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La Giornata Internazionale della Donna, in Italia comunemente conosciuta come Festa della Donna, ha compiuto nel 2009 il suo primo centenario. La prima Giornata Nazionale della Donna fu festeggiata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti, su invito del Partito Socialista Americano, che aveva designato questa data in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che nel 1908 avevano rivendicato migliori condizioni di lavoro. L’anno successivo la ricorrenza arrivò anche nel Vecchio Continente: in occasione del Congresso di Copenaghen, si decise di istituire la Giornata Internazionale della Donna, per promuovere i diritti delle donne e contribuire alla campagna in favore del suffragio universale.

L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte prende parola per ricordare la forte connotazione politica della Giornata.

«In un’epoca storica – afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte)in cui si stanno facendo passi indietro rispetto al ruolo delle donne, alla violenza di genere, alle responsabilità genitoriali, occorre presidiare con più attenzione e rinforzare le azioni volte a contrastare l’uso di modelli solo apparentemente neutri. Solo per fare un esempio tra i tanti possibili,  in fatto di misure di conciliazione bisogna considerare quale sia il loro impatto sui ruoli di genere e non solamente valutare la loro efficacia nel far fronte a necessità contingenti. Alcuni studi dicono chiaramente che una maggiore condivisione dei compiti di cura in famiglia produce un guadagno di salute per le donne del 26%».

Carmela Francesca Longobardi, consigliere dell’Ordine regionale nonché coautrice del romanzo “Non sono come tu mi vuoi” che racconta una storia di violenza di genere, dichiara: «Siamo dinnanzi ad una ri-genderizzazione dei ruoli maschili e femminili, ad un ritorno a ruoli sessuali di tipo tradizionale. Ed è anche per questo che è importante che lo Stato assuma una visione liberale, la sola capace di restituire dignità alle persone e alle loro scelte. Come esplicitato da Carofiglio in “La manomissione delle parole”, dire No è un atto di ribellione molto potente e per nulla violento. È una ribellione del pensiero, il punto di partenza di un cambiamento che nasce dal rifiuto di uno stato di fatto, di una condizione nella quale non ci si riconosce più. Come professionisti dell’aiuto e come donne, impariamo ad assumere la posizione del ‘no’».


Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751

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