Da dieci anni la guerra è l’unico scenario possibile per milioni di bambini siriani. Sul tema Save the Children ha realizzato un progetto forse unico nel suo genere: oltre 1.900 interviste a ragazzi di 13-17 anni sfollati nel proprio paese oppure accolti in Turchia, Libano, Giordania e Olanda per ascoltare da loro ciò di cui hanno bisogno per stare bene. Le richieste ricorrenti riguardano: un futuro possibile, integrarsi nella comunità, essere protagonisti della propria vita.
La fine della guerra è il desiderio più comune, eppure solo il 14% degli interpellati in altri paesi spera di rientrare in Siria (il report si intitola proprio “Anywhere but Siria”, ovunque ma non in Siria), mentre il 63% spera di rimanere lì dove ora vive e il 23% vorrebbe emigrare ancora. Sono più soddisfatti della propria condizione coloro che hanno trovato accoglienza in Turchia o in Olanda.
Immaginando il futuro, scuola e lavoro sono le prime necessità, insieme alla possibilità di vivere stabilmente nella propria casa senza il timore di perderla o di doversi allontanare da un momento all’altro. Sono convinti che una buona istruzione sia una chiave di accesso per il futuro.
Indipendentemente dalle politiche per l’accoglienza, gli intervistati condividono il desiderio di non essere percepiti come “rifugiati” o “sfollati” e di costruire relazioni positive nei contesti di accoglienza. Stare bene è avere accanto la propria famiglia, sentirsi parte della comunità e non discriminati rispetto ai coetanei. In Olanda e in Libano emergono frequenti casi di discriminazione nella vita scolastica mentre gli sfollati in Siria mostrano la minor connessione con la comunità, a dire di quanto il tessuto sociale siriano sia lacerato.
Le conclusioni esprimono alcune raccomandazioni rivolte ai politici e alle istituzioni internazionali: la sicurezza fisica e la protezione legale sono cruciali ma non sufficienti per garantire il benessere dei bambini; i ragazzi siriani non possono avere un futuro sicuro nel paese d’origine, occorre prenderne atto e far sì che la protezione di cui godono come minorenni prosegua anche dopo.
Solo in condizioni di sicurezza duratura possono sviluppare un’identità positiva e dare un contributo alle comunità che li accolgono. I bambini, indipendentemente dal luogo in cui vivono, chiedono di realizzare i loro sogni e di esercitare pienamente i loro diritti.
Quando questo si realizza mostrano una forte volontà di superare le avversità e di integrarsi nei contesti di accoglienza. Le loro voci devono essere ascoltate: coinvolgere i ragazzi e le ragazze nei processi decisionali che li riguardano è vitale per raggiungere risultati positivi e duraturi per l’intera comunità.
L’apertura del rapporto, invece, ci propone due lettere. La traduzione è di chi scrive.
I bambini e i giovani siriani sono costretti ad accettare e adattarsi all’ingiustizia e alla deprivazione dei loro bisogni di base a causa del lavoro, delle difficoltà, della discriminazione e del bullismo.
Chiediamo ai leader mondiali di aiutare i bambini siriani a vedere riconosciuto il loro diritto al gioco, all’educazione, all’alimentazione, alla cittadinanza e a uno sviluppo sicuro. Chiediamo di realizzare condizioni di sicurezza e stabilità per i bambini siriani in tutto il mondo, di ascoltare la loro voce e di ricostruire le loro case distrutte.
Nei campi profughi i bambini siriani hanno bisogno di aiuto. Durante l’inverno le tende vengono allagate dalla pioggia; chi viene accolto non si sente al sicuro e non può proteggere i bambini e assicurare loro la scuola, il riconoscimento dei diritti, la stabilità. Ci sono poche scuole, centri e opportunità grazie ai quali i bambini possono sviluppare le loro potenzialità. Alcuni sognano di avere un aiuto economico per studiare e realizzare i loro sogni. A causa delle norme e delle aspettative sociali, soprattutto le ragazze sono ostacolate a continuare a studiare dopo i 15-16 anni. Queste ragazze dovrebbero essere aiutate a seguire le loro ambizioni.
Speriamo che i bambini siriani possano vedere riconosciuti i loro diritti e avere un futuro positivo. Speriamo che coloro che vogliono emigrare possano farlo per costruirsi una vita migliore e più sicura in un altro paese. Quelli che desiderano ritornare in Siria hanno bisogno che la guerra abbia fine; hanno bisogno di posti sicuri a cui ritornare e hanno bisogno di andare a scuola.
Il nostro messaggio ai bambini siriani è di continuare a sognare, essere forti, e non mollare mai.
Comitato di adolescenti siriani in Libano e Giordania
Mi chiamo Lara e ho 7 anni. Io e i miei fratelli siamo costretti a vivere in una tenda che non ci protegge dal freddo dell’inverno solo perché non possiamo tornare nel nostro villaggio che non è sicuro, e ci sono tanti bambini come me.
Io e i miei fratelli non abbiamo accesso ai servizi di base, dobbiamo camminare a lungo se vogliamo raggiungere l’ospedale più vicino. Ultimamente sono potuta andare a scuola perché ne è stata istituita una vicino al campo.
Qui non è sicuro, l’abbaiare dei cani mi spaventa. Chiedo ai leader mondiali di aiutare me e tutti i bambini come me a tornare nelle nostre case, ricostruirle, giocare in sicurezza, andare a scuola senza la paura di morire, e avere cibo a sufficienza per crescere.
I bambini come me e anch’io abbiamo bisogno di tanto aiuto perché le nostre tende non si allaghino in inverno, e per non essere punti dal morso mortale degli scorpioni in estate. Come bambina sogno di poter completare gli studi per diventare un’insegnante quando sarò grande e aiutare le altre bambine in modo che possano imparare a leggere e a scrivere.
Non voglio mollare. Sogno di tornare a casa e aprire la mia borsa dei giochi per giocare con Yasmine, il mio orsetto.
Lara, 7 anni, siriana
(Le fotografie sono tratte dal report di Save the Children “Anywhere but Siria”)
testo precedentemente pubblicato da Azione nonviolenta