroci senza semaforo ma solo con segnali di stop, un possibile indicatore di una zona meno trafficata.

Sembra un'oivvietà ma tradotta in dati concreti e riscontri, indica di per sé una via da percorrere  per chi si occupa di condizioni urbanistiche e sicurezza.

"È una teoria che concorda e risulta suffragata da molti riscontri che abbiamo effettuato e tanti elementi materiali emersi dalle nostre ricerche.

Sottolinea l'importanza, ad esempio, di avere nelle vicinanze strade trafficate per promuovere in modo sicuro attività esterne per i giovani, di supportare l'interazione e la coesione nelle comunità, la vivacità sociale sul territorio, tutti fattori che possono potenzialmente scoraggiare la violenza di strada" ha detto il dottor Branas, che ha condotto diversi studi precedenti, i quali suggeriscono che parchi urbani e zone verdi per l’aggregazione e le attività sociali e sportive, incoraggiano le persone a sentirsi responsabili e a impegnarsi nel prendersi cura dei loro quartieri, e possono pertanto ridurre il crimine violento.

Sia Culyba che Branas sottolineano che questo studio non mostra che le caratteristiche delle strade e altri elementi causino o riducano di per sé gli omicidi.

Piuttosto, sostengono, l’illuminazione stradale, le infrastrutture pedonali, il trasporto pubblico, parchi e molto più verde libero possono essere obiettivi di future ricerche per scoprire se interventi di miglioramento in questa direzione, veloci e a basso costo, possano fornire anche benefici sociali immediati per la salute degli abitanti, e per la sicurezza dei ragazzi. 

"Proponiamo che la modifica e il miglioramento delle caratteristiche dell'ambiente urbano possano costituire un punto concreto di intervento tra i grandi programmi socio-economici e i meno economicamente sostenibili programmi di intervento a livello individuale" ha aggiunto Culyba.

"I nostri prossimi passi saranno quelli di testare direttamente gli effetti di tali interventi sulle condizioni del territorio urbano sui crimini violenti, quali omicidi e aggressioni".


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