Ritrovare sul grande schermo le quattro Piccole donne di Louisa May Alcott – che per cambiare mese, nel romanzo, di cognome fanno March – mi ha mosso un pensiero riconoscente per tutte le mie sorelle.
Nessuna per legame di sangue – ho un fratello maggiore molto amato e altri, non di sangue, molto amati anche loro – ma una parola voglio spenderla per il legame di sorellanza (il correttore di Word non me la segna in rosso, si vede che esiste davvero).
Ho letto da qualche parte che l’amicizia tra donne allunga la vita, io non so se è vero ma mi pare che in linea di massima le amicizie tra uomini o tra donne siano parecchio diverse tra loro e forse difficili da comprendere reciprocamente. Non lo so, se l’amicizia tra donne allunga la vita, ma per certo la rende migliore.
Voglio dire grazie a tutte le mie sorelle, a tutte quelle che ho avuto e non ho mai smesso di avere da quando ero bambina, o ragazzina, a quelle conosciute da ragazza e ora da donna.
Grazie anche alle sorelle di transito, di quando ci si riconosce – e non sempre capita, non diciamo sciocchezze, non basta essere donne per essersi sorelle e ognuna ha le sue – ma ci s’intende al volo nello spazio ridotto di una carrozza ferroviaria, nel tempo breve di una serata tra amici e amici di amici, nell’intervallo di un convegno che ha attratto entrambe e già da lì si capisce che qualche affinità ce l’abbiamo.
Grazie per le elucubrazioni e le confessioni, le risate, le ammissioni, le telecronache degli amori minuto per minuto, gli sbotti, le lacrime, gli adesso-non-ho-voglia-di-parlare-te-lo-dico-domani, le telefonate fiume e le nottate sedute su un gradino o con una tazza bollente tra le mani, i messaggi sonda mandati al momento giusto, gli abbracci che scaldano senza ipocrisia.
Grazie per le parole dette e scritte e trasmesse, le canzoni a squarciagola e quelle soffiate tra i denti, per le letture le ricette le mostre gli spettacoli i film, per i viaggi nelle terre diverse che abbiamo attraversato fuori e dentro di noi.
Grazie per la capacità, che non sempre tra donne c’è ma tra sorelle c’è, di essere autenticamente felici per le gioie o i traguardi l’una dell’altra, come sinceramente in ansia quando l’altra è nei guai.
Grazie per la possibilità di dirsi Ciao, come stai? e rispondere sul serio, che tanto nessuna convenzione ci accontenta e quando anche mettiamo una maschera basta guardarsi per strapparla via.
Grazie per quella pazienza e ironia e sapienza del corpo che rende a ognuna più accettabili le proprie imperfezioni, più dicibili i sospetti, più sopportabili le malattie e le mancanze.
Grazie perché il tempo se vogliamo lo troviamo sempre nonostante i lavori i fidanzati i compagni i figli i genitori anziani. Grazie per la certezza che se anche non lo troviamo per mesi o per anni perché i lavori i fidanzati i compagni… la prossima volta che ci ritroveremo non sarà cambiato l’affetto, anche se di sicuro saremo cambiate noi e avremo la curiosità di trovare le differenze, come nella Settimana Enigmistica.
Grazie per quella condizione straordinaria, che sarebbe materna ma nelle madri mica sempre c’è, di sentirci dalla stessa parte qualunque cosa succeda e qualsiasi pasticcio o dolore stiamo vivendo, per scelta o nostro malgrado.
Grazie per quando ci sembra di vivere ognuna tante vite, la propria e anche quella delle altre, in un modo che non nega la solitudine di fondo ma un po’ la sbeffeggia e la mette all’angolo, la rimpicciolisce nella misura che racchiudi nel pugno.
Grazie per questo sguardo che si allena nel tempo a riconoscersi, per questo spazio di crescita, per questo cielo chiaro.
testo precedentemente pubblicato da Azione nonviolenta