Sono state realizzate molte ricerche sullo stress prodotto sul posto di lavoro e sulle sue conseguenze sulla salute e sulla vita familiare dei lavoratori, un fattore che rientra nel contesto della prevenzione dei rischi psicosociali (PSR) sul lavoro. In modo analogo si sta, da parte di ricercatori e psicologi, affermando l’idea che anche nell’ambito scolastico gli alunni possano essere soggetti a questo tipo di rischio.
Si intende, in questo senso, qualsiasi fonte di stress nell'ambiente scolastico suscettibile di danneggiare lo studente fisicamente, psicologicamente, scolasticamente e con possibili ripercussioni sulla sua vita familiare e sociale.
Nelle scuole medie e superiori gli studenti sono sottoposti a molti fattori di stress: pressioni da parte di genitori e insegnanti, carico di lavoro personale, incertezza legata all'orientamento sul corso di studi da scegliere, conflitti interpersonali (molestie e bullismo, ad esempio).
Nell'ambiente professionale è stato dimostrato che lo stress cronico può portare a una sindrome da burn-out. Questo è caratterizzato dall'associazione tra esaurimento emotivo e fisico, un atteggiamento negativo nei confronti della propria attività e un sentimento di inadeguatezza (sensazione di non essere all'altezza del compito).
Questa stessa nozione, già applicata agli studenti universitari dall'inizio degli anni duemila, è ora trasposta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, in particolare dai ricercatori a livello europeo in psicologia dell'educazione e della salute, e il lavoro in questo campo è in aumento dall'inizio del decennio.
Come nell'ambiente professionale, il burnout degli studenti influisce sulla loro motivazione, sulla loro perseveranza scolastica (rischio di abbandono) e sulla loro salute mentale. Questo è il motivo per cui i ricercatori stanno cercando di comprendere quali siano i fattori di rischio e identificare le loro conseguenze.
Sindrome psicologica
Quando si parla di burnout, la maggior parte delle persone immagina una malattia, caratterizzata da esaurimento che raggiungerebbe un parossismo tale che la persona colpita si potrebbe ritrovare improvvisamente, un giorno, fisicamente incapace di recarsi al proprio posto di lavoro. È questo un modo di concepire il burn-out che viene proposto principalmente nei media.
Ma, a seconda dell'approccio a cui ci si riferisce, il burnout è di fatto una sindrome psicologica che si valuta su un continuum, piuttosto che un disturbo o una malattia, anche se a volte può portare a una disabilità totale al lavoro.
In ambito scolastico, si definisce come un rapporto soggettivo dell'alunno con il suo lavoro scolastico associando: esaurimento (affaticamento emotivo e fisico, difficoltà a rilassarsi e recuperare); negatività (atteggiamenti negativi e distaccati, perdita del senso del lavoro scolastico); sensazione di inadeguatezza come allievo (svalutazione del proprio lavoro e delle proprie capacità scolastiche, sensazione di fallimento).
Alcuni studenti possono avere un alto livello di burnout pur continuando a frequentare le lezioni. Le scale per la misurazione del burnout scolastico consentono di collocare gli studenti in un continuum senza che vi sia un punteggio soglia definito dal quale uno studente in burnout viene valutato in maniera binaria. Di conseguenza, non c'è nemmeno un consenso scientifico su come valutare la prevalenza del burnout scolastico.
Alcuni ricercatori ritengono, tuttavia, che uno "stato d'animo" caratteristico del burnout, vale a dire un punteggio elevato nelle tre dimensioni che lo costituiscono, sarebbe presente dal 7% al 21% degli studenti a seconda dei paesi europei.
Inoltre, recenti analisi hanno mostrato che esiste anche un gruppo di studenti che, pur essendo esausto, riesce a mantenere un forte impegno emotivo per il proprio lavoro. Questi studenti riescono a trovare un senso nei loro compiti scolastici e rimangono motivati, ma sentono una forte e costante pressione.
Allo stesso tempo molto impegnati nel loro lavoro e cronicamente stressati, possono rappresentare a loro volta un gruppo a rischio che, in seguito, potrebbe disimpegnarsi da un percorso di istruzione superiore o dal lavoro.
Un peggioramento della qualità della vita
Il burnout scolastico di per sé è uno spiacevole stato di tensione che incide sulla qualità della vita. Può anche avere conseguenze negative sulle carriere scolastiche e professionali, e sulla salute mentale.
