Seguendo il desiderio di sostenere un figlio già quasi adulto che si trovi in difficoltà nell’affrontare i tanti passaggi per arrivare all’indipendenza, soprattutto in un periodo così critico economicamente, un genitore viene spesso guidato dall'amore e dalla preoccupazione e, a volte, il suo aiuto si spinge oltre il limite che dovrebbe rispettare.
Un eccesso di preoccupazione può generare un ciclo di ansia e stress sia per il genitore che per il figlio. Sebbene il desiderio di intervenire e aiutare sia naturale, un coinvolgimento eccessivo può diventare dannoso, spiegano gli esperti di genitorialità.
Sapere quando e come stabilire limiti sani è fondamentale per rompere questo ciclo e promuovere una relazione più equilibrata e di supporto efficace.
Non è difficile riconoscere quando il proprio supporto sta diventando eccessivo e adottare, al contrario, quegli atteggiamenti che assicurano aiuto senza favorire la dipendenza.
Vivere la vita al posto loro
Prendiamo l’esempio di un figlio quasi trentenne che perda il lavoro. I genitori faticano a vederlo in difficoltà. Si offrono immediatamente di pagare l'affitto, di contattare potenziali datori di lavoro per suo conto e magari si mettono a rispondere ad annunci di lavoro al suo posto.
Sebbene queste intenzioni siano buone, un tale livello di coinvolgimento può fare più male che bene. Assumendosi responsabilità che sono solo sue, i genitori impediscono inavvertitamente a un figlio di affrontare le conseguenze delle sue azioni e di costruire la resilienza necessaria per “sopravvivere” tra gli alti e bassi della vita.
Gli esperti suggerimento di aumentare il senso di potere dei figli adulti aiutandoli a sviluppare capacità di problem-solving piuttosto che risolvere i problemi al loro posto. Possono ad esempio incoraggiarli a creare un piano per gestire le loro spese mentre cercano un nuovo lavoro. Offrire una guida su come fare costruire contatti e richieste in modo efficace, con l'obiettivo di supportarli in un modo che favorisca l'indipendenza, non la dipendenza.
Occorre, in altre parole, dare loro gli strumenti per impostare la loro vita piuttosto che costruirla al posto loro.
Evitare di essere la loro ancora emotiva
Si pensi a un figlio ormai adulto e indipendente che soffra di depressione e chiami spesso il padre a tarda notte per sfogarsi delle sue difficoltà. Il padre, volendo essere un bravo genitore, ascolta per ore e poi annulla gli impegni del giorno dopo per essere al suo fianco. Col tempo, questo genitore può diventare solo più ansioso e affaticato, come se la felicità o il benessere del figlio dipendessero interamente da lui. Questa costante disponibilità emotiva lascia un adulto prosciugato e confonde il confine tra essere di supporto e assumersi la responsabilità della salute mentale del figlio.
In casi come questo, gli esperti sottolineano l'importanza di stabilire dei limiti su quando e come fornire supporto emotivo. Ad esempio, invece di consentire telefonate a tarda notte, meglio discutere le cose durante il giorno, quando si è più riposati. Occorre incoraggiare un figlio adulto a cercare ulteriore supporto, come terapia o gruppi di pari, dove poter elaborare le sue emozioni al di fuori della dinamica familiare. Questo può alleviare il peso emotivo che grava su un genitore mentre, allo stesso tempo, insegna al ragazzo a cavarsela in modo indipendente.
È sì essenziale esserci per loro, ma non a scapito della propria salute mentale.
Essere ossessionati da ogni loro mossa
Un caso di figlio con problemi di dipendenza. I pensieri dei genitori sono costantemente percorsi dalla preoccupazione se il loro ragazzo si stia ancora drogando, e dalla preoccupazione su dove si trovi e con chi stia.
Controllano i suoi social media e magari passano in auto nei posti in cui pensano possa essere per vedere come sta. Questo comportamento ossessivo non solo mette a dura prova le relazioni e la vita quotidiana di genitori, ma esercita anche un'enorme pressione sui figli, che iniziano a sentirsi soffocati e controllati.
Quando le scelte di un figlio adulto dominano i pensieri di un genitore, sottolineano gli esperti, è segno che questi deve fare un passo indietro. Essere eccessivamente coinvolti o iper-vigilanti può creare una dinamica malsana in cui la vita di un genitore ruota interamente attorno a quella di un figlio, rendendo difficile per entrambi evolvere.
In casi come questo è bene reindirizzare l’attenzione sulla propria vita, dedicandosi ad attività che piacciono, quali hobby, momenti di socializzazione, sport e anche meditazione. Sviluppare interessi e un sistema di supporto al di fuori della relazione con un figlio aiuterà a gestire l’ansia e consentirà di esserci per lui da una posizione di forza ed equilibrio. A volte, per un genitore, cercare una terapia per se stesso può fornire uno spazio prezioso per esplorare i sentimenti e ridurre l'impulso di controllare ogni mossa di un figlio adulto.
Rompere il ciclo della co-dipendenza: come fare un passo indietro e stabilire dei limiti
Il pensiero di fare un passo indietro può essere a suo modo sconvolgente, soprattutto quando un genitore sente che la vita del figlio sta cadendo a pezzi senza il suo aiuto. Questo non significa, sottolineano gli esperti, abbandonarlo, ma ridefinire il proprio ruolo nella sua vita. Stabilire dei limiti non significa che gli si voglia meno bene: si sta, al contrario, scegliendo un modo più sano per supportarlo.
Il consiglio è di parlare apertamente e onestamente con un figlio dei nuovi limiti, spiegando perché li si sta impostando e quanto saranno utili a entrambi. Questo potrebbe significare decidere di non dare un aiuto finanziario, di limitare il numero di chiamate giornaliere o accettare di non discutere di argomenti specifici che scatenano la preoccupazione.
La coerenza in questo processo è essenziale. Anche se all'inizio sembra impegnativo, bisogna impegnarsi a rispettare i limiti che si sono fissati.
In definitiva, riconoscere i segnali che non danno potere a un figlio ma lo “depotenziano”, è il primo passo verso la costruzione di una relazione più equilibrata con un giovane adulto.
Dargli il potere di prendersi la responsabilità della sua vita promuove una relazione basata sul rispetto reciproco e incoraggia lo sviluppo di resilienza e indipendenza. È importante, per un genitore, ricordare che il suo “dovere” non è risolvere ogni problema nella vita dei figli, ma aiutarli ad acquisire le competenze per affrontarli e risolverli in autonomia.