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Capita a tutti i genitori di trovarsi in una situazione conviviale con altri adulti e di bere qualcosa con loro. Una situazione rilassata e piacevole. A un certo punto, uno degli amici offre una lattina di birra a suo figlio. Quasi di certo anche il proprio ragazzo, anche lui quindicenne, ne chiederà una.

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Non si vuole che ancora beva alcolici ma, di sicuro, prima o poi proverà a farlo. Si preferirebbe che lo ricevesse da noi o da qualcun altro, in un’altra situazione? I genitori sono presi da un’ovvia preoccupazione per quello che potrebbe portare il provare l'alcol ora in futuro.

Cosa fare?

I ricercatori che si sono occupati della questione in diversi studi mostrano che non offrire alcol a un figlio è la cosa migliore; ma, se lo si fa, un sorso è ovviamente meno rischioso che dargli la bottiglietta o una lattina.

I genitori giocano un ruolo fondamentale

Sembra che, in generale, meno adolescenti bevano alcol rispetto alle generazioni precedenti. Tuttavia, l'alcol è ancora uno dei maggiori fattori che contribuiscono alla morte e alla malattia nei giovani, anche a causa di infortuni, incidenti e suicidio.

I genitori svolgono un ruolo chiave nel fornire agli adolescenti gli strumenti per fare scelte di vita sane. Sono, d’altra parte, anche una delle principali fonti per la disponibilità di alcol per gli adolescenti.

In effetti, molti genitori lasciano la possibilità di bere alcol ai propri figli pensando che sia il modo più sicuro per introdurlo, fiduciosi di poterne frenare gli abusi.

Niente alcol è la cosa migliore. Ma è realistica?

Una ricerca realizzata In Australia ha cercato di comprendere le modalità usuali di concessione e offerta di alcolici da parte di genitori e coetanei, e se alcune tipologie aumentassero la possibilità di bere in modo eccessivo, provocando danni correlati all'alcol e problemi di alcolismo da giovani adulti.

È stato quindi intervistato lo stesso gruppo di giovani australiani ogni anno da quando avevano 13 anni fino ai 19 anni.

Si è scoperto che non dare alcol agli adolescenti da parte di genitori e parenti è l’opzione meno rischiosa in termini di prevenzione del consumo eccessivo di alcol, danni correlati all'alcol (ad esempio incidenti, svenimenti, risse) e problemi di alcolismo.

I giovani a cui non veniva concesso alcol, o che ne ricevevano solo quantità minime a un’età inferiore ai 18 anni, avevano il rischio più basso di abuso di alcol, di subire danni correlati all'alcol e di riportare sintomi di abuso di alcol, dipendenza e disturbo da consumo di alcol nella prima età adulta.

Questo risultato è in linea con la ricerca precedente secondo cui non consentire l'alcol prima dei 18 anni è il modo migliore per ridurre la possibilità che gli adolescenti esagerino nel consumo e sviluppino problemi fisici, psicologici o sociali a causa dell'alcol. È inoltre conforme alle linee guida dei principali paesi occidentali in merito all’assunzione di alcol.

Tuttavia, questo a volte non è realistico, poiché l'adolescenza è per quasi tutti i ragazzi un momento di sperimentazione e anche di rischio. I genitori possono inoltre sentirsi spinti a concedere alcol ai loro figli se altri genitori che conoscono lo stanno facendo.

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Quali altre opzioni esistono?

I ricercatori hanno riscontrato che i giovani che hanno ricevuto bevande in modo maggiore, ad esempio un’intera bottiglietta o lattina, dai loro genitori prima dell'adolescenza (ragazzi di età compresa tra 14 e 16 anni) o sono stati “riforniti” dai loro coetanei, hanno bevuto più pesantemente durante l'adolescenza. Avevano anche molte più probabilità di ubriacarsi, riferire sintomi di problemi con l'alcol e sperimentare danni legati all'alcol nella prima età adulta.

La disponibilità precoce da parte dei genitori e l'offerta da parte dei coetanei sono state precocemente collegate a un maggiore consumo di alcol e a problemi correlati all'alcol (con il rischio che aumenta ogni anno prima si verifichi l’occasione di bere). Una precoce escalation del consumo eccessivo di alcol comporta un aumento del rischio di una serie di conseguenze negative, compresi quelli relativi alla salute fisica e mentale, alla scuola o al lavoro, e ai problemi sociali.

Posizionati nel mezzo del continuum di rischio c'erano giovani che ricevevano sorsi solo dai genitori nella prima e media adolescenza (14-16 anni), ai quali venivano poi concesse bevande intere intorno ai 17 anni, e in misura minore, offerte dai loro coetanei.

Questi giovani avevano maggiori probabilità di esagerare o subire danni legati all'alcol rispetto a quelli cui non veniva affatto fornito alcol. Ma avevano meno probabilità degli adolescenti che ricevevano bevande intere durante la prima metà dell'adolescenza.

Indipendentemente dall'intento, qualsiasi concessione può normalizzare e significare un'approvazione o la permissività in merito al consumo di alcol per gli adolescenti.

Sebbene sia più sicuro non fornire alcolici durante l'adolescenza, se i genitori lo fanno, concedere un sorso e solo nella prima metà dell'adolescenza e ritardare il permesso per bere un’intera lattina il più a lungo possibile porta al causare meno danni rispetto a una permissività meno limitata e precoce.

In definitiva, per i genitori, idealmente, non fornire alcol a ragazzi di età inferiore ai 18 anni è l’opzione migliore. Aspettare il più a lungo possibile per iniziare a bere alcolici è la cosa più sicura.

Se, tuttavia, si sta concedendo un sorso, è bene questo accada, sotto supervisione.

Occorre poi sapere chi sono gli amici del proprio figlio; assicurarsi di sapere dove sarà e con chi. Se farà tardi a casa, sarà bene verificare con un altro genitore. Questo monitoraggio riduce la possibilità che un ragazzo si trovi in ​​un ambiente non sicuro e che i suoi amici gli passino degli alcolici.

Bisogna poi stabilire alcune regole specifiche per l'alcol (ad esempio, non bere alcol dagli amici, è consentito bere solo se un genitore o un adulto è presente per supervisionare). Limitare l'accesso all'alcol in casa, cercando di tenerlo in luoghi troppo accessibili o in evidenza.

E poi fornire esempi di comportamenti positivi in relazione al bere (ad esempio, mangiare prima e mentre si beve e attenersi alla quantità raccomandata di alcolici al giorno o alla settimana).

Dall’esempio, dal confronto e dalla trasmissione di informazioni specifiche sui rischi può infatti nascere una corretta modalità di gestione in autonomia di un’abitudine così potenzialmente pericolosa, fisicamente e psicologicamente, come quella del consumo di alcol.


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