Probabilmente non esiste genitore cui un figlio adolescente, in qualche occasione di conflitto, non abbia detto frasi come: “Stai rovinando la mia vita” o “Ti odio”. Il comportamento degli adolescenti, al di là della veemenza verbale, può diventare ben peggiore se non si riesce a comprendere e a fare i conti con i cambiamenti anche fisici che scatenano queste esplosioni di aggressività.
Un nuovo importante studio, pubblicato dal Max Planck Institute di Berlino, conferma che gli adolescenti attraversano un momento di profonda trasformazione cerebrale, tra i 13 e i 17 anni, simile a quello già vissuto quando erano piccoli.
Questa seconda volta, però, avviene quando ormai i ragazzi quasi corrispondono ai genitori per dimensioni fisiche e utilizzano un linguaggio molto più colorito, e può essere molto più difficile da gestire.
I genitori, confusi dai conflitti che possono insorgere, se si dimostrano incapaci di gestirli, possono arrivare a perdere il contatto con i propri figli proprio quando avrebbero più bisogno di loro.
Occorre quindi sapere cosa non fare. A partire dai risultati della pubblicazione citata, l’ultima a ribadire quanto da tempo stanno sottolineando le ricerche fatte su questo tema, psicologi ed esperti derivano alcune regole di condotta minime, per i genitori, che possono aiutare a salvare il rapporto con i figli adolescenti, evitando di rendere questo periodo della vita familiare ancora più turbolento.
Smettere di chiedere: "Cosa c'è che non va?"
Non c'è nulla di sbagliato in questa domanda, se viene fatta per sapere veramente cosa angustia il proprio figlio. Tuttavia, spesso, rappresenta solo uno sfogo retorico, un’esclamazione di adulti che hanno perso la pazienza.
Peggio ancora, in questo modo si invia ai ragazzi il messaggio che esista qualcosa di fondamentalmente “difettoso” in loro, che non potrà mai essere modificato.
La ricerca indica che quello che c’è di realmente 'sbagliato' negli adolescenti è il fatto che i lobi frontali nei loro cervelli, quelli che controllano gli impulsi, il ragionamento e la pianificazione, sono gli ultimi a diventare pronti per l'età adulta.
Mentre questo riassetto è in corso, il processo decisionale è il reindirizzato tramite l'amigdala, una parte primitiva del cervello che reagisce istintivamente ed emotivamente a qualunque minaccia venga percepita.
Il dottor Jensen, neuroscienziato e profondo conoscitore del cervello adolescente, spiega: “Gli adolescenti si comprendono di più quando si tiene presente che i lobi frontali del cervello - la parte responsabile del giudizio, del controllo degli impulsi, degli stati d'animo e delle emozioni - è l’ultima a svilupparsi completamente. Così il cervello non sa ancora come regolare se stesso. Gli adolescenti sono come le Ferrari con problemi ai freni”.
Ascoltano poco gli adulti ma, allo stesso tempo, sono ipersensibili alle opinioni che questi hanno su di loro. Fingere di non preoccuparsi è il loro meccanismo di difesa.
Un adolescente confuso può sentirsi profondamente ferito da certe considerazioni disperate del proprio genitore, l’essere che dovrebbe amarlo di più.
I ragazzi voltano e rivoltano dentro se stessi questi messaggi, quando sono soli, trasformandoli in un negativo discorso interiore. Diventano, a volte, voci molto difficili da mettere a tacere una volta che abbiano preso piede nel malleabile cervello di un adolescente.
Un danno potenzialmente irreversibile, se si considera che in questa fase della loro crescita si stanno consolidando quei fattori che influenzeranno la loro futura salute mentale.
Al contrario, uno dei più grandi regali che un genitore possa fare al figlio adolescente è non solo la comprensione di quello che sta accadendo all'interno della sua mente, ma soprattutto avere nelle comunicazioni e nelle considerazioni che si fanno nei suoi confronti una “mentalità di crescita”.
Questo approccio, sviluppato da Carole Dweck, psicologa a Stanford, significa semplicemente spiegare e sottolineare che nessun tratto negativo è mai definitivo o bloccato, e che tutti noi possiamo evolvere e cambiare. Le più recenti ricerche scientifiche sul cervello adolescente dimostrano che è davvero così.
Non alzare la voce
Gli adulti in genere cercano di non gridare ai bambini piccoli, perché questo li fa sentire come dei prepotenti; tuttavia spesso si trovano ad alzare la voce quando i loro figli raggiungono le loro stesse dimensioni.
Un’ esplosione verbale in piena regola può anche essere sentita come il modo più facile - o come l'unica opzione - per mostrare ai ragazzi che si fa davvero sul serio. In momenti come questo l'istinto basilare della lotta prende il sopravvento prima i processi superiori di pensiero abbiano la possibilità di intervenire.
È in momenti simili che si finisce per dire cose di cui poi ci si pente, facendo spesso generalizzazioni schiaccianti sul comportamento dei propri figli, i quali poi a volte non riescono a superarle.
Genitori che urlino, inoltre, insegnano al cervello ancora modificabile e impressionabile dei figlio che urlare è la reazione appropriata, creando così un ciclo di risposte e comportamenti negativi. Questo significa che presto o tardi saranno loro a ricevere un trattamento analogo.
I tredicenni che hanno ricevuto una pesante disciplina e violenti ammonimenti verbale dai loro genitori, si sono dimostrati più portati ad avere crisi depressive all'età di 14 anni, in base alle più recenti risultati pubblicati sulla rivista Child Development. Sono risultati inoltre anche più propensi a comportamento problematici e a manifestazioni di aggressività e rabbia.
