Per gentile concessione dell'autore e del'editore pubblichiamo un estratto del romanzo "Il seme della speranza" di Emiliano Reali (Scatole Parlanti editore).
Eres è l’ultimo nato della nidiata di Callosa e Trik, due spiriti del sottobosco. Cresciuto assaporando i segreti della natura celati a molti, secondo principi quali il rispetto e la generosità, Eres è in grado di mimetizzarsi nel manto boschivo, e una volta chiusi gli occhi non c’è nulla che possa permettere di scovarlo tra gli arbusti e gli alberi che lo circondano.
Essere il fratello minore gli ha permesso di avere sempre attenzioni e coccole, ma nel passaggio dalla pubertà all’adolescenza l’incanto si è spezzato: gli altri si aspettano che lui sappia camminare con le sue forze.
Questa situazione a Eres non va tanto giù, malgrado la sua famiglia lo vorrebbe indipendente, lui cerca di fare il minimo per tenere calmi i genitori da un lato e continuare a divertirsi dall’altro. Non riesce proprio a capire cosa ci sia di male a spassarsela e trovare ogni giorno qualcosa di eccitante da fare.
Acerbo ha occhi grandi e a palla ed un corpo sinuoso e flessibile come una liana. Proviene da una famiglia di spiriti ancestrali, esseri che riescono a riprodursi autonomamente, per talea. Questa capacità ha permesso a tali creature di sopravvivere e perpetuare la loro specie con maggiore facilità di altre, ma al contempo li ha resi solitari e schivi. Acerbo non vuole un destino di solitudine, secondo lui si può avere una famiglia anche se questo non è indispensabile alla procreazione. È cresciuto con un padre burbero e severo che non ha mai pensato di condividere la vita con nessun altro, né prima né dopo la sua nascita.
Da quando Acerbo però è giunto nel Mondo degli Spiriti e delle Divinità le cose sono cambiate. Sì, c’è sempre quel musone del padre, ma Eres è la gioia che lo fa svegliare ogni mattina col sorriso, generoso, disponibile, che non lo tradirebbe mai, tanto che l’incubo peggiore di Acerbo è perderlo.
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