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Un nuovo studio dell'Università di Buffalo è stato finalizzato dai ricercatori a capire come le donne nella giovane età adulta, all’interno di contesti comunitari, possono utilizzare strategie basate sulle amicizie per evitare esperienze sessuali indesiderate.

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Gli amici sono protettivi per natura, ma questo studio ha esaminato specificamente un fattore che viene chiamato "tutela competente" - un aspetto dell'amicizia che può essere particolarmente utile in chiave protettiva.

Una tutela competente, ad esempio, può includere il far sì che più amici siano presenti in situazioni sociali e che, all’interno di una certa situazione non avvenga consumo di alcolici.

Queste strategie potrebbero ridurre il possibile verificarsi di atti sessuali non consensuali, che vanno dal tocco indesiderato fino alla violenza.

La vittimizzazione sessuale è un fenomeno ampiamente studiato all’interno di contesti comunitari quali i campus universitari ma, sorprendentemente, secondo i ricercatori, poco si sa su come le donne all’inizio delle loro esperienze comunitarie affrontino e reagiscano a questo rischio.

I risultati dello studio sono particolarmente significativi considerando che i perpetratori delle violenze potrebbero prendere di mira le giovani del gruppo delle neofite, per una serie di motivi che includono l'inesperienza con l'alcol e l'essere nuove nel particolare contesto sociale. Questo può essere esteso anche ad altre situazioni di comunità simili al college, secondo Jennifer Read, PhD, professore e presidente dell'Università del Dipartimento di Psicologia di Buffalo.

Il lavoro di ricerca precedente ha esplorato l'intervento di coloro che assistono alle molestie o alle aggressioni. Si è concentrato su come altre persone presenti nell'ambiente sociale potrebbero rispondere e venire in aiuto di qualcuno in difficoltà.

Tuttavia, la ricerca in oggetto sposta quella prospettiva per concentrarsi in particolare sugli amici, piuttosto che su altri, anche estranei, che siano presenti in una certa situazione sociale in cui si sta verificando un episodio di violenza.

La professoressa Read afferma che gli amici hanno maggiori probabilità di agire rispetto ad altre persone presenti, perché agire per aiutare qualcuno dipende in gran parte dalla relazione di quella certa persona con il potenziale bersaglio della violenza, e dalla responsabilità percepita per il benessere e l’incolumità della possibile vittima.

"È estremamente importante che le donne capiscano che, lavorando insieme, possono massimizzare la loro protezione e sicurezza in questi contesti.

Questo studio può prendere ciò che le donne stanno facendo in modo naturale e “istintivo” e perfezionarlo in modo che queste strategie vengano implementate in modo più coerente ed efficace".

I risultati pubblicati sulla rivista Psychology of Women Quarterly sono già stati applicati nel laboratorio della professoressa Read per un altro studio che coinvolge coppie di amici.

"Stiamo parlando con i partecipanti di ciò che vedono come rischi e di come si proteggono a vicenda", afferma la ricercatrice.

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"Stiamo condividendo idee da questo studio per gli interventi che partano dai nostri risultati, interventi che prendano di mira le vulnerabilità situazionali e utilizzino fattori di tutela e strategie che fanno leva sugli amici".

Lo studio si è basato su oltre centrotrenta donne del primo anno del college che hanno scritto un diario quotidiano che descriveva in dettaglio le loro attività sociali e le strategie che usavano per mantenersi al sicuro.

Restare uniti, controllarsi l'un l'altro e congedarsi insieme dagli incontri sociali, rappresentavano le strategie protettive più ampiamente riportate.

È interessante notare che il monitoraggio del consumo di alcol da parte degli amici era una strategia molto meno comunemente utilizzata, una scoperta fondamentale poiché l'alcol è coinvolto nella metà di tutte le aggressioni sessuali, secondo la professoressa Read.

Lo studio inoltre non ha riscontrato alcuna associazione tra la dimensione del gruppo e l'uso di una strategia protettiva, suggerendo che la composizione del gruppo potrebbe essere più importante delle sue dimensioni. Ad esempio, quando all’interno del gruppo è presente una percentuale maggiore di amiche.

La professoressa Read afferma che le strategie emerse da questo studio possono essere utilizzate per capire meglio quando e come gli amici possono mettere in atto strategie protettive.

"L'altro punto che vorrei sottolineare è questa falsa rappresentazione secondo cui adottare misure per ridurre il rischio di vittimizzazione, in qualche modo implichi che la donna sia colpevole o abbia una responsabilità in quello che accade. Questo è completamente falso" afferma la ricercatrice.

"Questa ricerca riguarda la comprensione di un contesto sociale in cui gli uomini sono noti per agire come perpetratori e cosa le donne possono fare insieme per essere al sicuro. Si tratta, in altre parole, di potenziare le loro capacità di attenzione e di reazione, il loro potere".


Riferimento bibliografico:
Jessica A. Blayney, Tiffany Jenzer, Anna E. Jaffe, Quinn Carroll, Jennifer P. Read.
Friends-Based Protective Strategies and Unwanted Sexual Experiences:
A Daily Diary Examination of First Year College Women
.
Psychology of Women Quarterly, 2022

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