Una migliore comprensione di come si sviluppa il cervello degli adolescenti potrebbe aiutare i politici e i funzionari dei tribunali a migliorare il modo in cui il sistema legale tratta i giovani che commettono reati e si mettono nei guai con la legge.
È quello che sostiene Elizabeth Cauffman, professoressa di psicologia all’Università della California a Irvine, esperta dello sviluppo del cervello degli adolescenti e sulle sue implicazioni sul modo in cui i minori vengono gestiti nel sistema legale nazionale.
Come ricercatrice ha preso parte a due studi fondamentali condotti negli ultimi 20 anni: Pathways to Desistance, incentrato sugli adolescenti con un serio coinvolgimento nel sistema legale e sulla loro progressione dal comportamento antisociale, e Crossroads, che esamina gli effetti a lungo termine dei procedimenti formali dei tribunali in contrapposizione a quelli di trattamento informale dei giovani che hanno commesso per la prima volta reati di medio livello.
Entrambi i progetti sono studi longitudinali con dati provenienti da più siti che hanno fornito informazioni essenziali sui modi più efficaci con cui i politici possono intervenire per aiutare i giovani che hanno commesso reati.
La professoressa Cauffman mette in luce cinque punti chiave della questione, interessanti anche per chi ha a che fare con un sistema giudiziario minorile, come quello italiano, molto più evoluto.
1: l’assunzione di rischi nell’adolescenza è normale e necessaria
“L'adolescenza è un periodo di assunzione di rischi, ma è anche un momento di enorme crescita, una grande opportunità per i ragazzi di esplorare, di impegnarsi”.
Uno dei principi chiave della psicologia dello sviluppo è il riconoscimento delle differenze nella velocità con cui gli adolescenti e i giovani adulti si sviluppano a livello cognitivo rispetto a quello emotivo. Chiunque abbia trascorso del tempo con gli adolescenti sa che spesso si comportano in modo avventato, anche se hanno più senno di quello che dimostrano. Questo perché il sistema limbico del cervello, che ospita il controllo degli impulsi, il pensiero a lungo termine e la capacità di resistere all'influenza dei pari, non è completamente sviluppato fino a quando le persone non raggiungono i venticinque anni.
Questa realtà evolutiva fa sì che il comportamento delinquenziale tenda a raggiungere il picco nella tarda adolescenza e all’inizio dei vent’anni, e che la maggior parte dei giovani abbandona l’attività deviante intorno ai 25 anni.
Significa anche, tuttavia, che l’adolescenza e la prima età adulta rappresentano un momento essenziale per l’assunzione di rischi positivi, tra cui affrontare nuove sfide e opportunità come parlare in pubblico o impegnarsi in una squadra sportiva. Attraverso questo processo, i giovani imparano dai propri errori e crescono. Che il sistema legale intervenga quando gli adolescenti si mettono nei guai allo stesso modo in cui interviene quando lo fanno gli adulti è inefficace, anche perché gli adolescenti perdono così opportunità essenziali per una positiva assunzione di rischi.
n. 2: gli interventi rivolti ai giovani devono essere guidati dalla scienza.
“ Se potessimo applicare ciò che sappiamo dalla scienza dello sviluppo alla pratica legale… Il sistema giudiziario dovrebbe essere appropriato dal punto di vista dello sviluppo per i giovani a cui è rivolto”.
Tutto ciò che la ricerca dice sul comportamento e sul cervello degli adolescenti indica che le conseguenze per gli adolescenti devono essere immediate e collegate alle loro azioni per essere efficaci. I giovani sono anche molto più ricettivi alle ricompense che alle punizioni e molto reattivi a un intervento leggero. Anche solo una spinta nella giusta direzione può spesso aiutarli a correggere la rotta.
Eppure, il modo in cui il sistema legale americano è concepito per gestire i minori e gli adolescenti ignora tutti questi risultati. Le conseguenze di un comportamento delinquenziale possono essere estreme e spesso non hanno effetto fino a mesi o addirittura anni dopo che si è verificato il comportamento. Allo stesso tempo, c’è poca ricompensa per un cambiamento positivo. I giovani perdono opportunità di crescita e di apprendimento. Non dovrebbe quindi sorprendere, afferma la professoressa Cauffman, che il modo migliore per ritenere i giovani responsabili tenda ad essere al di fuori del sistema giudiziario formale.
n. 3: Tenere i giovani fuori dal sistema giudiziario formale porta a risultati migliori
"Quello che abbiamo scoperto è che quei ragazzi che sono stati processati in modo informale - cioè hanno ottenuto misure alternative, sono stati in grado di prestare servizio alla comunità, di scrivere una lettera di scuse... avevano meno probabilità di essere incarcerati o di commettere di nuovo reati".
