La differenziazione dagli altri, l’esplorazione di sé, la definizione e la comprensione del carattere, delle predilezioni, delle ambizioni e così via, tutto quello che in sintesi si può riassumere nel concetto di personalità, è uno dei grandi compiti evolutivi dell’adolescenza.
Tutti gli individui, dicono gli studiosi, sono una sorta di composizione unica fatta di DNA e tratti fisici e caratteriali, un insieme di potenzialità che, prodotto dalla natura e dalla società, distingue una persona dalle altre.
Ma man mano che un bambino cresce, la società, l’educazione e così via cercano di smussare le differenze più aspre, plasmando la sua personalità in più accettabile, più "normale" e compatibile con un contesto socievole.
Gli adulti pongono delle aspettative, indicano quello che si dovrebbe imparare, come ci si dovrebbe comportare, suggeriscono un percorso che si dovrebbe seguire.
La costruzione dell’identità di un adolescente e poi di un giovane adulto, inizia proprio ridefinendo queste regole, anche sfidandole, disegnando per sé una vita e un’idea di futuro che somigli il più possibile a quello che sente e vuole essere.
In questo viaggio alla scoperta di sé un giovane dovrebbe avere accanto gli adulti che hanno una responsabilità educativa nei suoi confronti, a partire dai genitori.
Molte sono le cose che un genitore può fare per alimentare lo sviluppo della personalità di un figlio.
Ogni ragazzo o ragazza ha dei talenti, cose in cui è naturalmente bravo e capace, a volte anche senza impegnarsi troppo.
Sono caratteristiche spesso evidenti fin da subito, come un talento per la musica o per lo sport. Ma i talenti, spiegano gli esperti, possono anche nascondersi a prima vista, come potenzialità che aspettano il momento giusto per rivelarsi.
Piccole attitudini di comportamento o di sensibilità possono essere indizi di qualcosa di molto importante da sviluppare.
Queste capacità “naturali” sono come degli indicatori di qualcosa di più grande. Riconoscerli è solo l'inizio, poi andranno coltivati anche a costo di grande impegno. Nel saperli vedere un adolescente può trovare nel padre e nella madre un aiuto prezioso.
Ci sono poi le passioni. Le passioni sono come un fuoco che brucia dentro un giovane, che spinge verso ciò che ama. Sono quelle attività e quelle motivazioni che lo accendono e trascinano anche senza che capisca fino in fondo il perché.
A volte, le passioni di un ragazzo si allineano con i suoi talenti, ma non è sempre così. Potrebbe aver amato qualcosa quando era molto piccolo, solo per scoprire da adolescente che non lo interessa più.
Oppure, potrebbe scoprire una nuova passione più avanti nella vita, come prendere uno strumento musicale, un pennello, la pagina bianca di un word processor a vent’anni e sentire di non volerlo lasciare mai più.
Le passioni danno a un giovane l’dea di quello che conta davvero per lui. Sono il motore che lo spinge a esplorare, imparare e crescere.
Un adolescente deve essere sostenuto nel fare attenzione a quello che lo entusiasma, a quello di cui non potrebbe fare a meno. Le passioni lo possono condurre vicino alla sua vera personalità.
La sua personalità poi si definisce attraverso le esperienze che vive.
La vita è una serie eventi ognuno dei quali lascia il segno. Le esperienze plasmano, definiscono e ridefiniscono le prospettive e guidano le scelte. Ogni conversazione, ogni difficoltà, ogni successo, ogni fallimento: tutto si intreccia per creare l’individuo che quel giovane sta diventando.
Nessun altro ha vissuto la sua stessa vita, affrontato al suo modo le situazioni in cui si è trovato o ha visto il mondo attraverso i suoi occhi.
Aiutare un giovane a aderire alla sua individualità significa sostenerlo nel valorizzare il percorso che sta facendo, a riconoscere che ogni esperienza, non importa quanto piccola, ha contribuito alla persona che sta diventando.
Più crescerà, è più dovrà riflettere su quei momenti che lo hanno formato, considerando quanto hanno influito sul suo percorso. Una consapevolezza fondamentale affinché comprenda bene la sua unicità.
La personalità è la “lente” attraverso la quale un giovane vedrà e farà esperienza del mondo. Che sia naturalmente introverso o estroverso, il suo temperamento influenzerà il modo in cui affronterà la vita.
Ma la personalità, spiega la psicologia, non è una sorta di etichetta. È la somma di tutte le piccole cose che rendono un giovane se stesso. Le cose su cui non smette mai di interrogarsi, quelle che lo fanno stare bene o che lo mettono di buon umore, il modo in cui interagisce con gli altri e persino le idiosincrasie e le “stranezze” che potrebbe aver cercato di nascondere.
Quando un giovane, sostenuto dalla relazione educativa con un adulto, farà un passo indietro e guarderà alla situazione generale riferita alla sua personalità, inizierà a vedere come tutti i pezzi si incastrano insieme.
I suoi talenti, le sue passioni, le sue esperienze e la sua personalità, convergono per formare la sua visione del mondo. Questo punto di considerazione è unicamente suo, formato da tutto quello che ha vissuto e da tutto quello che sente di essere.
Essere unici non significa non avere nulla in comune con gli altri. Non si tratta di cercare di essere diversi come per capriccio. Piuttosto, si tratta di capire che la somma delle proprie parti crea un tutto che nessun altro può replicare.
Tutte le esperienze, tutti i dati culturali di partenza, tutte le sfumature del proprio carattere sono come parti di un puzzle. Quando li si riunisce si ottiene l’immagine completa di chi si è.
Conoscere se stesso è un obiettivo evolutivo fondamentale per un giovane. È il primo passo verso una vita davvero sua e un contributo alla società in un modo che solo lui può dare.
Comprendendo chi è e quello che più si adatta alla sua personalità, in modo progettuale, migliorerà non solo la propria vita ma anche quella della comunità in cui vive.