I ragazzi adolescenti che assistono ad abusi perpetrati dai loro coetanei su donne e ragazze hanno molte più probabilità di adottare comportamenti aggressivi nei confronti degli altri, di esercitare bullismo e violenza, così come di comportarsi in modo abusivo verso le loro ragazze con cui hanno una relazione.
L’altro lato della medaglia, quello positivo, è che gli adolescenti con un atteggiamento di genere più positivo ed equilibrato, quelli che ritengono che ragazzi e ragazzi debbano avere pari opportunità e rispetto, hanno minori probabilità di manifestare comportamenti aggressivi, esercitare violenza, partecipare a risse e così via.
È quello che afferma un recente studio sull’argomento realizzato dai ricercatori dell'Università di Pittsburgh.
"Il movimento MeToo ha messo in luce quanto la violenza sessuale e comportamenti dispregiativi nei confronti delle donne siano diffusi nella nostra società" ha dichiarato la professoressa Elizabeth Miller, una delle autrici dello studio.
"Le nostre scoperte evidenziano il vasto impatto che l’esser testimoni di molestie sessuali e di episodi di violenza tra giovani “fidanzati” hanno sui nostri ragazzi, e rappresentano un'opportunità per insegnare agli adolescenti a opporsi ad atteggiamenti e comportamenti negativi basati su pregiudizi di genere e sociali, e a intervenire per porre fine a comportamenti irrispettosi e lesivi dei loro coetanei".
Secondo i ricercatori, lo studio è il primo a raccogliere informazioni dagli adolescenti maschi statunitensi in contesti comunitari, piuttosto che da scuole o da cliniche, su molteplici tipi di violenza, inclusi bullismo e molestie sessuali, e il ruolo di pregiudizi sessisti e dei comportamenti dei pari.
Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato 866 ragazzi di 13-19 anni inseriti in attività post scolastiche gestite da biblioteche, scuole e altre organizzazioni in venti quartieri di Pittsburgh. Gli adolescenti hanno completato i sondaggi in modo anonimo tra agosto 2015 e giugno 2017 nell'ambito di uno studio più ampio che ha valutato l'effetto di un programma di prevenzione per ridurre la violenza sessuale.
Degli oltre seicento ragazzi che avevano già avuto relazioni affettive, uno su tre ha riferito di aver adottato un comportamento offensivo nei confronti di qualche ragazza con cui era uscito negli ultimi nove mesi.
Anche le molestie sessuali, riferite a compagne o meno, sono risultate molto comuni: il cinquantasei percento dei ragazzi ha dichiarato di avere adottato un simile comportamento.
Il sessantotto percento dei giovani ha affermato di aver partecipato a combattimenti fisici, risse o di aver minacciato o ferito qualcuno con un'arma.
I ragazzi che hanno affermato di aver assistito ed episodi in cui i loro coetanei avevano adottato almeno due di nove diversi comportamenti verbali, fisici o sessuali lesivi nei confronti delle donne e delle ragazze - come fare commenti scortesi o irriverenti sul corpo di una ragazza - avevano una probabilità fino a cinque volte maggiore di essersi comportati in modo violento, in una varietà di possibilità alcune delle quali non riferite a donne o ragazze con cui erano in una relazione affettiva.
"Questi risultati confermano che la pressione al conformarsi agli stereotipi sulla mascolinità che riproducono comportamenti lesivi nei confronti delle donne e delle ragazze risulta anche associato al fatto di avere esperienze di aggressività e di violenza nei confronti di altri ragazzi" spiega la Miller. "Questi comportamenti non si verificano in modo isolato ma sono “contagiosi”: se vogliamo fermarne uno, dobbiamo anche rivolgerci all'altro".
È interessante notare che i ricercatori hanno affermato di non aver scoperto che gli adolescenti che hanno riferito di avere atteggiamenti più equilibrati rispetto al genere fossero anche meno propensi a impegnarsi in comportamenti omofobici, come riscontrato sul 75% percento di questa parte del campione della ricerca.
“È una scoperta sconcertante e preoccupante. Riteniamo che ciò potrebbe essere dovuto al fatto che questi ragazzi hanno ormai “normalizzato” la presa in giro omofobica - è così comune e diffusa che possono vederla come una forma di interazione accettabile, forse anche pro-sociale, con i loro coetanei" afferma Alison Culyba, un’altra delle ricercatrici.
"Questo studio illustra la necessità di adottare strategie di prevenzione trasversali che affrontino molteplici aspetti della violenza giovanile".
Nell'ambito del loro studio, i ricercatori stanno valutando un programma di prevenzione della violenza sessuale chiamato Manhood 2.0. La Miller ha anche condotto ricerche su un programma chiamato “Coaching Boys into Men” che forma gli allenatori sportivi delle scuole medie e superiori a parlare con i loro ragazzi sesso maschile della necessità di fermare la violenza contro donne e ragazze.
Sia Manhood 2.0 sia Coaching Boys into Men implicano il rafforzamento di atteggiamenti di genere più equilibrati e spingono i giovani a intervenire quando assistono al comportamento irrispettoso o violento dei coetanei.
I materiali della ricerca sono disponibili sul sito dell’Univeristà di Pittsburgh.
Lo studio è stato pubblicato sull'American Journal of Preventive Medicine.