Spesso può risultare difficile dire di no, ma la vita e le relazioni si complicano se non ci si riesce a farlo. Il “no” può essere usato quando si discute, si protesta, si rifiuta, quando ci si difende o si vuole impedire qualcosa di indesiderato.
Sebbene "no" possa non essere facile da dire, è spesso necessario dirlo nel corso dell’adolescenza, quando si impara quali possano essere le sue conseguenze sociali.
Non si fa alcun favore a un adolescente quando lo si cresce portandolo a farsi lodare come qualcuno che è sempre gradevole, che non si lamenta mai, che compiace a tutti i costi e va d'accordo, che si piega al disaccordo arrivando a provare insoddisfazione in silenzio. Un adolescente che non riesca a dire “no”.
Ogni genitore, di fronte a rischi e pressioni sociali, vorrebbero crescere un ragazzo in grado di opporsi e negarsi, in modo da proteggere la sua sicurezza e il suo interesse personale. In grado ad esempio di opporsi al bullismo o di rifiutare la tentazione delle sostanze offerte dai compagni.
L’altra faccia della medaglia, è che i genitori tendono ad essere meno entusiasti di questa dichiarazione negativa quando viene usata con loro. Il “no” adolescente sfida la loro autorità. Si oppone a ciò che vorrebbero.
Quindi, può essere un cambiamento frustrante per i genitori quando il loro figlio prima compiacente diventa un adolescente più resistente. Nel corso dell’adolescenza la resistenza passiva, come il ritardo o l’evitamento, e la resistenza attiva come la discussione possono diventare più frequenti. Il costante disaccordo di un figlio può risultare estenuante.
Prima il ragazzo vive nella fase in cui il potere e l’autorità dei genitori è accettata, poi da adolescente entra nell’”età del consenso”, rendendosi conto che i genitori lo possono obbligarlo o fermarlo senza la sua collaborazione.
Ai genitori che si sentono sfidati o anche oppressi dalla resistenza adolescenziale dei figli, occorre ricordare che un ragazzo che osa dire di no all’autorità genitoriale, è spesso più abituato a porre limiti e a dire “no” anche agli amici.
Il sentirsi frustrati dal "no" di un ragazzo adolescente, può aiutare a capire come spesso anche lui si senta frustrato. Spingendo per una maggiore libertà di azione, il ragazzo incontra sempre più spesso il "no" dei genitori.
Per un adolescente, premere per una maggiore libertà di crescita, un "no" dei genitori può essere difficile da accettare. Capito questo, i genitori possono disporsi ad ascoltare le sue ragioni e stemperare la fermezza con una necessaria dose di flessibilità.
Quando viene espresso un "no" da un figlio o viene contestato un "no" dei genitori, è necessario iniziare una conversazione proprio sulle ragioni di quel "no".
Anche se a volte vengono accusati con rabbia da un adolescente che si vede negato un desiderio, i genitori spesso proibiscono qualcosa pensando al benessere del giovane. Pertanto, quando mettono in atto un divieto importante, devono spiegarlo apertamente.
Quando un genitore sente che non vuole e non dovrebbe accettare un "no" come risposta, può arrivare a escludere differenze di opinioni, discussioni, assumendo un atteggiamento autoritario.
Nel peggiore dei casi, un genitore solamente autoritario non solo interrompe una comunicazione aperta e onesta con i figli, ma esercita un comportamento prepotente che può avere effetti duraturi sui ragazzi.
All'estremo, un genitore che non dialoga ma semplicemente comanda, può portare un ragazzo ad agire nello stesso modo nelle sue relazioni. Identificandosi con il genitore autoritorio, il giovane può essere predisposto ad agire con prepotenza, per ottenere quello che vuole.
Oppure, al contrario, di fronte a un compagno autoritario quanto il genitore, può essere predisposto ad agire in modo sottomesso e compiacente. Nel primo caso si può correre il rischio di essere abusanti, nel secondo di essere abusati.
Un semplice "no" può essere una parola molto complicata ma necessaria da dire, per sostenere lo sviluppo della personalità di un ragazzo adolescente.