Il binomio adolescenti-droga porta spesso alla costruzione di ipotesi e giudizi sul perché quel ragazzo o quella ragazza ne fa uso, sulle cause legate alla famiglia di origine, sulla compagnia che frequenta.
Se chiediamo ad un adolescente cosa ne pensa delle droghe molto probabilmente la prima risposta sarà: “dipende dalle droghe, la marijuana è una droga leggera e non dà dipendenza, invece le altre fanno male e non puoi più farne a meno”. Quanti errori e stereotipi ci sono in una sola frase.
Le droghe si suddividono a seconda dell'azione che hanno sul sistema nervoso. Ci sono gli psicostimolanti, come la cocaina e le anfetamine; gli analgesici come l'eroina, gli psichedelici come l'LSD. Tra le droghe, la marijuana occupa un posto a sé stante.
Quest’ultima, spesso diffusa tra i giovani, si ottiene dalla pianta della Cannabis e l’ingrediente psicoattivo (ciò che dà l’effetto) è il THC. Questa sostanza viene assunta tipicamente attraverso le sigarette e produce una serie di effetti: a livello fisico si ha un aumento della frequenza cardiaca e arrossamento degli occhi, in alcuni casi si può avere secchezza della bocca, aumento dell’appetito, capogiri e talvolta nausea.
A livello comportamentale, chi assume la marijuana può percepire un’esaltazione dei sensi, la percezione del tempo viene alterata, si presenta una lieve euforia, un rilassamento e la diminuzione dell’ansia. Solitamente segue uno stato di sonnolenza. Con dosi molto elevate sono state osservate reazioni depressive, reazioni di panico o paranoia.
Vi sono degli effetti anche a livello cognitivo; infatti è stato scoperto che chi assume questa droga ha difficoltà di concentrazione e attenzione da cui ne derivano prestazioni peggiori nell’apprendimento e deficit di memoria.
Il principale effetto collaterale è rappresentato dalle alterazioni comportamentali. Ad esempio, la marijuana altera la capacità del soggetto di guidare ma tuttavia chi ne fa uso potrebbe non sentirsi intossicato e considerarsi quindi capace di stare alla guida, con le conseguenze spesso drammatiche che questo comporta.
Per quanto riguarda la dipendenza è importante sfatare un altro mito molto comune tra i ragazzi: quello secondo cui la marijuana non dà dipendenza. Questo è solo in parte vero. Infatti a livello fisico il THC non provoca una dipendenza con sindrome di astinenza grave come le altre droghe, tuttavia crea una forte dipendenza psicologica.
L’interruzione dell’assunzione di marijuana può essere accompagnata da irritabilità, irrequietezza, nervosismo, diminuzione dell’appetito, perdita di peso e insonnia; dal punto di vista psicologico, la dipendenza ha i medesimi tre elementi presenti per ogni tipo di droga: preoccupazione per procurarsi la droga, uso compulsivo e ricaduta o uso ricorrente.
Ma perché tanti adolescenti, e non solo, fanno uso di marijuana?
Considerando la complessità dell’adolescenza e delle sue caratteristiche (tra cui: ricerca di autonomia, responsabilizzazione, accettazione dei pari, trasgressione, confusione affettiva), possiamo immaginare che i motivi per i quali un adolescente usi questa droga sono svariati e dunque non generalizzabili.
Spesso l’adolescente inizia a fumare in compagnia: il fumare insieme al gruppo dei pari potrebbe essere un modo per farsi accettare, o per passare qualche ora di divertimento grazie al suo effetto euforizzante; può servire per non pensare a situazioni spiacevoli e che fanno soffrire, come se ci si volesse “staccare dalla realtà” per un po’ o, ancora, per calmarsi in situazioni di ansia e agitazione. Molto spesso viene utilizzata come regolatore esterno dell’umore.
Dietro all’utilizzo di marijuana possono nascondersi difficoltà affettive alle quali il giovane non riesce a dar voce: è fondamentale prestare attenzione ai nostri ragazzi e a ciò che hanno da dirci, anche quando si tratta, come in questo caso, di una droga “leggera” e di un uso apparentemente innocuo.
Senza dimenticare che da un uso sporadico della sostanza si può passare, come abbiamo detto, a una vera e propria dipendenza. La dipendenza da marijuana può essere trattata efficacemente attraverso una relazione terapeutica, uno spazio in cui il ragazzo può scoprire come regolare autonomamente i suoi stati interni senza ricorrere alla sostanza e trovando in sé e nella relazione con gli altri le risorse per affrontarli efficacemente.