I lavoretti estivi per gli adolescenti hanno un valore che va molto al di là dei soldi guadagnati, per questo è una vera sfortuna che siano in declino, come sembra, e che molti genitori non comprendano il valore di questa esperienza per la formazione dei loro ragazzi.
Basta chiedere a un amico adulto quali lavori estivi abbia svolto da adolescente e, probabilmente, farà subito un bel sorriso e si metterà a raccontare un po’ di aneddoti e di grandi storie che gli sono capitate.
C'è qualcosa in quelle prime esperienze di lavoro che si fissa a fondo nella persona di chi le ha fatte. Per molti è stata la prima volta in cui sono stati lontani dai genitori e in cui hanno dovuto interagire con altri adulti (i datori di lavoro, i clienti) con fiducia, in modo libero e "personale".
È un'occasione per imparare nuove abilità, per mostrare responsabilità e essere responsabili, e per sperimentare il piacere profondo di andare, alla fine, a depositare in banca l’assegno della paga. Soprattutto, è un’esperienza illuminante per capire quanto tempo e quanto sforzo occorrano per ottenere quella paga.
occorre, da genitori e da educatori,
farsi grandi sostenitori dei lavori estivi per gli adolescenti
Occorre, da genitori e da educatori, farsi grandi sostenitori dei lavori estivi per gli adolescenti. Una volta trascorsi i gloriosi anni di puro gioco e divertimento, diventati più grandi, i ragazzi dovrebbero buttarsi nei lavoretti in genere malpagati, ripetitivi e faticosi, che possono trovare nelle settimane estive, in cui non hanno impegni scolastici.
Pochi giorni fa, The Economist ha pubblicato un articolo intitolato: "Il declino del lavoro estivo dell'adolescente americano ". Nonostante molti americani di successo, autosufficienti, raccontino storie mirabolanti sui lavori estivi - "che includono sveglie prima dell'alba, muscoli doloranti, capi severi e ore di noia in cui fortificare l’anima "- il numero di ragazzi che lavorano durante l'estate è sceso dal 72% del 1978 al 43% del 2016.
La ragione sembra risiedere nel fatto che molti genitori (i quali, stranamente, appartengono a una generazione che ha lavorato nel corso dell’adolescenza) oggigiorno scoraggiano con decisione i loro ragazzi dal cercarsi un lavoro. The Economist scrive:
"I genitori dicono invece ai loro figli di studiare, di frequentare corsi estivi, di fare i volontari o di praticare sport che potrebbero aiutarli a competere per trovare un posto all’università”.
I genitori sono molto più interessati al fatto che i figli facciano esperienze che favoriscano l’ammissione all’università, e sono disposti a sostenere i costi molto alti che tali esperienze comportano. Ma questa, di fatto, è una visione piuttosto miope. Dice infatti un articolo dello scorso giugno del Washington Post, parlando delle “pigre estati degli adolescenti”:
"Le famiglie di classe media, e medio-alta si sono fatte l’idea che chi si occupa di selezionare i ragazzi per l’ammissione all’università, svaluti le esperienze di lavoro retribuito. Sono convinti che i loro figli debbano seguire un frenetico programma di preparazione agli studi universitari, per risultere interessanti come candidati. Così ora ci troviamo di fronte a una generazione di ragazzi preparatissimi che sono però tutti uguali e inesperti del mondo reale".
è importante che i giovani facciano esperienze
di tempo libero non strutturato e acquisiscano
esperienze sul campo, anche lavorando
Sembra che questa “narrazione” di fatto sia solo il prodotto di genitori iper-competitivi, in quanto i responsabili di importanti università hanno più volte dichiarato che hanno molto piacere di ricevere domande di ammissione da parte di ragazzi che hanno esperienza del mondo edl lavoro.
Viene ritenuto importante che i giovani facciano esperienze di tempo libero non strutturato e acquisiscano esperienze sul campo, anche lavorando. Occorre prepararli alla dura attività che li aspetta anche avendo alte aspettative sul loro impegno nei lavori a casa e normalizzando l’idea della lotta e della competizione, cose che tanti genitori cercano di annullare pensando di fare il bene dei loro figli.
Naturalmente i genitori possono anche essere indifferenti al fatto che si stia perdendo la consuetudine ai lavori estivi. Lasciano poche poche ore libere, stabiliscono piani di impegno inflessibili. Le settimane di vacanza dalla scuola sempre più brevi e guadagni che per questi ragazzi non sono appetibili, non li portano a fare lo sforzo di cercarsi un lavoro.
L’alta disoccupazione, poi, rende la concorrenza da parte di candidati più anziani, anche per lavoretti di quel genere, molto più forte.
Tuttavia, genitori e adolescenti non dovrebbero rinunciare a queste esperienze. I lavori estivi sono un momento importante per la crescita di un giovane, possono dare loro quella determinazione e quella fiducia in se stessi, per la quale tutor, corsi o vacanze all’estero non possono molto.
gli adolescenti che hanno svolto lavori part-time e piccole collaborazioni,
si avviano a scelte professionali da subito più coerenti
Un lavoro aggiungerà valore al loro curriculum, regalerà storie che racconteranno per tutta la vita e potrebbe anche essere l’occasione per fare amicizie non abituali tra generazioni e classi socioeconomiche diverse. Costruirà resilienza e umiltà, e farà loro apprezzare il valore del denaro, l'importanza dell'educazione e dello studio.
Gli adolescenti che hanno svolto lavori part-time e piccole collaborazioni, si avviano a scelte professionali da subito più coerenti con le loro capacità e propensioni, in quanto la precoce esperienza di lavoro li aiuta a individuare e affinare le loro preferenze.
Grazie ai lavoretti migliorano inoltre le loro competenze trasversali e apprendono quello che occorre per cercare, e ottenere, con maggiori possibilità di successo un lavoro da grandi. Costruiscono infine una più ampia rete di conoscenze e collaborazioni, che saranno utili per la loro carriera professionale.