L’estraneità a volte provoca turbamento, è quasi istintivo trovare punti di contatto e di riconoscimento con ciò che è sconosciuto, per renderlo a noi più familiare e “comprensibile”. Per entrare immediatamente in contatto a volte si fanno proiezioni falsate. Questo può avvenire anche con un figlio.
Trovare punti di somiglianza e riconoscimento, spiega la psicologia, fa sentire meglio e porta ad accettare di buon grado compromessi e sacrifici che si faranno per garantire un positivo sviluppo a un figlio.
In genere le prime attribuzioni che si fanno sono piacevoli e positive, si notano parti belle in somiglianza con quelle proprie o del proprio partner, così come particolari comportamenti e modi di fare. Non mancano certo anche impressioni negative su certi aspetti del carattere o del temperamento, ma sempre come variazioni di qualità proprie o di altri familiari.
Le attribuzioni, sia positive che negative, fanno di un figlio qualcuno con cui ci si possa identificare, creano le basi per stabilire un legame emotivo. Legame che potrebbe rivelarsi gratificante o deludente, ma che deve esserci in una qualche forma altrimenti diventa difficile giustificare l'immensa energia e investimento richiesti nel ruolo di genitori.
Il problema, spiegano gli esperti in materia, è che queste attribuzioni necessarie possono anche accecare e portare a vedere la realtà in modo distorto e, in particolare se sono preoccupanti, rendere difficile rispondere a un figlio per l'individuo che in verità è, piuttosto che all'individuo che si crede che sia, in base alle proiezioni che si fanno.
Leggendo, e talvolta interpretando erroneamente, il significato di comportamenti e caratteristiche che un ragazzo mostra, in particolare mentre sta crescendo e raggiungendo l’indipendenza, si costruisce una figura che non risponde alla realtà e che porterà facilmente a delusioni e frustrazioni.
La tarda adolescenza è una fase in cui i figli in genere si allontanano molto dai genitori e questi si trovano a combattere con il “fantasma” di individuo sorto in gran parte dalle loro proiezioni, anziché interagire significativamente con la persona reale che sta davanti a loro.
I genitori spesso fanno proiezioni positive leggendo comportamenti o caratteristiche che rispondono a modelli di riferimento all’interno della famiglia, così come, al contrario, giudicano a volte troppo severamente comportamenti o azioni negative perché ricordano quelle che hanno caratterizzato l’esistenza di altri familiari e sono preoccupati che il figlio segua la stessa strada.
Non c'è nulla di male nel notare le somiglianze, positive o negative, tra un figlio e un altro membro della famiglia, spiegano gli esperti di terapia familiare. Farlo è uno dei modi in cui ci si prepara alla vasta gamma di doveri e obblighi associati alla genitorialità. Ma prestare attenzione alle differenze è altrettanto importante.
Tutti i genitori cercano ciò che è familiare nel proprio figlio, ma devono evitare che ciò che è familiare impedisca allo stesso tempo di vedere ciò che è diverso e di comprendere, quindi, l'unicità della persona che sta effettivamente diventando il proprio ragazzo.