Per quale motivo un ragazzo sviluppa ambizioni scolastiche e un altro no? Per quale ragione, al di là delle necessità prodotte da difficoltà economiche, un adolescente sceglie di affrontare subito il mercato del lavoro e un altro invece sente di dover approfondire ulteriormente la sua formazione? Uno dei fattori determinanti sembra essere quello delle occasioni culturali prodotte nell'ambito della famiglia.
Gli adolescenti che passano tempo di qualità con i loro genitori, infatti, sono più propensi a voler proseguire gli studi, come afferma una recente ricerca realizzata presso l'Università di Warwick.
I ricercatori hanno scoperto che gli adolescenti che prendono parte ad attività culturali con la loro madre e con il loro padre hanno più probabilità di aspirare a proseguire gli studi verso la formazione superiore e universitaria, rispetto a quelli cui manca questo genere di rapporto con i genitori.
Questo è un dato che prevale anche, per importanza, rispetto alla qualità dell'offerta formativa. Lo confermano le risposte di quei giovani che hanno partecipato ai gruppi scolastici per svolgere i compiti a casa o che si sono dedicati ad attività extra-curriculari.
La dottoressa Dimitra Hartas, professore associato presso il Centro Studi Formazione dell’Università di Warwick che ha guidato la ricerca, ha spiegato che: "Le dinamiche filiali generate dalla vicinanza emotiva ai genitori e dal contatto con il capitale culturale rappresentato da un museo o da una mostra, sono risultati predittori migliori rispetto ad altro genere di interazioni genitore-figlio orientate al rendimento e all’esperienza scolastica".
Lo studio "Aspirazioni formative e scolastiche dei giovani: i fattori psicosociali e il contesto familiare" è stato pubblicato nel Journal of Youth Studies.
La ricerca ha riscontrato che non vi è alcuna carenza di aspirazioni educative dei giovani, anche se ha scoperto alcune contro-tendenze a livello demografico. Ha infatti messo in luce che i ragazzi più giovani hanno meno aspirazioni rispetto agli adolescenti un po' più grandi e delle ragazze in generale.
I dati per lo studio provenivano da un sondaggio annuale, lo studio longitudinale della condizione familiare del Regno Unito condotto dall'Università dell’Essex. Sono state analizzate le risposte di 10.931 adolescenti. Sono state esaminati fattori riferiti alla vicinanza emotiva della famiglia quali il bullismo, le amicizie, i compiti a casa, le attività extra-curriculari e la percezione degli interessi dei genitori nell'educazione del ragazzo.
I ricercatori hanno misurato le risposte alle domande su una varietà di argomenti come la visita alle gallerie d'arte, la discussione di libri all’interno del contesto familiare, il numero di serate trascorse a fare i compiti, i rapporti con i fratelli e i conflitti con i genitori.
La dottoressa Hartas e il suo team hanno scoperto che la tendenza a risolvere i problemi (auto-efficacia) era un forte predittore di aspirazione alla formazione e all’istruzione.
Gli adolescenti che hanno indicato di essere meno sicuri nell’affrontare i problemi, hanno fatto rilevare il 30% in meno di probabilità di considerare importante l’ottenimento di un titolo accademico. Inoltre coloro che hanno espresso un livello più basso di benessere generale sono stati per il 18% più propensi a scegliere di non andare all'università.
La vicinanza ai genitori è risultato un indicatore di atteggiamento nei confronti della formazione superiore e dei titoli accademici; coloro che non si sentono emotivamente vicini ai loro genitori sono risultati il doppio più propensi a svlaturare l’importanza di una prosecuzione formativa. Tuttavia la vicinanza emotiva ai genitori non è stata verificata come un fattore significativo per predire il desiderio di frequentare l'università.
Ciò che i ricercatori hanno definito "capitale culturale" o partecipare ad attività culturali è sembrato influenzare il desiderio di studiare ulteriormente.
Coloro che non hanno fatto attività culturali unitamente ai familiari sono stati per il 20% meno propensi a considerare l'università importante.
I giovani che sono andati a musei, gallerie, concerti, ecc. sono risultati per il 23% meno inclini a considerare l’addestramento professionale o il lavoro come una possibile scelta dopo i 16 anni.
La dottoressa Hartas ha affermato: "Questi risultati hanno importanti implicazioni per la famiglia e le politiche dell’istruzione, in particolare per quanto riguarda l’"innalzare le aspirazioni" e la riduzione dell'abbandono scolastico.
Hanno anche messo in luce la necessità di riconsiderare il ruolo dell'ambiente domestico come una rete di relazioni tra genitori e figli, capace di stimolare e motivare emotivamente e intellettualmente, piuttosto che come un semplice prolungamento della giornata scolastica, per quanto attiene l’esperienza di crescita e di apprendimento dei figli.
"Le discussioni sulle aspirazioni all’istruzione dei giovani non dovrebbero essere polarizzate ma informate dalla nozione di opportunità e da quello che i giovani ne fanno di essa".