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Le esperienze di vita della preadolescenza e dell'adolescenza lasciano tracce profonde nelle narrazioni personali di ognuno. Gli adulti tendono a ricordare questa fase della vita in modo più dettagliato rispetto ad altre, eppure spesso sottovalutano gli adolescenti con cui hanno a che fare.

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Sebbene l'adolescenza sia ampiamente riconosciuta come una fase importante dello sviluppo personale, esiste anche una tendenza a caratterizzare gli adolescenti in termini di bianco o nero. Si riconosce che l'aumento dell'autonomia e dell'intelligenza fanno parte del loro sviluppo, ma si tende a giudicare criticamente le loro capacità di pensiero critico e di intelligenza emotiva. I giovani vengono spesso liquidati come ingenui, egocentrici o immaturi.

Non è sbagliato riconoscere che la saggezza cresce con l'età e l'esperienza, confermano gli psicologi dello sviluppo. È opportuno riconoscere che gli adolescenti non sono pronti a condurre una vita completamente indipendente. L'errore però è sottovalutare ciò di cui gli adolescenti sono già capaci e la complessità dello sviluppo identitario che avviene nella loro psiche.

Il compito dell'adolescenza

Il compito fondamentale dello sviluppo dell'adolescenza è formare un senso di sé. Gli adolescenti stanno esplorando chi vogliono essere nel mondo, a cosa appartengono, sviluppano un senso di cosa è giusto e cosa sbagliato e si impegnano per raggiungere gli obiettivi autodefiniti.

Gli adolescenti entrano in empatia con gli amici e dimostrare spesso profonda compassione per situazioni che sono estranee alla loro esperienza personale. Insieme a questa empatia, la gran parte degli adolescenti usa il pensiero critico per comprendere quando possono offrire supporto a un amico in difficoltà e anche quando è necessario il supporto di un adulto.

Sviluppano in molti casi piani innovativi per affrontare le questioni sociali: piani che prevedono un'azione collaborativa con i membri della comunità e producono risultati misurabili.

Sanno identificare le parti fondamentali della loro identità ed esplorano l'interconnessione dei loro numerosi ruoli, a scuola, in famiglia, nelle attività extrascolastiche e all’interno della comunità di appartenenza.

In altre parole, gli adolescenti non passano tutto il tempo a pensare a cose “banali”. Non solo gli adolescenti sono capaci di pensare in modo complesso, ma questo è al centro del loro sviluppo.

Integrano regolarmente nuove informazioni e nuove prospettive: considerano i punti di vista di altre persone e decidono con quali gruppi identificarsi. Stanno valutando le norme trasmesse loro dagli adulti piuttosto che accettarle senza fare domande. A causa della loro giovinezza, hanno anche bisogno di sostegno e guida mentre affrontano queste complessità dell'esistenza umana.

Semplificazione esagerata

Il modo più comune in cui si sottovalutano gli adolescenti è semplificando eccessivamente la natura del loro mondo interiore.

Li si considera troppo emotivi per pensare razionalmente. Come per molte idee sbagliate, c'è un granello di verità in questo, affermano gli psicologi. Gli adolescenti tendono a sperimentare una maggiore frequenza di emozioni ad alta intensità (sia positive che angoscianti) rispetto agli adulti.

L'esperienza emotiva durante l'adolescenza è piuttosto dinamica e non esiste un modello di esperienza emotiva tipico per tutti gli adolescenti.

Tuttavia, si esagera assumendo che queste emozioni impediscano ai giovani di pensare razionalmente. L'idea che emotività e razionalità si escludano a vicenda è stata messa in discussione in modo completo e convincente dalla ricerca. Si sa che l'emotività può inibire il pensiero critico quando supera una certa soglia, ma l'emotività può anche far parte di un processo decisionale efficace.

Gli adolescenti sono in grado di imparare a riconoscere le proprie soglie emotive, governare intense ondate di emozioni e riflettere con se stessi sul motivo per cui hanno sperimentato determinate reazioni. Sono in grado di trarre conclusioni razionali valutando molteplici prospettive.

Abilità cognitive come l'assunzione di prospettiva (la capacità di dedurre i pensieri, le motivazioni e le emozioni degli altri) supportano questo tipo di pensiero. Queste abilità devono essere apprese attraverso l'esperienza, però. Se si assume che gli adolescenti siano semplicemente incapaci di pensare in modo complesso, si perde l’opportunità per aiutarli a esercitare e costruire le loro capacità cognitive.

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Sono egoisti?

