Più di un milione di bambini e adolescenti sono stati arrestati nel 2014 con accuse che vanno dagli atti di vandalismo e violazione delle norme sull’uso di droga, fino all’aggressione aggravata e all’omicidio . Sebbene questo numero rappresenti una riduzione considerevole rispetto agli anni precedenti, il problema dei crimini commessi dai giovani è ancora una seria preoccupazione per i politici, le organizzazioni a difesa dei minori e la società in generale.
Le agenzie governative a livello nazionale sono alle prese con non solo con la questione di come trattare i procedimenti penali a carico di bambini e adolescenti, ma anche di come aiutarli a fare scelte migliori e ad evitare di passare una vita dietro le sbarre.
Gli esperti nel campo delle neuroscienze e della giustizia minorile hanno sostenuto che il modo in cui giovani autori di reato vengono trattati dal sistema della giustizia minorile ha bisogno di cambiamenti e innovazioni, per rispondere all'evoluzione delle ricerche sul modo e sui tempi di sviluppo del cervello degli adolescenti.
Gruppi come l'American Association for the Advancement of Science guardano la questione da un punto di vista scientifico . Un rapporto del 2013 del Consiglio Nazionale delle Ricerche, "La riforma della Giustizia minorile: un approccio dello sviluppo", suggerisce che le risposte legali alla criminalità giovanile dovrebbero prendere in considerazione che lo "squilibrio di un cervello in via di sviluppo" è connesso a una minore capacità di autoregolarsi e di prendere decisioni.
A tal fine, nel 2000, i ricercatori dell'Università di Pittsburgh hanno condotto il più grande studio longitudinale sugli adolescenti autori di reato che sia stato mai condotto. "Strategie per la desistenza”. Lo studio ha monitorato 1.354 adolescenti colpevoli di un reato grave, di solito un crimine contro la persona, a Phoenix e Philadelphia i ricercatori hanno condotto 20.000 interviste in oltre sette anni.
Uno studio del 2016 pubblicato dalla rivista Criminology e firmato da tre ricercatori della School of Medicine and the Truth Initiative dell'Università di Pittsburgh, un'organizzazione nonprofit che si occupa di sanità pubblica, si basa su quella ricerca. Già il titolo è molto significativo. "Differenziare gli adolescenti di reati gravi che escono dal sistema della giustizia penale da quelli che non lo fanno". Gli autori hanno utilizzato i dati dello studio del 2000 per identificare un gruppo di adolescenti che era stato in grado di stare al di fuori del sistema di giustizia penale, smettendo di commettere reati.
Volevano vedere quali fattori, se ce n’erano, hanno contribuito al loro successo. I ricercatori hanno identificato 142 adolescenti, il 10 per cento del campione totale, poi hanno confrontato il gruppo di successo con un gruppo di confronto abbinato per diverse ipotesi psicologiche, sociali e di contesto.
I risultati dello studio includono questi dati:
- Gli adolescenti che sono stati in grado di rimanere fuori dal sistema di giustizia penale "hanno mostrato un aumento significativo della crescita nella temperanza, nella maturità complessiva, e credono nella legittimità della legge." In altre parole, questi ragazzi sono "cresciuti".
- Il gruppo di successo si è impegnato di più nel mondo dei lavori legittimi invece di cercare di guadagnare un reddito con mezzi illegali quali lo spaccio di droga - anche se la paga oraria garantita da un lavoro legittimo era notevolmente inferiore ai proventi ottenuti con attività illegali.
- Specifici eventi della loro vita - per esempio, sposarsi, diventare genitore o raggiungere un diploma di scuola superiore - non sembrano aver influenzato il fatto che i partecipanti alla ricerca siano tornati o meno a commettere reati. Questi eventi si sono infatti verificati sia nel gruppo di successo che nel gruppo di confronto. Un evento forte, un "punto di svolta" nella vita degli adolescenti non ha significativamente influenzato il loro comportamento in una direzione o nell’altra.
Lo studio suggerisce che questi adolescenti di successo hanno avuto una visione del mondo più matura, o "una prospettiva e una maggiore consapevolezza di ciò che serve per essere un adulto che possa elazionarsi con successo con gli altri e adeguare il proprio comportamento a quanto previsto dalla legge e dall’autorità costituita".
I ricercatori osservano che sebbene ottenendo e mantenendo il lavoro ha evitato ai ragazzi oggetto dello studio di essere nuovamente arrestati, non si possa essere sicuri del perché questo sia accaduto.
Potrebbe essere perché i ragazzi sono maturati e hanno sperimentato un cambiamento di atteggiamento diventando membri produttivi della società, o perché sono stati occupati e non hanno avuto tempo di commettere dei crimini.
Gli autori notano, inoltre, che il gruppo di successo e il gruppo di controllo sono risultati strettamente abbinati in termini di status socio-economico, precoce abuso di sostanze ed altri fattori.
Il fatto che i due gruppi avevano molto in comune, ma che la vita si sia dispiegata in modo molto diverso per loro, con un gruppo tornato a commettere crimini e l'altro che si è tenuto alla larga dal sistema giudiziario, indica che una complessa serie di processi psicologici e di sviluppo sono in gioco nella formazione di quelle che saranno le traiettorie della vita di ragazzi che partono da situazioni molto simili. Tali fattori risultano sfumati e non facilmente districabili, ma i ricercatori suggeriscono che meritano ulteriori studi per essere messi a fuoco.
La sfida, affermano, sta nel capire che tipo di interventi accelererà tale sviluppo psicologico e sociale e nel modellare politiche di intervento efficaci per la riabilitazione di giovani autori di reato.
Gli autori dello studio concludono che "questi risultati contengono un forte potenziale di speranza". Tra le altre cose, i risultati mostrano che gli stessi processi di sviluppo che differenziano notoriamente gli adolescenti dagli adulti risultano associati anche con il fatto che alcuni ragazzi riescano a uscire dal sistema giudiziario. In altre parole, come notano gli autori, "È come se il processo di crescita fosse di per sé connesso a una riduzione del coinvolgimento in attività illegali".