A parità di livello scolastico, gli studenti con un livello di burnout più elevato hanno meno ambizioni e sono più a rischio di abbandono scolastico, in particolare gli studenti delle superiori con punteggi alti di negatività e sentimento di inadeguatezza.
Inoltre, come il burnout professionale, il burnout scolastico può avere ripercussioni sul funzionamento psicologico degli adolescenti nel loro insieme. Gli adolescenti con burnout hanno più ansia e sintomi depressivi e consumano più sostanze stupefacenti.
Gli esperti distinguono tre serie di cause del burn-out scolastico: le cause legate all'ambiente di lavoro, quelle legate alle relazioni interpersonali e quelle legate alle caratteristiche individuali. Poiché il burnout è causato principalmente dal carico di lavoro personale e dalla pressione che esercita sugli studenti, tende a peggiorare durante le superiori. Allo stesso modo, è più significativo in termini generali alle superiori che non per la vita professionale.
Gli studenti sono particolarmente sensibili ai loro rapporti con gli insegnanti e questi possono essere un fattore di “esaurimento scolastico” quando sono di bassa qualità. Anche la pressione dei genitori (ad esempio, richieste di voti elevati) o l'avere relazioni familiari complicate possono contribuire al disagio.
Infine, alcuni tratti della personalità potrebbero esporre al rischio di esaurimento, come il perfezionismo disfunzionale (dubitare costantemente delle proprie azioni, paura di sbagliare) o la scarsa autostima. Infine, la pressione scolastica può essere vissuta in modo particolarmente negativo dagli studenti meno motivati o da coloro che hanno una cattiva immagine di sé, perché potrebbero non sentirsi in grado di affrontare gli impegni scolastici (superamento delle valutazioni, gestione del carico di lavoro) che si trovano di fronte.
Come evitarlo
Il modo più semplice per evitare il burn-out è senza dubbio quello di scegliere un percorso formativo che corrisponda sia agli interessi dello studente che alle sue capacità e alla sua capacità di gestire il carico di lavoro. Per evitare che il burnout scolastico di uno studente aumenti, sarebbero utili incontri con psicologi e orientatori, la cui presenza a scuola dovrebbe essere garantita in modo organico.
Alcuni programmi di intervento sono stati creati da ricercatori di psicologia per piccoli gruppi di studenti delle scuole superiori colpiti da burnout scolastico. Sono stati in grado di mostrare la loro efficacia. Questi interventi generalmente mirano a rafforzare le risorse degli studenti, ad esempio lavorando sui loro punti di forza e sui successi o sulla loro motivazione e strategie per affrontare lo stress.
Tuttavia, questi interventi sono difficili da realizzare in modo sistematico poiché richiedono tempo e personale ben formato. Alcune ricerche stimano che la durata ottimale dell'intervento sia di almeno otto sessioni o più (da 45 a 90 minuti) per potersi aspettare un effetto significativo.
Inoltre, è risaputo che il supporto che gli studenti ricevono dai loro insegnanti è uno dei più importanti fattori protettivi contro il burnout. Alcuni ricercatori sostengono l'idea che lo sviluppo dell'intelligenza emotiva (cioè la capacità di elaborare le informazioni emotive: comprenderne le cause e affrontarle) e il benessere degli stessi insegnanti potrebbero essere importanti leve prioritarie della prevenzione perché ciò rafforzerebbe la loro capacità di sostenere i loro studenti.
È quindi fondamentale, per il sistema scolastico, aiutare gli insegnanti a costruire relazioni positive con gli studenti più difficili. Oltre a programmi di intervento specificamente dedicati alla riduzione del burnout, si dovrebbe pensare a una migliore formazione degli insegnanti sui problemi dello stress, in modo che possano aiutare i loro studenti, nell'ambito del supporto metodologico, a reagire più positivamente al momento delle prove negative, ad organizzarsi meglio per gestire il carico dei compiti e delle interrogazioni.
Questo potrebbe assumere la forma di programmi di formazione continua, in particolare sui temi dello stress scolastico e della relazione con gli studenti "difficili", attraverso condizioni di lavoro di qualità che consentano loro di offrire anche una supervisione sufficiente agli studenti sulle loro difficoltà e sui loro stati d’animo.