Una delle disposizioni d’animo di cui la maggior parte degli adolescenti è priva, è quella della pazienza. Da un punto di vista educativo, la pazienza viene considerata una delle qualità del comportamento e delle attitudini da sviluppare nei giovani. Da un'altra prospettiva, però, la pazienza sembra giocare un ruolo importante anche per il benessere dei ragazzi.
Sarebbe, infatti, non solo una virtù caratteriale ma un meccanismo di difesa.
Diversi studi hanno cercato di definire meglio cosa costituisca la pazienza e cosa l’impazienza e quali siano i fattori che le determinano.
L'impazienza, come hanno scoperto ricerche effettuate su oltre 1.200 persone, è l'emozione che si prova quando si deve sottostare a un ritardo che sembra ingiusto, irragionevole o inappropriato, come quello causato da un ingorgo stradale al di fuori dell'ora di punta del traffico o quello di una riunione che si sarebbe dovuta concludere già venti minuti prima.
La pazienza è invece la forma di regolazione delle emozioni che vengono utilizzate per affrontare questi sentimenti di impazienza.
La pazienza, come il suo corollario dell’impazienza, è sempre stata una specie di concetto del tipo "quando lo vedo lo riconosco". Ma su questo non concordava la ricercatrice di psicologia della University of California – Riverside, Kate Sweeny.
"Filosofi, studiosi di etica, teologi definiscono la pazienza come una virtù, eppure la maggior parte delle persone afferma di essere impaziente" ha detto la dottoressa Sweeny. "Questo mi ha fatto domandare se forse la pazienza non abbia meno a che fare con l'essere una brava persona e più con il modo in cui affrontiamo le frustrazioni quotidiane".
Ai fini della sua ricerca, la Sweeny ha cercato di definire meglio cosa costituisca pazienza e impazienza, e i fattori che le mettono in atto.
L'impazienza, ha concluso attraverso gli studi citati, è l'emozione scatenata da imprevisti che fanno perdere del tempo e la pazienza è il modo in cui affrontiamo quei sentimenti di impazienza.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Personality and Social Psychology Bulletin.
Gli psicologi usano l’espressione "regolazione delle emozioni" per descrivere le numerose strategie che le persone usano per ridurre (o talvolta aumentare) l'intensità delle loro emozioni. La pazienza, afferma la Sweeny in un articolo teorico di accompagnamento, è il sottoinsieme di queste strategie che mirano in particolare a contrastare i sentimenti di impazienza.
I primi studi che hanno testato questa idea sono stati recentemente pubblicati nell’articolo “When Time is the Enemy: An Initial Test of the Process Model of Patience” sulla rivista Personality and Social Psychology Bulletin
Gli studi hanno chiesto ai partecipanti di considerare le loro reazioni a varie situazioni frustranti che si possono incontrare nella vita di tutti i giorni. Uno raffigurava un ingorgo stradale, un altro descriveva una riunione lunga e noiosa e altri ancora li spingevano a immaginare di essere bloccati in una sala d'attesa.
I partecipanti hanno indicato quanto si sarebbero sentiti impazienti in risposta a ciascuna domanda, e poi se avrebbero contrastato la loro impazienza attraverso strategie come la distrazione, la respirazione profonda o la capacità di vedere i lati positivi della situazione.
I risultati dello studio hanno identificato tre scenari che creano una "tempesta perfetta" per l'impazienza: quando la posta in gioco è relativamente alta (traffico sulla strada per il concerto di una band preferita), quando lo stato di attesa è spiacevole (nessun posto a sedere e nessuna distrazione disponibile) e quando qualcuno è chiaramente da biasimare per il ritardo (il laboratorio ha dimenticato di elaborare il proprio esame medico).
Le persone si sono anche sentite più impazienti quando un ritardo è stato più lungo del previsto, ma sorprendentemente, non quando il ritardo è stato relativamente lungo o breve.
Sebbene quasi tutti negli studi abbiano affermato che si sarebbero sentiti almeno un po' impazienti di fronte a quelle situazioni frustranti, alcune persone sono state più pazienti di altre.
I partecipanti che si sentivano più a loro agio con situazioni aperte e più stabili emotivamente (vale a dire, con un basso bisogno di chiusura e nevroticismo) hanno affermato che di fatto non si sarebbero sentiti troppo impazienti in quegli scenari.
Coloro che erano più abili emotivamente e più bravi nell'autoregolamentazione hanno affermato che avrebbero risposto con più pazienza, anche se inizialmente si erano sentiti impazienti. Essere accomodanti e con un alto livello di empatia è stato un fattore predittivo della pazienza.
"I nostri risultati iniziali supportano molte delle nostre idee su pazienza e impazienza" conclude la Sweeny. "Abbiamo ancora molto da imparare, ma il nostro approccio è piuttosto promettente in termini di aiuto alle persone per gestire i sentimenti di impazienza e, in definitiva, diventare più pazienti nella loro vita quotidiana".
Una metodologia che risulta particolarmente interessante se riferita ai più giovani, per i quali la pazienza, oltre che obiettivo educativo, può anche essere una capacità di regolazione emotiva volta a ridurre lo stress prodotto dalle tante cose che ogni giorno non vanno per il verso giusto.