Evitare di sentirsi una sorta di “allenatore” per la loro carriera scolastica e di vita
Una volta che i bambini hanno raggiunto i dieci anni, la maggior parte dei genitori viene presa dal panico, tanta è l’ansia che ottengano risultati scolastici stellari. Dedicano a questa questione quasi tutto il tempo della relazione. Per capirne l’effetto, dovrebbero immaginare di trovare tutte le sere a casa il loro capo a valutare le loro performance e fare ramanzine.
I genitori spesso assumono il ruolo di formatori dei loro figli, sentendosi in diritto di bombardarli continuamente con suggerimenti su cosa sarebbe meglio facessero.
Il danno causato da questi continui incitamenti a cercare di fare di più e meglio, può essere di lungo termine nella relazione genitori-figli. In uno studio, pubblicato dal Journal of Personality, si è constatato che gli studenti che sentivano che l’amore e l’attenzione ricevuti dipendevano da quanto bene avessero fatto a scuola, sono risultati poi da adulti più portati al risentimento verso i genitori. Questa categoria di ragazzi, poi, anche quando ottengono buoni risultati, sentono una soddisfazione fugace, e in genere provano vergogna, si sentono colpevoli e di poco valore anche da adulti.
Per questo, è meglio non aggredirli e, al contrario, fare in modo che la casa venga percepita come un rifugio dalle pressioni del mondo esterno, all’interno del quale è possibile rilassarsi e ricaricarsi.
Non lasciarli alle loro faccende
Man mano che i bambini si avvicinano all'adolescenza, sembrano voler stare attorno ai genitori il meno possibile. Il più grande errore che possono compiere i genitori è di lasciarli fare, permettendo loro di isolarsi e dedicarsi in solitudine ai loro nuovi interessi.
Se si ha per casa un adolescente imbronciato che bighellona in giro come un orso con il mal di testa, può francamente essere un sollievo vederlo scomparire nella sua stanza. Ma se si lascia crescere la distanza con lui, non si sarà poi in grado di riprendere contatto quando lui sarà nella fase più a rischio per problemi come la depressione, la dipendenza da internet, i disturbi alimentari e l’autolesionismo.
Meno tempo si spende con loro, più si sentiranno degli “outsiders” a casa, e peggiore diventerà il loro comportamento. Se si sente che un muro è sorto con i propri figli, è giunto il momento di abbatterlo.
Che si tratti di passeggiare insieme con il cane o di andare a bere qualcosa in un bar. Occorre che i genitori trovino spazio affinché i figli possano stare insieme a loro, senza avere impegni impellenti ed evitando discorsetti retorici.
La prima volta che glielo si chiederà, è probabile che i ragazzi reagisca con lo stesso entusiasmo che avrebbero se fosse stato chiesto loro di pulire il pavimento. Occorre perseverare. Dentro di loro si sentiranno lusingati che si desideri trascorrere ancora del tempo con loro per quello che sono, senza un motivo speciale. Se si ha cura di dedicare tempo a questo, la casa diventerà, in modo sorprendentemente rapido, un luogo più felice e meno stressante dove stare.
Mai dire: "Non ho mai parlato ai miei genitori nel modo in cui tu stai parlando a me"
Non c'è nulla che fa imbestialire i genitori più che una palese maleducazione. Una delle più recenti analisi a riguardo è stata fatta dalla psicanalista Gioia Schaverien, la quale ha recentemente raccolto in una pubblicazione venti anni di ricerche a riguardo.
La professoressa Schaverien sostiene che i genitori che sono cresciuti in ambienti scolastici molto rigorosi possono avere una particolare suscettibilità quando i propri figli li sfidano: “Quelli che sono diventati grandi all’interno di regimi educativi in cui non c'era altra scelta che obbedire ad ogni regola, senza sollevare questioni, riferiscono quanto sia difficile sopportare che i loro figli siano imbronciati o anche maleducati con loro, perché a loro stessi non è mai stata data la possibilità di comportarsi in questo modo”..
Esistono anche fondate motivazioni scientifiche secondo le quali non si dovrebbero prendere le esplosioni verbali degli adolescenti in modo personale. La ricerca del Max Planck Institute individua la spiegazione dell'impulsività che causa tanto attrito con i genitori, nel fatto che il cervello degli adolescenti non ha ancora sviluppato la pazienza.
I ricercatori hanno scoperto che gli adolescenti basano molte delle loro azioni sulla gratificazione immediata, pensando al qui e ora, non al futuro.
Non sono cresciuti al punto da sviluppare connessioni nervose sufficienti per supportare adeguatamente il processo decisionale.
Naturalmente, essere consapevoli che i ragazzi adolescenti hanno gli stessi impulsi di esseri ben più piccoli di loro, non significa che si debba trattarli come tali. Ma, con queste informazioni a disposizione, sarà più facile per un genitore rimanere calmo.
I genitori dovrebbero essere inoltre rassicurati anche dal fatto che i loro ragazzi vogliano mettere in mostra i propri limiti proprio con loro, in quanto sentono che questa è la via più comoda e meno rischiosa per manifestarli. E, inoltre, si sentiranno molto meglio con se stessi lodandoli quando lo meritano per il loro comportamento educato, piuttosto che sbattendo la porta e allontanandosi da loro quando diventano antipatici.