L'adolescenza tende ad essere un periodo di concentrazione su se stessi, ma questo non dovrebbe essere confuso con l'egoismo o il disprezzo per gli altri. Le neuroscienze ci dicono che un'attenzione sproporzionata ai desideri personali è un inevitabile sottoprodotto dello sviluppo adolescenziale.

Gli adolescenti si stanno aprendo a nuove capacità come la metacognizione (la capacità di pensare a come si pensa e considerare più possibilità contemporaneamente) e le operazioni formali (la capacità di pensare oltre concetti concreti e considerare ipotetici). Per la prima volta, hanno gli strumenti per trarre conclusioni autodeterminate sul mondo che li circonda. Dopo una vita di circostanze al di fuori del loro controllo, hanno l'opportunità di iniziare a creare autonomamente le loro identità.

Va anche notato che l'autofocus e il focus verso l’altro, osserva la psicologia, non si escludono a vicenda. Nella ricerca di stabilire un senso di individualità, gli adolescenti guardano spesso al di fuori di se stessi. Una parte enorme della formazione di un'identità personale è trovare gruppi di pari, comprendere diversi modi di pensare ed esplorare con chi ci si relaziona.

Molti adolescenti dimostrano anche alti livelli di consapevolezza riguardo alle questioni sociali e alle tendenze politiche globali. Ciò è particolarmente vero per la Generazione Z, che tende ad apprezzare l'empatia e la coscienza sociale più delle generazioni precedenti. È fondamentale riconoscere questa coscienza sociale in modo da poter aiutare gli adolescenti ad affrontare le emozioni complesse e talvolta angoscianti che derivano da questioni sociopolitiche.

Le loro priorità sono tutte sbagliate?

Gli adolescenti tendono a passare molto tempo a pensare a cose come i gruppi sociali, l'espressione di sé e l'immagine pubblica. Spesso esplorano la loro crescente indipendenza sfidando le regole e le aspettative che sono state riposte su di loro da piccoli. Queste tendenze possono causare problemi se interferiscono con altri aspetti della vita, come il rendimento scolastico o il rispetto delle regole dei genitori. Ma non sono sempre il segno dell'immaturità o delle cattive priorità. La sfida delle questioni sopra citate fa parte della formazione che permette ai giovani di diventare adulti a tutto tondo che possono trovare il loro posto nella società e gestire al meglio le proprie responsabilità.

Quando si guarda sotto la superficie, le priorità adolescenziali sono collegate a parti importanti della formazione dell'identità. Una dodicenne alle prese con la sua prima rottura affettiva sta imparando a regolare le proprie emozioni intense. Sta imparando cosa dice (o non dice) la rottura sul suo valore e sulla sua autostima. Un quindicenne che trascorre molto tempo sui social media potrebbe utilizzare uno sbocco creativo e catartico per esprimere parti della sua identità che non sono convalidate altrove. Un sedicenne che disobbedisce al limite di rientro a casa posto da un genitore potrebbe ambire al livello di indipendenza che ci si aspetterebbe da lui tra soli due anni quando sarà considerato un adulto legalmente.

Ognuna di queste priorità ha al centro un tema estremamente importante. Quando queste questioni rimangono irrisolte, peggiorano e occupano ancora più spazio. Tolgono ancora più tempo ed energia a cose come i compiti, le faccende domestiche e gli impegni extrascolastici.

Le conseguenze dell'eccessiva semplificazione

Gli adolescenti che faticano con la regolazione delle emozioni e un coping sano spesso navigano in sentimenti intensi sulla formazione dell'identità: conflitto tra aspettative esterne e desideri interni, desiderio di essere accettati dai gruppi di pari e dalla famiglia e sensazione di ansia per lo stato delle questioni sociali e politiche che avranno un impatto sul loro futuro.

Quando si pensa in modo caricaturale all'identità adolescenziale, si rischia di allontanare i giovani e lasciarli soli ad affrontare le complessità della vita senza la guida di cui hanno così fortemente bisogno.

Quando i ragazzi sentono che le loro esperienze saranno banalizzate o ignorate, si rivolgono a se stessi (o ad altri adolescenti) per affrontare questioni di enorme profondità emotiva.

Questo li porterà a confusione e difficoltà nella vita scolastica, personale e sociale. Li condurrà soprattutto a avere sempre meno fiducia negli adulti di riferimento, i quali, sottovalutando l’importanza e l’urgenza dei problemi che assillano i ragazzi di cui si occupano, non si assumano come dovrebbero la loro responsabilità educativa.


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