Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove riconoscermi parte di un gruppo di operatori che perseguono uno scopo comune.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove è condivisa una visione di fondo della tutela dell’infanzia che tiene in conto l’esperienza della giustizia minorile italiana degli ultimi decenni.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove due bambini in una situazione analoga non hanno destini completamente diversi a seconda del giudice che si occupa di loro.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove, pur all’interno di una visione d’insieme, c’è spazio per il disaccordo e per la ricerca di soluzioni il più possibile condivise.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si esce soddisfatti da una discussione non perché si è riusciti a prevalere ma perché si sono comprese meglio le proprie ragioni e quelle degli altri.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove i giudici togati sono interessati a comprendere i fenomeni sociali e i giudici onorari si impegnano a capire i meccanismi del diritto;
dove tutte le discipline, anche quelle non giuridiche, hanno piena dignità;
dove i loro saperi sono ritenuti un contributo utile per leggere le informazioni di cui si dispone inserendole in una cornice di senso.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove la legge viene applicata nel confronto con la realtà e non con l’astrattezza.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si decide su ogni situazione analizzando proprio quella situazione e non ciò che rappresenta.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove la dignità delle persone è un valore.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove non occorrono sottolineature per capire quanto questa dignità sia offesa da ogni atto di violenza, sia essa psicologica, verbale, fisica o sessuale.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni che non ritiene i bambini meno attendibili degli adulti.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove non ci sono dogmi, né quello dell’allontanamento dalla famiglia né il suo contrario.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si è capaci di ascoltare il malessere nelle relazioni familiari che rende necessario l’intervento giudiziario.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni che, quando deve scegliere se tutelare gli adulti o i bambini, sta dalla parte dei bambini.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni che protegge i diritti dell’individuo.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni che, quando un comportamento infrange i diritti di una persona, si preoccupa di chi non può difendersi da solo: il minore nel processo civile, la vittima in quello penale.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove le udienze penali non prescindono dal reato,
dove l’obiettivo augurabile non è il colpo di spugna ma lo stimolo a crescere,
dove i progetti di messa alla prova prendono sul serio le potenzialità e difficoltà degli imputati.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si è grati di ogni confronto possibile con i giudici di altri Tribunali o con gli operatori del proprio territorio,
dove si coltiva lo spazio per una riflessione sul proprio lavoro,
dove si è consapevoli di operare in un ambito sensibile e in continuo cambiamento e per questo si cerca di aggiornarsi.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni che comprende la presenza di insufficienze al proprio interno come nei Servizi Sociali o in altre istituzioni.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove i problemi organizzativi vengono affrontati non disgiunti da quelli di contenuto.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si è consapevoli che ciò che si dice non è più importante del tono con cui lo si dice.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si ha a cuore la propria istituzione di riferimento.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove il dubbio di chi ha meno esperienza è l’occasione data agli altri per verificare il fondamento delle proprie ipotesi interpretative;
dove chi desidera un cambiamento incomincia con l’ascoltare chi è lì da più tempo;
dove non si demolisce una prassi consolidata prima di aver capito fino in fondo che cos’è, quali frutti ha dato, a quale problema ha risposto nel tempo e se quel problema esiste ancora.
Vorrei lavorare in un Tribunale per i Minorenni dove si comprende che in un sistema complesso, fatto di interdipendenze, l’unico mutamento possibile è quello che si fa con e non contro gli altri.
testo precendetemente pubblicato dalla rivista MinoriGiustizia