Se si vuole dar vita a un acceso dibattito, basta chiedere a un gruppo di genitori cosa pensano dell'uso della tecnologia per monitorare la posizione di un adolescente. Molti adulti si dicono decisamente contrari all’idea di seguire da lontano i movimenti di un adolescente, mentre altri si domandano perché mai un genitore attento non dovrebbe farlo.
Su questo argomento un recente articolo del New York Times ha messo a confronto l’opinione di psicologi ed esperti, oltre che di ragazzi e genitori, a partire dal fatto che esistono oggi delle app che permettono di seguire passo passo un ragazzo mentre si muove nella sua vita indipendente, magari lontano da casa per impegni di studio.
La possibilità di localizzare i nostri figli utilizzando la tecnologia GPS tocca alcuni degli argomenti più impegnativi e carichi di significato della genitorialità: le questioni della fiducia e della sicurezza, il diritto alla privacy e all'autonomia di un giovane, e la verità lacerante che essere un genitore è "decidere che per sempre il proprio cuore se ne vada in giro al di fuori del proprio corpo".
Un sondaggio condotto dal Pew Research Center, un think tank di Washington, ha rilevato che, mentre la maggior parte dei genitori non localizzano i propri figli di età compresa tra i 13 e i 17 anni, un 16% al contrario lo fa. Visto che un genitore utilizzando le app di monitoraggio, può sorvegliare il suo “cuore vagante”, dovrebbe farlo?
Lorrie Faith Cranor, professoressa alla Carnegie Mellon University, studiosa di privacy e sicurezza dei minori nel contesto della tecnologia, ha deciso di non monitorare la posizione dei suoi due figli. "Si è tentati all’idea di farlo perché siamo tutti preoccupati per i nostri figli" osserva la Cranor, ma lei resiste a questo impulso perché non vuole che i suoi figli "si sentano come se i loro genitori li tallonassero per tutto il tempo in cui sono fuori di casa".
Allo stesso modo, Kate Gjaja, una madre che sta crescendo tre adolescenti nella periferia di Chicago, non tiene le tracce digitali su i movimenti dei suoi ragazzi, perché sente che imparare a gestirsi senza la supervisione di un adulto "è una parte importante del processo di crescita".
Il rilevamento della posizione può, senza dubbio, danneggiare il rapporto tra un genitore e il figlio adolescente. La ricerca mostra che gli adolescenti che credono che i loro genitori abbiano invaso la loro privacy continuano ad avere livelli più alti di conflittualità a casa. E gli adolescenti che si risentono di essere “tracciati” digitalmente, a volte disattivano le funzionalità di localizzazione, si preoccupano di "falsificare" il loro GPS o lasciano i loro telefoni a casa di amici per “togliersi” i genitori di dosso.
Da un punto di vista psicologico, ci si deve anche preoccupare che la localizzazione della posizione possa confondere la domanda su chi sia il principale responsabile della sicurezza dell'adolescente “in roaming” - il genitore o l'adolescente stesso?
Se i genitori decidono di non utilizzare la localizzazione, è bene che ne parlino ai figli e spieghino loro il perché, dicendo a esempio: "Quando non sei con noi, sei responsabile di te stesso. Siamo sempre qui se hai bisogno di aiuto, ma non ti controlleremo perché non possiamo, a distanza, proteggerti dalle scelte che fai".
È abbastanza facile sottolineare gli aspetti negativi del rilevamento della posizione, ma non ci può essere qualche buon motivo per tenere traccia dei movimenti di un giovane per telefono? Sì, se si tiene conto di alcuni fattori chiave.
Fare della sicurezza uno sforzo di collaborazione
È possibile seguire segretamente gli adolescenti, ma probabilmente è una cattiva idea.
Jason Curtis, il direttore tecnologico di una scuola che va dalla materna alle medie inferiori, a Dallas, afferma che i genitori che cercano di nascondere il fatto che stanno monitorando la posizione dei figli di solito minano la loro fiducia perché, secondo la sua esperienza, "la maggior parte delle volte, i ragazzi se ne accorgono".
