Quando ho visto il cartellone pubblicitario ho pensato fosse un cartone da guardare, quando ho visto il trailer me ne sono convinta! Ma perché questo titolo?
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Uscendo dalla sala ho sentito un bambino dire ai genitori: “quindi la morale è che anche se sono tutti diversi possono stare insieme e stare bene e hanno trovato la loro casa?!”
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Home ha i personaggi principali di qualsiasi storia, anche se a tratti surreale: ci sono i buoni, gli alieni e i cattivi. Il finale non è per niente scontato!
Gli alieni Boov arrivano sulla terra per salvarsi spedendo tutti gli umani in Australia. Rimane solo un’adolescente con il suo gatto che va alla ricerca della madre scomparsa. Prima di partire però incontra/scontra Oh, un alieno emarginato dal suo gruppo che, troppo distratto e goffo, quando cerca di integrarsi mette in pericolo tutta la sua specie.
Il primo approccio è quello tipico tra due persone che non si conoscono e che fanno parte di due mondi diversi: la paura.
Ma entrambi sono accomunati dalla ricerca della propria Heimat, ciò che ci è familiare e ci rende sicuri. E così, grazie a un po’ di tenerezza e a un bisogno comune e contingente di fuga, i due iniziano un’avventura insieme, alla scoperta e conoscenza dei loro rispettivi modi di essere, delle loro culture (le scene esilaranti di scoperta del mondo umano non mancano!) e debolezze, aiutandosi reciprocamente per salvarsi, o dai malvagi o dalla nostalgia della propria casa.
Oh scopre piano piano che cosa sono i sentimenti, fa di tutto per aiutare i suoi amici che tanto lo sbeffeggiano, facendo però alla fine anche riconoscere il proprio valore e le proprie capacità, fino ad essere nominato re dei Boov. Una carica che per niente gli dà alla testa, ma gli permette di continuare ad aiutare la sua nuova amica umana. “Tip per gli amici”.
Il nuovo duo non solo riesce nel proprio intento di ritrovare la madre di Tip e un’integrazione nella società dei Boov che finalmente Oh riconosce come casa, ma riesce anche a sconfiggere i cattivi Gorg, che altro non sono che teneri animali travestiti alla ricerca della propria famiglia rubata per sbaglio.
E così finirebbe una classica storia “e vissero felici e contenti”.
Lo spunto in più arriva dall’integrazione finale della nuova famiglia Boov con la famiglia umana, che insieme riescono a divertirsi in balli sfrenati fino ad allora sconosciuti.
Tutti i personaggi, dal più buono al più cattivo, sono stati soddisfatti, ognuno ha trovato la propria casa, che non significa quindi le solite quattro mura in cui si vive, ma quella sensazione interiore di completezza e amore reciproco, che si può trovare in ogni dove e che può far superare il perturbante che ci comporta l’altro, confidandoci quindi un senso nuovo e ritrovato di heimat.
Uscendo dalla sala ho sentito un bambino dire ai genitori: “quindi la morale è che anche se sono tutti diversi possono stare insieme e stare bene e hanno trovato la loro casa?!”