Nel corso dell’adolescenza di un figlio, periodo in cui di solito non mancano tensioni e motivi di contrapposizione all’interno delle famiglie, tra i genitori e ragazzi in crescita è facile che si creino momenti in cui ciascuno si sentirà ferito da quello che l'altro ha fatto o non ha fatto.
Nella maggior parte dei casi, osservano gli esperti di counseling familiare, questi attriti e scontri vengono superati, come normali momenti di contrapposizione cui segue poi una riappacificazione, e vengono pertanto tollerati e “lasciati andare”.
A volte, però, si verificano esperienze di profondo dolore difficili da dimenticare, così forti da impedire ai componenti di una famiglia di andare avanti felicemente.
Sono eventi molto comuni. Non esiste infatti un figlio o un genitore perfetto. Non esiste un'infanzia o un'adolescenza senza problemi. All’interno di questo periodo complicato della vita di una famiglia, genitori e adolescenti si relazionano meglio che possono, diventando gradualmente sempre più indipendenti e diversi l'uno dall'altro man mano che le loro vite si separano.
Nel corso di questa necessaria separazione e ridefinizione delle personalità, incomprensioni ed errori occasionalmente faranno sì che una o entrambe le parti finiscano per sentirsi offese o ferite.
Per lo più i momenti di contrapposizione hanno un impatto minimo e passeggero, la vita condivisa all’interno di una casa offre infatti molte occasioni di riappacificazione e riavvicinamento.
Tuttavia, in alcuni casi, possono succedere cose più difficili da gestire. Scontri nati dall’impulsività, azioni che hanno ferito o umiliato, che il genitore o l'adolescente vorrebbero non aver compiuto, situazioni in cui avrebbero potuto comportarsi diversamente.
Sono situazioni in cui il passato doloroso resta infelicemente presente tra di loro e può ancora suscitare rancore quando viene ricordato. Quello che è accaduto – una mancanza, un comportamento sbagliato, una decisione che ha ferito – viene di nuovo rinfacciato all’altro. Possono esserci rimpianti e rimorsi persistenti da entrambe le parti.
Per l'adolescente che sta sviluppando la sua autonomia e il genitore che si sente messo da parte, può essere difficile andare avanti l'uno con l'altro quando si è ancora fortemente legati al passato. Sono infatti a un punto di ridefinizione della loro relazione.
Potrebbero essere in grado di liberarsi dalla presa della precedente sofferenza impegnandosi nel processo di riconciliazione. Questo richiede di lasciar andare la vecchia infelicità con il perdono di sé e dell'altro (superando colpa e risentimento) e di far valere il peso e il valore dei propri e reciproci episodi di sostegno, aiuto, affetto passati e anche presenti¸ sostenendone l’effetto positivo nella relazione.
Obiettivo dei terapeuti e dei counselor è quello di liberare dal dolore e iniziare a costruire una base relazionale che consenta a chi si è contrapposto in modo doloroso di recuperare la relazione e andare avanti. Questo può avvenire quando viene compresa la differenza tra parlare di rancore e parlare di dolore, per qualsiasi cosa sia infelicemente accaduta.
Quando si parla di rancore per l'offesa ricevuta e del sentirsi offesi, è facile concentrarsi sul risentimento e dare la colpa all’altro, spesso incoraggiando l'altra persona a dare una risposta difensiva.
Quando si parla di dolore per quello che è successo e del sentirsi feriti, invece, è possibile concentrarsi su quanto è accaduto, magari incoraggiando l'altra persona a dare una risposta empatica e rendersi conto di quanto profonda sia stata la ferita.
Qui sta la differenza tra dare una risposta accusatoria o compassionevole, una reazione che interrompe la comunicazione o, viceversa, la apre.
Gli obiettivi degli incontri di riconciliazione tra un genitore e un adolescente che si trovano bloccati in una situazione emotiva difficile l'uno rispetto all'altro, a causa di una persistente infelicità, sono anzitutto di incoraggiare la comprensione empatica. Poi, di creare la condizione per cui venga dato al dolore un pieno ascolto e all'infelicità la possibilità di esprimersi. Quindi, il terapeuta porta le “parti” a concentrarsi sui contributi e quanto di positivo che hanno fatto l’una per l’altra.
Si apre così la possibilità di confrontarsi per vedere come la loro relazione possa andare avanti più felicemente.
Se questo poi è il caso di un genitore e di un figlio adulto ormai lontano da casa, quando le ferite del passato ostacolano la relazione in corso, allora un tentativo di riconciliazione, considerando il valore del rapporto e il benessere reciproco che può produrre, è ancora più necessario.