Più si evolve la tecnologia, più aumenta il rischio di manipolazione e condizionamento dei social media, che inavvertitamente raccolgono le preferenze di chi li usa e spingono i giovani verso contenuti che influenzano le loro opinioni, dalle scelte di consumo fino a quelle politiche e sociali. Occorre di conseguenza essere sempre aggiornati per informarli al meglio e sostenerli educativamente.
Chiunque abbia confidenza con i social media si sarà accorto come negli ultimi anni l’esperienza del loro utilizzo sia cambiata radicalmente, allontanandosi da quello che all’inizio risultava essere soprattutto un’interazione guidata dall'utente, per arrivare alla realtà di oggi, fatta di piattaforme che controllano sempre di più la vita digitale di chi si connette.
Inevitabile pensare ai rischi particolari che corrono i giovani, che hanno meno capacità di lettura dei fenomeni manipolatori e, soprattutto, meno esperienze e competenze acquisite e consolidate al di fuori del mondo digitale.
I social media erano stati progettati per consentire alle persone di rimanere in contatto con gli amici, condividere le loro esperienze e discutere liberamente delle cose per loro interessanti.
Innovazioni quali l'ascesa dei feed basati su algoritmi e l'integrazione di contenuti video di breve durata, hanno rapidamente trasformato le piattaforme, spiegano gli analisti del fenomeno. Questo ha portato gli utenti a essere gradualmente privati del loro controllo, trasformando le piattaforme in strumenti basati sui dati, in cui gli algoritmi decidono cosa devono vedere gli utenti e quando.
Una delle principali novità nei social media è stato il feed algoritmico, che ha sostituito la semplice cronologia temporale utilizzata in passato da molte piattaforme, continuano gli studiosi.
Inizialmente, gli utenti potevano controllare i propri feed scegliendo chi seguire, con i post di queste connessioni che apparivano in ordine in tempo reale. Ciò dava “potere” agli utenti, consentendo loro di impostare la propria esperienza sui social media in base alle preferenze e alle relazioni personali.
Ora, si scopre che la maggior parte delle piattaforme è passata ad algoritmi basati sulla popolarità che danno priorità ai contenuti in base alla loro probabilità di generare coinvolgimento. Attraverso metriche complesse che analizzano dati demografici, comportamenti e tendenze degli utenti, questi algoritmi organizzano i contenuti in base a come massimizzare il tempo trascorso sulla piattaforma.
Il risultato è che chi naviga sui social spesso visualizza contenuti di creatori popolari o argomenti di tendenza anziché aggiornamenti di amici e account scelti in autonomia.
Questo cambiamento ha reso il pulsante "segui" quasi inutile, poiché gli utenti non controllano più ciò che visualizzano: i contenuti sono ora dettati dagli obiettivi di coinvolgimento della piattaforma piuttosto che dalla scelta individuale.
La proliferazione di contenuti video di breve durata ha determinato sempre di più un controllo ridotto da parte dell'utente.
Mentre molte piattaforme competono per replicare il successo di TikTok con video brevi e in loop, sottolineano gli esperti, molte hanno sviluppato funzionalità simili, spesso con schede o feed dedicati esclusivamente a questo tipo di contenuto.
I contenuti video di breve durata fanno appello al bisogno umano di gratificazione immediata, che riguarda soprattutto gli adolescenti e i giovani, presentando flussi infiniti di intrattenimento di piccole dimensioni.
Tuttavia, comportano un compromesso: i contenuti di breve durata sono strettamente associati a una riduzione della capacità di attenzione, un effetto che sta diventando evidente in tutte le fasce d'età, a partire però dai ragazzi.
Una ricerca realizzata quest’anno, mostra che quasi la metà della Gen Z avrebbe voluto che i contenuti video di breve durata non diventassero, come in realtà è accaduto, un pilastro dei social media. Molti di loro esprimono preoccupazioni circa al loro impatto su attenzione e produttività.
Tuttavia, gli utenti, in particolare i giovani, trovano molto difficile disattivare queste funzionalità o limitare il tempo di esposizione ai contenuti di breve durata, il che suggerisce che la progettazione della piattaforma spesso dà la priorità alle metriche di coinvolgimento rispetto all'autonomia dell'utente, al controllo e a ciò che desidera realmente visualizzare.
Questa mancanza di controllo è una grande preoccupazione per gli utenti più giovani, i cui cervelli in via di sviluppo sono più vulnerabili agli effetti di un'esposizione frequente e rapida ai contenuti.
Il passaggio delle piattaforme di social media da spazi guidati dagli utenti a spazi curati algoritmicamente ha cambiato la loro l'esperienza cliente da una fatta di autonomia e connessione con persone gradite, a qualcosa di più simile a un ciclo di dipendenza. Presentando continuamente agli utenti un flusso attentamente selezionato di contenuti di tendenza o popolari, i social media imitano le caratteristiche di una sostanza che crea dipendenza, riportando gli utenti in una circolarità di consumo passivo.
Laddove un tempo le piattaforme incoraggiavano le persone a "catturare l'attimo" e a connettersi tra loro, molte ora danno priorità al coinvolgimento perpetuo a scapito dell'autenticità e della scelta di chi naviga. Questa trasformazione ha portato a una sottile ma potente alienazione dell'utente individuale dallo scopo originale della piattaforma, affermano gli studiosi.
Il rapido cambiamento e spostamento dei social media verso un ambiente più controllato e guidato da algoritmi solleva un problema più grande: l’autonomia degli utenti, con effetti più pericolosi sui più giovani, viene erosa a favore di metriche guidate dai ricavi.
Si vive ormai in un mondo in cui i dati sono sovrani, le piattaforme social trattano sempre più gli utenti come punti dati, organizzando i loro contenuti in base a probabilità statistiche piuttosto che a preferenze personali. Invece di piattaforme che consentono agli individui di creare e consumare contenuti liberamente, i social media stanno diventando sempre più un'esperienza passiva, in cui gli utenti hanno poca voce in capitolo su ciò che incontrano o quando lo incontrano.
Molti, a livello anche politico, chiedono maggiore trasparenza e regolamenti governativi sul funzionamento degli algoritmi e funzionalità che promuovano un coinvolgimento più consapevole delle persone. Le opzioni che sembrano praticabili sono l'abilitazione di feed cronologici, la riduzione dell'enfasi sui contenuti di breve durata o la creazione di funzionalità opzionali, il che potrebbe aiutare chi naviga a riavere il controllo sulla propria esperienza.
Poiché i social media continueranno a svolgere un ruolo sempre più importante nella vita quotidiana di tutti, e soprattutto di adolescenti e giovani adulti, questi cambiamenti potrebbero rappresentare un ritorno allo scopo principale dei social media: connessione autentica ed espressione di sé in un mondo digitale che rispetta l’autonomi individuale.