Nonostante campagne di prevenzione a tappeto, divieti sempre più forti di fumo negli spazi pubblici, informazione continua sui danni a breve e a lungo termine, il consumo di tabacco è ancora molto forte tra adolescenti e giovani, e le e-cig stanno diventando un ulteriore, preoccupante fattore di dipendenza.
Secondo recenti statistiche, nel nostro paese un ragazzo su cinque tra i 15 e i 19 anni fuma tutti i giorni. L'uso di sigarette elettroniche è triplicato in cinque anni, facendo rilevare un uso quotidiano sempre più precoce.
Il 19 per cento dei ragazzi e il 20 per cento delle ragazze fuma quotidianamente (dato 2023, nel 2005 le percentuali erano, rispettivamente, il 26 e il 28 per cento).
Il consumo quotidiano di sigarette a 19 anni riguarda il 27-28 per cento dei ragazzi, con poche differenze di genere. Per quanto riguarda i più giovani, a 15 anni fuma quotidianamente il 9 per cento dei maschi e il 12 per cento delle femmine; a 16 anni il dato delle ragazze sale oltre il 20 per cento delle ragazze (14,8 i ragazzi).
Il 57 per cento dei giovani fumatori ha iniziato a 14 anni o anche prima, il 40 per cento fra i 15 e i 17 anni. Un dato relativamente costante nel tempo. Se si considera quando il fumo è diventato quotidiano, con dipendenza dalla nicotina, sale la percentuale di chi è diventato fumatore quotidiano a 14 anni o prima (ben il 35 per cento, 38 per cento se si considerano solo le giovani).
A questi dati si affiancano quelli in forte crescita dell’uso di e-cig. La sigaretta elettronica viene provata soprattutto per curiosità e molto poco per aiutarsi a lasciare il fumo.
Le politiche preventive, sottolineano sanitari e studiosi del fenomeno, dovrebbero considerare la protezione dei non fumatori (minori e non) dall'approccio alla nicotina, che potenzialmente può portare al consumo tradizionale.
L’esperimento e i risultati delle politiche antifumo in Nuova Zelanda
La legge antifumo della Nuova Zelanda è stata elogiata in tutto il mondo perché ha creato una generazione libera dal fumo, protetta per tutta la vita dai danni del fumo.
La misura della cosiddetta “generazione senza fumo” ha posto fine alle vendite di prodotti del tabacco a chiunque fosse nato in una data specifica o dopo, eliminando gradualmente il fumo dalle abitudini dei giovani. Questo nuovo approccio va oltre le politiche di restrizione dell'età, che potrebbero implicare che fumare sia "sicuro" una volta che le persone raggiungono l'età designata.
In uno studio approfondito precedente, i ricercatori hanno scoperto che i giovani sostenevano fortemente le misure che limitavano il loro accesso al tabacco perché capivano che questa politica li avrebbe protetti dal diventare dipendenti dal fumo. I sondaggi hanno anche mostrato un forte sostegno alla politica della legge “generazione senza fumo” da parte dei giovani, del pubblico in generale e delle persone che fumano .
Tuttavia il nuovo governo ha abrogato tale misura, riportando indietro il paese rispetto alle politiche internazionali antifumo.
Altre giurisdizioni, infatti, tra cui il Regno Unito e diverse città degli Stati Uniti, hanno proposto o adottato approcci più restrittivi. Le recenti politiche includono le sigarette elettroniche e altri prodotti a base di nicotina, insieme al tabacco da fumo, e mirano a creare una generazione senza nicotina.
Questo approccio riconosce il diritto dei giovani a condurre una vita libera dalla dipendenza dalla nicotina e mira ad affrontare la crescente minaccia che la dipendenza dallo svapo rappresenta per il loro benessere .
Poiché in Nuova Zelanda sono molti di più i giovani che svapano rispetto a quelli che fumano, la ricerca si è interessata di sapere come percepiscono una politica per una generazione senza nicotina.
Da un lato, potrebbero sostenere un approccio che riduce la vergogna, lo stress e lo stigma causati dalla dipendenza dalla nicotina. Dall'altro, potrebbero accettare le argomentazioni avanzate dalle aziende del tabacco, sostenendo che le misure basate sull'anno di nascita rimuovono le libertà dei giovani.
