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Intere famiglie in questi giorni sono rinchiuse nelle loro case, spesso in spazi ristretti. L'ansia per la salute, i percorsi scolastici e la situazione economica è alta. I bambini non vedono gli insegnanti e tutte quelle altre figure adulte esterne alla famiglia che normalmente si interessano e preoccupano per il loro benessere.

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La pandemia ha di conseguenza creato le condizioni per un aumento degli abusi sui minori che, in questa fase, senza uno sguardo esterno, potrebbero rimanere senza controllo e intervento.

In passato sono state effettuate ricerche che mostrano come, in particolari condizioni di stress sociale, aumentino i casi di abuso di minori. Durante la recessione del 2008, ad esempio, i pediatri statunitensi hanno riportato un aumento delle lesioni infantili e delle morti per trauma cranico violento, una tendenza che si è confermata per anni dopo il recupero dell'economia.

Quando esiste una disfunzione familiare - violenza domestica, abuso di sostanze da parte dei genitori o un disturbo mentale - il rischio di abuso sui minori cresce e c'è motivo di credere che tutti questi fattori si aggraveranno durante questa pandemia.

Finché resteremo confinati nelle nostre case, molti genitori che stanno lottando con questi problemi personali non avranno più alcun sostegno esterno in grado di aiutarli a mantenere i figli nutriti, in relazioni comunicative positive e in continuità con i loro percorsi formativi e scolastici.

I bambini più piccoli potrebbero essere, in particolare, a rischio di violenza sessuale. Si stima che una su quattro ragazze subisca abusi sessuali prima dei 18 anni e l'abuso è in genere perpetrato da un membro della famiglia all’interno della casa dove risiede il bambino.

Spesso i bambini rivelano l'abuso alle loro madri, ma l'autore della violenza rimane in casa perché è in genere il capofamiglia. La preoccupazione nell’attuale realtà - la mancanza di opportunità di rifugiarsi fuori casa unita alla difficoltà di trovare nuovi alloggi in un momento in cui i soldi scarseggiano - rendono ancora meno probabile che le giovani vittime e le madri possano sfuggire a chi si approfitta di loro.

In genere, gli occhi attenti degli insegnanti, dei tutor, degli psicologi, degli operatori degli asili nido fungono da protezione per i bambini vulnerabili. Educatori e insegnanti sono la principale fonte di relazione per bambini e ragazzi al di fuori delle famiglie.

Un insegnante potrebbe vedere segni di uno schiaffo sul viso di uno studente e segnalarlo alle autorità quando il bambino, spaventato all’idea di essere portato via dai suoi genitori, fornisce spiegazioni incoerenti per le lesioni. Un counselor potrebbe incontrare un adolescente che mostra segni di depressione e comprendere da questo, ad esempio, che qualche adulto con cui interagisce sta abusando di lui sessualmente.

Quando questo periodo di distanziamento sociale finirà, non sarà da escludere un aumento di segnalazioni degli abusi.

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Le persone che sono preoccupate per la situazione economica di una particolare famiglia possono aiutare facendo piccole cose per alleviare lo stress che ne deriva. Piccoli atti di supporto - sotto forma di cibo, beni necessari, libri da colorare o anche solo prestando un orecchio empatico - possono fare la differenza e alleviare lo stress dei genitori. Recepire segnali di disagio e segnalare problemi ai servizi di protezione dei minori. Occorre sviluppare forme virtuali di presenza rassicurante e affidabile, le stesse su cui i bambini potevano contare in una situazione di normalità. Il distanziamento sociale non deve significare distanziamento emotivo.

Sarebbe importante che insegnanti, educatori, psicologi potessero coordinarsi con medici e esperti di salute mentale, con gli assistenti sociali, per condurre check-in virtuali con famiglie ad alto rischio.

Bisognerebbe promuovere, a livello istituzionale e anche informale, la formazione di gruppi di genitori per favorire il contatto e le interazioni con i bambini sotto i cinque anni, perché questi bambini sono a più alto rischio di abuso. Escogitare, in altre parole, ogni modo possibile per inviare ai bambini il messaggio che non sono soli.

I responsabili sanitari, i pediatri, i terapeuti, dovrebbero poter contattare regolarmente le famiglie per chiedere come stanno andando le cose e offrire aiuto. Proprio come la febbre è un segnale di pericolo di infezione, i medici e gli esperti dovrebbero saper riconoscere i segnali di pericolo dell’abuso.

Ogni mezzo, a livello organizzativo e tecnologico, dovrebbe essere messo in atto per condividere informazioni sul sostegno dei genitori, la violenza domestica, e così via, con coloro che si ritiene possano essere a rischio, assicurandosi di dare un seguito alla verifica e risentire i genitori per assicurarsi che non ci siano richieste o non siano insorti problemi.

Questa pandemia sta comportando ulteriori sfide nella protezione dei giovani dagli abusi e ha rivelato lacune nel sistema esistente.

Occorre escogitare nuovi strumenti per garantire la sicurezza dei bambini, strumenti che serviranno durante questa crisi e anche molto più in là, come l’esperienza purtroppo insegna, per gli strascichi che i traumi producono nel tempo.

A partire da questi temi e urgenze è stata nel nostro paese lanciata la petizione Proteggiamo bambini e ragazzi. Subito, che inviatiamo a firmare.


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