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Mantenere a livelli accettabili l’adesione al percorso scolastico richiede costanza e impegno, fattori difficili da sostenere nei momenti in cui la motivazione e, per tanti motivi, anche personali e non solo legati ai contenuti scolastici, capita a tutti gli studenti di attraversare periodi di demotivazione allo studio.

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La prima conseguenza della demotivazione è la difficoltà a concentrarsi, a portare a conclusione in termini qualitativamente accettabili entro un tempo non eccessivo, ciò che si deve fare.

Uno studente si prefigge di concludere un certo lavoro o di studiare quel numero di pagine entro sera, magari l'ha scritto e sottolineato su un biglietto che ha posto davanti a sé. Si è chiuso nella sua stanza, ha disposto attorno i libri e strumenti che gli occorrono.

Può iniziare ma incomincia a pensare ad altro, è distratto da una preoccupazione, rimanda, procrastina, si mette a guardare il cellulare o inizia a consultare internet un po’ a caso, semplicemente per evitare di mettersi al lavoro con decisione.

E di conseguenza, man mano che il tempo passa, inizia a rimproverarsi  per lo spreco e la distrazione.

Gli esperti di dinamiche dell’apprendimento hanno alcuni consigli per lui e per gli adulti che si occupano di lui, che possono essere utili a superare questi momenti di stallo e di perdita di tempo.

Innanzitutto, quello studente dovrebbe ricordare i bisogni della sua parte fisica e “animale”.

Spesso quello che viene considerato come "procrastinazione" è correlato a bisogni umani insoddisfatti. Fattori come idratazione, sonno, sazietà e malessere fisico, se non dolore, possono inviare segnali di distrazione al suo cervello, mentre il suo corpo vorrebbe ottenere ciò di cui ha bisogno.

Anche solo una leggera disidratazione può causare un impatto cognitivo e la mancanza di sonno può rendere più difficile trovare le parole per un tema o prendere la decisione di leggere attentamente una pagina.

Se quel giovane studente si trova in un periodo particolarmente difficile, fa fatica a concentrarsi o a iniziare a svolgere un’attività, può fare una rapida verifica se sta soddisfacendo i suoi bisogni di base. Per quanto semplice possa sembrare, affrontare e rispettare cose come sonno, movimento, sicurezza, fame e sete può portare a notevoli miglioramenti nella concentrazione e nella resistenza mentale.

Una volta che sia consapevole del suo stato fisico, può scegliere uno o due cambiamenti facili che può apportare alla situazione. A quel punto può impostare una sveglia. Se vuole bere più acqua, può mettere una suoneria un paio di volte al giorno per riempire la sua bottiglia e bere. Se vuole dormire di più, può impostare anche più di una sveglia che gli dica quando prepararsi per il sonno e quando andare a letto.

Non basta, in altre parole, prendere coscienza di quello di cui si ha bisogno, ma occorre programmare i cambiamenti con un promemoria.

È bene, poi, continuano i suggerimenti degli esperti, considerare lo spazio. Forse sta chiedendo a se stesso di concentrarsi in uno spazio che è incredibilmente distraente. Forse l'ambiente in cui si trova è progettato per qualcosa di completamente diverso da quello che sta pianificando di fare.

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Ogni persona che l’abbia fatto può rendersi conto di come funzionasse meglio il suo cervello quando studiava in biblioteca, o anche a un tavolo silenzioso in una stanza tranquilla, invece che stando sdraiati sul divano o su una scrivania con smartphone e computer accesi.
Questo accade perché gli spazi in cui ci si trova influenzano il comportamento inviando messaggi al cervello.

Basta pensare a quando si entra in una stanza silenziosa. Probabilmente si parlerà sottovoce senza che venga detto di farlo. E così via.

Quando si ha bisogno di concentrarsi e portare a termine un compito, bisogna valutare di rendere lo spazio il proprio alleato. In quale luogo si  può andare e come lo si può organizzare per limitare le distrazioni e poter contare sull’energia di cui si ha bisogno?

Se quello studente ha bisogno di una concentrazione profonda, è meglio che consideri di lavorare in un ambiente in cui anche gli altri sono concentrati, come una biblioteca.

Deve inoltre, in quel momento di demotivazione e deconcentrazione, considerare a cosa risponde il suo cervello. Il cervello può essere visto come un essere che ha bisogno di essere persuaso a fare una certa attività che non gli risulta molto gradita.

Invece di forzare o umiliare il proprio cervello, è meglio considerare dei modi per lavorarci. Molti cervelli, sottolineano gli studiosi, rispondono con energia quando i compiti sono urgenti: questo spiega perché possano fare così tanto all'ultimo minuto.

Si può creare urgenza impostando un timer, correndo per vedere se si riesce a completare un compito prima che una canzone o un album finiscano o dandosi una mini-scadenza per un passaggio intermedio di un compito.

Il cervello risponde anche al divertimento. Uno studente può scoprire se può svolgere il compito in modo più leggero o giocoso, con una colonna sonora o musica divertente in sottofondo o insieme a qualcuno con cui gli piace stare.

Il cervello risponderà a queste ricompense. Si può prendere in considerazione di pianificare una ricompensa, come un dolcetto da mangiare, la puntata di una serie che si ama o un certo periodo di tempo in cui si potrà svolgere un’attività a scelta, prima ancora di chiedere al proprio cervello di “dire la sua”.

Sentire che c'è qualcosa da guadagnarci può aiutare il cervello a entrare in quell’impegno e a concentrarsi.

Sono solo tre delle tante strategie possibili. Un ragazzo che si trova di fronte a un periodo difficile per concentrazione e motivazione ai compiti scolastici può guardare cosa funziona meglio per lui, continuando a esplorare e a tentare finché non avrà costruito un elenco personalizzato di modi in cui concentrarsi e andare avanti nel suo percorso scolastico.


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