Cosa pensano i giovani che svapano
I ricercatori hanno parlato approfonditamente con venti giovani che si sono dichiarati dipendenti dallo svapo. Hanno chiesto loro di immaginare che fosse in atto una politica di generazione senza nicotina, applicata a giovani come loro, prima di sondare come interpretavano e razionalizzavano questo approccio.
I ragazzi partecipanti pensavano che una politica di “generazione senza nicotina” avrebbe portato diversi benefici di vasta portata. Hanno delineato benefici personali, come una maggiore forma fisica, una migliore salute generale e minori preoccupazioni finanziarie.
I partecipanti hanno inoltre previsto benefici per la società, tra cui una riduzione dell'inquinamento (dovuto ai rifiuti di sigarette elettroniche usa e getta), meno controversie tra i giovani (meno litigi per le sigarette elettroniche) e un sistema sanitario meno sottoposto a pressioni.
Quasi tutti i partecipanti volevano smettere di svapare. Molti avevano provato a smettere ma erano ricaduti nell’uso delle e-cig. Il facile accesso ai prodotti per lo svapo e l'ubiquità dello svapo hanno fatto sì che molti pensassero che smettere fosse impossibile.
Alcuni si sono sentiti presi di mira dai venditori e incapaci di resistere all'ambiente pro-vaping che li circondava. Una persona ha detto che i negozi di svapo erano stati progettati per attrarre i più giovani.
“Ci sono negozi di sigarette elettroniche ovunque. È pazzesco […] sono sempre coloratissimi, così puoi vederli”.
Questi sentimenti di impotenza hanno portato molti a considerare la regolamentazione governativa come l'unico modo per proteggere i giovani dallo svapo. Invece di voler affermare "scelte" e "libertà", molti dei giovani che hanno parlato con i ricercatori hanno pensato che sarebbe stato meglio se questa opzione semplicemente non esistesse.
Un partecipante ha spiegato: “Sebbene sia una scelta […] non sarà mai una scelta positiva. Non mi dispiacerebbe che mi venisse tolta perché so che sarebbe per il mio bene […] non sarebbe una cosa negativa”.
I partecipanti desideravano un futuro migliore, in cui le generazioni più giovani non dovessero affrontare le difficoltà che loro stessi avevano trovato schiaccianti.
“La generazione dopo la mia […] non voglio che soffra di effetti negativi sulla salute [e] sperimenti questo genere di cose”.
Tuttavia, una piccolissima minoranza ha sostenuto che i giovani dovrebbero informarsi sui rischi da soli. Un ragazzo ha detto: “È la vita delle persone e dovrebbero poter scegliere cosa fare […] Lasciamo che lo scoprano da soli”.
I partecipanti hanno espresso preoccupazioni su come sarebbe stata implementata una politica di “generazione senza nicotina” e si sono chiesti se i rivenditori avrebbero rispettato questa misura. Alcuni pensavano che i genitori o i fratelli maggiori avrebbero fornito le sigarette elettroniche, come alcuni hanno già fatto. Altri si aspettavano che potesse evolversi un mercato illecito.
Tuttavia, i partecipanti hanno suggerito diverse soluzioni che, secondo loro, potrebbero affrontare questi problemi, tra cui non normalizzare lo svapo, ridurre il numero di punti vendita al dettaglio e il marketing dei prodotti per lo svapo, aumentare il monitoraggio del rispetto delle norme e fornire un supporto migliore per aiutare le persone a smettere di svapare.
È tempo di una valida politica antifumo
I nostri risultati, affermano i ricercatori, suggeriscono che è giunto il momento di discutere se la Nuova Zelanda, e molti altri paesi con situazione analoga, debba tornare a politiche antifumo più decise, che riconoscano come il mercato della nicotina in rapida evoluzione abbia minato il benessere dei giovani.
L'attuale enfasi politica sulla responsabilità individuale ignora le richieste dei giovani di politiche che rimuovano le "scelte" dannose. Non affronta le prove precedenti che suggeriscono che i governi hanno la responsabilità di proteggere i giovani dai danni.
Ridurre l'ubiquità e l'attrattiva dei prodotti da svapo dovrebbe essere una priorità politica urgente per il 2025, concludono gli studiosi, sottolineando la necessità di politiche più restrittive.