Tra le esperienze per me più divertenti e significative, in questo periodo di pandemia, devo sicuramente annoverare Girastorie, un laboratorio di narrazione collettiva a distanza proposto alle strutture che in Emilia Romagna accolgono bambini e adolescenti fuori famiglia.
Tutto nasce da una telefonata. Un amico educatore, molto caro e molto impegnato nella consulenza educativa con adolescenti e genitori, mi sollecita e mi coinvolge: occorre trovare forme nuove per sostenere i ragazzi in questo tempo sospeso, c’è uno spicchio a cui potrei dedicarmi?
Mi tornano alla mente i laboratori di narrazione che in passato mi hanno impegnata molto, nelle scuole o in gruppi di adulti in difficoltà, e tra tutti proprio Girastorie, l’unico laboratorio che si era svolto a distanza e che ora, sì, può tornare utile.
Spolverato il metodo e ricreati interamente i contenuti, il progetto è stato proposto dalla Regione Emilia-Romagna alle strutture per minori. Hanno aderito 6 comunità educative, 1 comunità madre-bambino e 2 comunità familiari con sedi nelle province di Piacenza, Forlì, Parma e Ferrara.
L’esperienza è iniziata al principio di aprile. Lo scopo è sostenere e fare compagnia ai ragazzi e agli adulti – educatori, adulti accoglienti – in periodo di pandemia con uno strumento, quello narrativo, che permette a ciascuno di esprimersi e allena il gruppo ad accogliersi, ad ascoltarsi. E poiché ogni storia verrà pensata, scritta e disegnata da diversi narratori, sarà anche un modo per intrecciare relazioni con coetanei di altre città, per viaggiare con la fantasia mentre si è costretti a rimanere fermi. Via email ci teniamo aggiornati passo dopo passo, e io so di poter contare sul supporto dell’amico educatore con cui condivido gli snodi del progetto.
Il primo passo è stato presentarsi. Ciascun gruppo è stato invitato a farlo per iscritto o nel disegno per comunicare agli altri quello che desiderava far conoscere di sé, ed ecco la prima meraviglia. Ragazzi che hanno scelto nomi di fantasia, altri che si sono sbizzarriti con la grafica accompagnata da didascalie essenziali sulle proprie preferenze e attività, altri ancora che hanno voluto raccontarsi in modo più esteso, con un linguaggio ricco, immediato e sincero.
Mentre ancora arrivavano o si precisavano le adesioni, la settimana successiva è stata dedicata ad esplorare alcuni elementi comuni a tutti i narratori: l’ambientazione e l’elemento magico. Si possono spiegare così:
Ci sono due stelle in mezzo al mare. Per meglio dire, ci sono due isole a forma di stella. Le conosciamo soltanto noi, sulle carte geografiche non sono state ancora disegnate.
Beh, non hanno una forma perfettamente regolare, non immaginatele disegnate col righello, ma se in questi giorni provate a salire su un elicottero o una mongolfiera per guardarle da lassù penserete proprio a due stelle a cinque punte, una più grande, Mizar, che è una città, e una più piccola, Alcor, oasi naturale.
Le due isole sono collegate da una sottile striscia di terra per cui, volendo, gli abitanti di Mizar, una piccola città, la domenica potrebbero fare un bel giro ad Alcor, ma una legge lo vieta: non bisogna turbare l’equilibrio perfetto della piccola isola dove la natura cresce indisturbata, gli animali non vengono cacciati, i fiori non vengono calpestati e le acque sono limpide.
Qualcuno dice che la ragione vera del divieto sia un’altra e che ad Alcor viva la Copranica, un uccello misterioso che non si trova nelle enciclopedie, difatti nessuno sa come sia fatta. La leggenda vuole che la Copranica abbia il potere di cambiare il corso del destino per persone e animali, paesi e città, forse anche per l’isola e la terra intera. C’è chi spera di incontrarla perché regala fortuna, chi teme il suo arrivo perché porta sciagure, e chi è sicuro che non esista.
Ancora una volta, il materiale raccolto è stato ricco e molto, molto bello. Ci sono uccelli di tutte le dimensioni e di tutti i colori, mappe e descrizioni accurate dell’isola, disegni estremamente espressivi e invenzioni divertenti. Un patrimonio comune per tutti i gruppi, che potranno prendere spunto gli uni dagli altri perché niente si ruba ma tutto si trasforma.
Ora che i luoghi sono più conosciuti e anche la Copranica si è mostrata in molti modi, i narratori hanno ricevuto un repertorio di 40 personaggi, ognuno con un nome e un profilo. Ci sono uomini e donne che vivono soli come pure nuclei familiari, uniti o divisi. Ci sono adolescenti che sognano l’amore e altri proiettati sulla bellezza e il successo, una ragazzina fissata con la dieta e un d.j. corteggiato da tutte, un ragazzo pieno di brufoli e un hikikomori chiuso in casa da anni. E tra gli adulti, un famiglia accogliente e un’altra divisa, un poliziotto balbuziente e un fruttivendolo chiacchierone, un artista di strada e una giovane mamma sola. Ci sono quelli che fanno rispettare le regole e quelli che le trasgrediscono, alcuni con un mestiere molto tradizionale e altri che s’inventano la vita giorno per giorno, persone che custodiscono segreti e altre che, chissà come, dicono di esserne a conoscenza.
In questi giorni i ragazzi scelgono in via definitiva se partecipare singolarmente o insieme. A seconda di ciò che amano di più e di come interpreteranno i personaggi, potranno imbastire un giallo o una storia d’amore, una fiaba o un’avventura, un thriller o un fantasy.
Con parole e colori, in questi giorni ogni narratore inizia una trama sapendo che verrà portata avanti da altri, poi altri e altri ancora, con un ritmo settimanale moltiplicato per quattro, cosicché ogni storia sarà davvero il frutto di un impegno condiviso. E io credo risulterà divertente e pieno di sorprese vedere come prosegue ciò che si era pensato in principio, o trattare con piglio delicato e deciso il lavoro degli altri.
Al termine avremo una raccolta di racconti che rimarranno nei siti delle strutture e della Regione, per essere scaricati gratuitamente da chi vorrà, ma si potranno pensare anche ulteriori sviluppi. Sappiamo già che alcuni attori teatrali, amici generosi – Fabio Mangolini di Ferrara, la compagnia del Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena (Bologna) – entreranno in gioco in un secondo momento, quando ogni storia potrà essere letta ad alta voce e trasformarsi, chissà, in un piccolo video illustrato dagli autori, o in un e-book rappresentativo di Girastorie.
Nessuno di noi sa come l’esperienza potrà evolversi, né è certo che la narrazione venga gustata con piacere da tutti i bambini e gli adolescenti o che tutti i racconti iniziati giungeranno al termine. Come spesso accade nei progetti educativi il percorso è più importante della meta, anche se la meta è essenziale per mettersi in viaggio. Non resta che continuare a camminare.