Nell’ambito dei tanti “fronti” sui quali si sviluppa la relazione educativa tra un genitore e il figlio adolescente, oggi giocano un ruolo di “disturbo” gli influencer, che esercitano un’influenza spesso negativa sui ragazzi, anche in merito a argomenti e questioni delicate, senza avere le necessarie competenze.
Gli influencer nei casi più estremi arrivano a essere, per gli adolescenti, modelli di ruolo e mentori. Catturano due tra le cose più preziose: tempo e attenzione.
Attraverso i loro follower, influenzano ogni aspetto della vita di un ragazzo o di una ragazza, dai comportamenti di acquisto, ai prodotti da preferire, al cibo da mangiare, al modo in cui truccarsi, pettinarsi, proporsi, e così via.
L'azione degli influencer può essere quella che favorisce il successo della canzone che improvvisamente viene imparata a memoria o spinge all’acquisto all’ultimo telefonino o a scegliere il viaggio da organizzare.
Per molti giovani, esiste anche un altro titolo silenziosamente conferito agli influencer: quello di modello di ruolo, affermano gli studiosi di questo fenomeno.
Crescendo in una realtà fortemente influenzata dai social media, la Generazione Z si è rivolta agli influencer come a figure di pseudo-mentori, guide e ispiratori di comportamenti e obiettivi.
Dopo aver vissuto anni difficili a causa della pandemia, del diffondersi di situazioni di solitudine e sofferenza emotiva, non c'è forse da meravigliarsi se molti adolescenti trovano conforto nell'accesso continuo ai profili dei loro influencer.
Un vasto pubblico di giovani trova in questi personaggi gli esempi da seguire loro e non all’interno delle cerchie sociali convenzionali, tra i membri della famiglia o tra gli insegnanti.
Durante i lockdown per la pandemia, la popolarità degli influencer è notevolmente aumentata. Molti adolescenti sono stati obbligati a cercare educazione, intrattenimento e supporto sociale ed emotivo attraverso uno smartphone.
Per certi versi è stato anche un fatto positivo, perché in questo modo gli adolescenti hanno potuto coltivare un senso di comunità, anche se virtuale. Nonostante il caos del mondo esterno, gli adolescenti hanno potuto rivolgersi a una “famiglia digitale”.
Riflettendo le dinamiche sociali superficiali spesso viste negli ambienti scolastici, gli adolescenti hanno rapidamente coltivato una nuova forma di confidenza e intimità. Hanno identificato le figure più “popolari” nella loro comunità digitale basandosi sul livello di coinvolgimento dei loro post. Questi influencer offrivano al loro pubblico conforto, guida e una sorta di evasione.
Gli adolescenti sono sempre stati fan accaniti di figure pubbliche: cantati, gruppi rock, attori e attrici, campioni dello sport, tappezzando le loro camere con i loro poster. Tuttavia queste figure pubbliche esercitavano la loro influenza al massimo su riviste mensili, non attraverso video quotidiani. Oggi gli adolescenti attendono il nuovo video di un influencer come se fosse un appuntamento piacevole con un amico fidato.
Emulando i comportamenti che vedono online, i ragazzi possono finire per cercare di allinearsi con gli ideali e gli stili di vita incarnati dagli influencer. Passare così tanto tempo a conoscere i dettagli delle loro personalità permette agli adolescenti di evadere dalla monotonia ma a prezzo di distogliere molta attenzione e energia dalle loro stesse vite.
Inoltre, viene sottolineato a livello educativo, gli influencer su cui gli adolescenti fanno affidamento per avere supporto emotivo e connessione in genere mancano di qualsiasi formazione o credenziali in riferimento alla salute mentale.
Gli influencer, ad esempio, spiegano gli psicologi, spesso non riescono a distinguere tra sentimenti spiacevoli normali e disturbi clinicamente significativi quando trasmettono o postano contenuti per il loro pubblico.
Il tipico “dialogo” online da loro prodotto banalizza termini e sofferenze di fronte a coloro che vivono realmente con disturbi psicologici. Inoltre, molti adolescenti che guardano questi video alla ricerca di contatto e riconoscimento, si autodiagnosticano spesso erroneamente disturbi che non hanno.
Questo non significa che i social media non possano fornire modelli positivi di ruolo. Tuttavia, sottolineano gli esperti, è cruciale per i giovani capire che si può ammirare profondamente qualcuno pur riconoscendo le differenze tra la sua vita e la nostra—e che le differenze tra la propria vita e quella attentamente curata di un influencer non costituisce una forma di inferiorità.
I genitori non possono tornare indietro nel tempo a quando questi fenomeni non esistevano, ma possono agire per limitare la pressione degli influencer sui loro figli.
Possono, anzitutto, aiutare gli adolescenti a impostare limiti sulle app che consumano la maggior parte del loro tempo. Ogni telefono ha una funzione che permette di monitorare il tempo trascorso su una certa app. Probabilmente rimarranno stupiti dal numero di ore che passano sui social media.
Secondo ricerche recenti l’82% degli adolescenti trascorre circa 5 ore al giorno online, per un totale di quasi tre mesi all’anno. Con questa conoscenza, i ragazzi possono comprendere meglio e definire le loro priorità (es. "Venti minuti su Instagram solo dopo aver finito un compito") e sentirsi persino meglio con se stessi.
Poi, gli adulti devono favorire in casa un ambiente sicuro psicologicamente in cui i giovani abbiano il permesso di interagire. Molti ragazzi si rivolgono ai social media in cerca di qualcuno che possa validare le loro esperienze emotive. Oltre ai loro telefoni, è cruciale che i giovani abbiano spazi alternativi — attorno al tavolo della cucina, sul divano insieme ai familiari — in cui vi sia il permesso di sentire ed esprimere tutte le emozioni che accompagnano la loro crescita. Bisogna manifestare curiosità nei confronti del loro punto di vista e dei loro sentimenti. Meglio informarsi sui loro influencer preferiti piuttosto che somministrare delle prediche in merito.
Un genitore comunicando il suo supporto incondizionato ai figli, mostra loro che l'amore e la validazione non vengono solo da uno schermo. Semplicemente essendo presenti fisicamente ed emotivamente per un ragazzo si può rinforzare il valore insostituibile della connessione umana in presenza.
I ragazzi vanno incoraggiati a seguire il loro giudizio e a rimanere pensatori critici. Questo può accadere in molte forme, ma dovrebbe sicuramente includere l’invitarli a considerare cosa sanno veramente dei personaggi che seguono con tanta passione. Chi sono queste persone? Cosa le rende così influenti—e cosa, in particolare, le rende influenti nella loro vita?
Dando la giusta importanza alle loro opinioni e ai loro sentimenti, li si incoraggia a ritirarsi dai social media quando notano di plasmare le proprie emozioni e valori sulla base di quelli di un influencer.
Occorre restare curiosi e desiderosi di imparare. È facile, sottolineano gli esperti del tema, liquidare l’azione degli influencer come superficiale o effimera: questo non la fa sparire.
Si può far fatica a comprendere e accettare che un figlio preferisca passare tanto tempo online piuttosto che con la madre o con il padre. Ma è importante capire il periodo storico unico in cui i ragazzi stanno crescendo.
Per quanto superficiali e irreali possano apparire le connessioni online, il posto degli influencer è sempre più centrale nella dimensione evolutiva dei giovani oggi. Non solo accettare che sia così ma anche come i ragazzi la pensano a riguardo — e incoraggiare in loro un po' di impegno critico. È un primo passo fondamentale, per genitori, insegnanti, educatori, per fare i conti con le implicazioni di questi nuovi modelli di ruolo.