Per nove anni, lo studio Crossroads ha seguito 1.200 ragazzi arrestati di età compresa tra 13 e 17 anni per la prima volta per un reato di medio livello, come furto con scasso o aggressione. Lo studio ha esaminato le differenze negli esiti tra i giovani che sono stati formalmente processati – nel senso che sono andati davanti a un giudice e hanno ottenuto una sanzione formale come la libertà vigilata o l’incarcerazione – e quelli che sono stati allontanati dai tribunali. La Diversion consente agli operatori della giustizia minorile di offrire ai giovani percorsi informali al di fuori del sistema, con sanzioni come scrivere una lettera di scuse, prestare servizio alla comunità o partecipare a incontri terapeutici o a trattamenti per l'uso di sostanze.
Lo studio Crossroads ha rilevato che, anche tenendo conto dei fattori demografici e del livello di reato, i ragazzi che hanno usufruito di un sistema alternativo di sanzioni, hanno avuto risultati migliori rispetto a quelli che sono stati formalmente processati. Ciò includeva percentuali più elevate di diplomati delle scuole superiori e un maggiore ottimismo riguardo alla loro vita. E, cosa forse più importante, questi giovani avevano meno probabilità di essere arrestati e incarcerati in seguito per reati più gravi, migliorando così la sicurezza pubblica e venendo indirizzati verso percorsi di vita più positivi e produttivi.
n. 4: i ragazzi dovrebbero essere trattati come minori, indipendentemente dalla gravità del reato commesso.
“Molte persone di fronte a un tipo di crimine molto grave e credono che trasferire i minori al sistema giudiziario penale o al sistema per adulti sia l’approccio giusto. Sfortunatamente, la ricerca non lo conferma”.
Lo studio Pathways to Desistance ha seguito per sette anni 1.300 ragazzi di età compresa tra 14 e 17 anni. A differenza della ricerca di Crossroads, questi adolescenti avevano commesso i reati più gravi, crimini come aggressione aggravata e rapina. Eppure la maggioranza di loro ha smesso di commettere reati entro i 25 anni, dimostrando che la maggior parte dei giovani non è sulla strada della criminalità adulta.
Lo studio Pathways e ricerche precedenti hanno anche consentito di confrontare i comportamenti di giovani in circostanze simili che ricevono punizioni diverse. In generale, gli adolescenti trasferiti nel sistema degli adulti hanno esiti peggiori, tra cui un aumento dei suicidi e delle vittimizzazioni durante la detenzione e nuovi reati più gravi dopo il rilascio. Nel loro insieme, la ricerca mostra che trattare i ragazzi come adulti non funziona, anche quando hanno commesso crimini gravi.
n. 5: Ridurre le disparità razziali e sostenere tutti i ragazzi richiede la collaborazione dell’intero sistema
"Abbiamo tutti la responsabilità di ridurre la discriminazione razziale e i pregiudizi all'interno del sistema... Procuratori distrettuali, difensori pubblici, giudici, funzionari per la libertà vigilata in tribunale, servizi sociali: è davvero il lavoro collaborativo che fa la differenza."
La professoressa Cauffman sottolinea che i modi in cui il sistema legale delude gli adolescenti non influiscono allo stesso modo su tutti i giovani. In effetti, ogni punto decisionale può perpetuare ulteriormente le disparità razziali, dalle attività di polizia e assunzione fino al giudizio, alla condanna e all’incarcerazione. Di conseguenza, le maggiori disparità si riscontrano negli interventi più gravi. Ad esempio, gli adolescenti neri e ispanici vengono perseguiti nel sistema degli adulti a tassi molto più elevati rispetto agli adolescenti bianchi.
La sua ricerca e la sua esperienza indicano anche una soluzione. Solo lavorando in modo collaborativo il sistema legale può garantire l’equità per tutti i giovani. Professionisti, ricercatori e politici devono lavorare insieme per garantire che vengano poste le domande giuste, siano implementate le soluzioni giuste e che tutti i ragazzi abbiano la possibilità di prosperare. La ricerca della professoressa Cauffman mostra che commettere errori fa parte del processo di apprendimento e di crescita; un errore non dovrebbe mettere a repentaglio l'intero futuro di un giovane.