A parte questo, i genitori che usano la localizzazione per cercare di sapere quando i loro ragazzi fanno qualcosa di scorretto, dovrebbero soppesare il danno che sentono di prevenire in rapporto a quello che tale sorveglianza può fare al loro rapporto con il loro ragazzo.
Se fatta in modo collaborativo, tuttavia, la localizzazione può contribuire alla sicurezza degli adolescenti.
Ad esempio, i genitori potrebbero concordare con il loro giovane neo patentato che controlleranno la sua posizione se è in ritardo, invece di mandare SMS o chiamarlo mentre è probabile che sia al volante. E il signor Curtis ha spiegato ai suoi figli, con i quali usa le app di localizzazione, che se mai hanno urgente bisogno di essere raggiunti "non devono nemmeno chiamare", ma possono mandargli un messaggio di testo con un codice concordato e lui si muoverà subito per andare da loro.
Allo stesso modo la pensa John Shoemaker, un sedicenne che vive a Coronado, in California, soffre di una grave allergia alle noci. Porta un EpiPen e un inalatore, ma ha un accordo con i suoi genitori che lo cercheranno tramite il suo iPhone se non tornerà all’ora stabilita o non risponderà. "Lo vedo come una connessione di sicurezza" ha spiegato. "Se dovesse succedere qualcosa, è bello sapere che qualcuno può rintracciare dove sono".
Valutare i limiti del rilevamento della posizione
I genitori che sanno dove sono i loro figli non dovrebbero fare supposizioni su quello che stanno facendo.
Un ragazzo può infatti essere impegnato a fare la cosa giusta nel posto sbagliato, altri possono essere dediti a cose tutte sbagliate nel posto esatto in cui dovrebbero essere agli occhi dei genitori.
Quando si tratta di sapere cosa sta succedendo con un adolescente, avere la sua posizione non può prendere il posto di avere un solido rapporto di comunicazione con lui.
Considerarla come una cosa temporanea
Per molte famiglie, il desiderio di un'adolescente di aumentare l'autonomia supera la disponibilità dei genitori a concederlo.
In questi momenti, il rilevamento della posizione può essere utilizzato per stabilire la fiducia che porta a una maggiore libertà.
I genitori potrebbero aiutare i loro bambini o adolescenti a muoversi verso l'indipendenza dicendo: "Ci aspettiamo che tu ci dica dove sarai, per farci sapere se i tuoi piani cambiano e per rispondere se raggiungiamo. Confermeremo la tua posizione telefonicamente per un po', ma una volta che ci sentiremo sicuri di tutto questo, smetteremo di guardarti alle spalle. "
Il monitoraggio può anche essere utilizzato per ricostruire la fiducia che sia stata persa. Ad esempio, un ragazzo che abbia fatto qualcosa di sbagliato e al quale sia stata ridotta la libertà, potrebbe accettare di essere controllato per un certo periodo, al termine del quale, dopo aver riacquistato la fiducia dei genitori, potrebbe recuperare la sua libertà di movimento.
Il fatto che adolescenti e giovani adulti localizzano regolarmente i loro amici, non deve far presumere ai genitori che accetterebbero la stessa cosa con loro. Quello che si può consentire ai pari di conoscere, potrebbe essere meno gradito a un genitore e quindi un ragazzo potrebbe rifiutare questo argomento per lasciarsi monitorare.
A 18 anni o anche prima, i genitori dovrebbero chiedere agli adolescenti se va loro ancora bene di essere localizzati. Soprattutto quando i ragazzi, magari per motivi di studio, si trasferiscono lontano da casa, vanno al college, a volte in uno stato lontano: essere responsabili di se stessi deve essere come considerato una parte dell’impegno che stanno affrontando.
Crescere degli adolescenti comporta la “garanzia” di alcuni disagi. Spesso non si sa dove siano i figli, cosa stiano facendo e se ci diranno la verità nel caso dovessimo chiederglielo.
La localizzazione consente di affrontare alcune di queste preoccupazioni anche se può esacerbare un secolare dilemma genitoriale: voler mantenere i figli al sicuro, mantenere un rapporto amorevole e, contemporaneamente, favorire la loro indipendenza.