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Il quinto capitolo (Bencivenga, di Benedetto) propone una CTU a tutela del minore che non sia impostata soltanto in maniera valutativo/fotografica con il rischio probabile di un aumento del conflitto ma orientata anche in senso “trasformativo” - che non vuol dire psicoterapico - che, pur rispondendo puntualmente ai quesiti e fornendo un quadro valutativo delle parti e delle relazioni familiari, fornisca uno spazio, un’opportunità per “pensare”, mettere in campo letture e ipotesi alternative a quelle rigidamente precostituite dalle parti oltreché tentare (ciò è doveroso per un professionista - e quindi anche per il CTU - che debba occuparsi di minori e dei lori bisogni prioritari) di creare le condizioni affinché i vari membri di un nucleo familiare riescano a mettersi, decentrandosi, almeno per un attimo, nel punto di vista dell’altro con una possibile ricaduta in termini di “alleggerimento” del conflitto familiare.

Segue (capitolo sei) , in continuità , l’intervento della prof . ssa Silvia Mazzoni, che si sofferma sulle metodiche di osservazione delle relazioni familiari. Le CTU difatti si arricchiscono di strumenti valutativi che vanno oltre i “classici” test ed esami psicodiagnostici superando in un certo senso un’ottica diagnostica/categoriale, in grado cioè di cogliere nel “qui e ora” il cuore delle interazioni familiari proponendo strumenti flessibili per smuovere , “dinamizzare” le situazioni e che usati strategicamente dal CTU possono fungere per le parti da specchio oltreché da stimolo per mettere in campo nuove ipotesi e riflessioni.

Quasi a chiudere questa parte, l’intervento del Giudice Bianchini (cap. sette) si sofferma sui provvedimenti adottabili, quali strumenti predisposti dalla legge, a tutela del minore e della bigenitorialità a partire dalle diverse “declinazioni” dell’art 709 ter c.p.c.

In continuità, nel capitolo otto, viene approfondito dall’avvocato Giorgia Cecchini un argomento delicato. Inizialmente l’opinione prevalente, in dottrina e giurisprudenza, era restia ad ammettere che nell’ambito dei rapporti tra familiari potesse fare ingresso la responsabilità aquiliana. Successivamentesi è posto fine all’idea che la “famiglia” fosse un luogo poco garantito, all’interno del quale i familiari godono, in ragione di tale qualità, un’immunità tale da sottrarli ad ogni responsabilità risarcitoria, rendendo, nel contempo, la vittima di tali comportamenti, proprio perché «familiare», meno tutelata di altre. In particolare, la domanda di risarcimento del danno che un componente della famiglia ritenesse di aver subito ingiustamente a causa del comportamento illecito tenuto da altri familiari, viene più volte avanzata non tanto, ragionevolmente, perché mosso da un desiderio di vendetta quanto perché ci si rende conto di essere stati privati di un bene, di un diritto, di una possibilità di vita diversa, di avere cioè subito un vero e proprio danno “ingiusto”. Viene pertanto affrontata l’applicazione del concetto di danno estendendolo alle relazioni endofamiliari nello specifico ambito delle separazioni, così aprendo a nuove prospettive nel settore delle CTU.

Nel capitolo nove la prof. ssa Ritagrazia Ardone tratta il tema della mediazione familiare facendo un po’ d’ordine: quando è utile, quali sono i criteri di applicabilità , quando la si segnala in maniera inappropriata, quando può essere indicata dagli addetti ai lavori in maniera strategica e pensata.

Nel capitolo dieci il Giudice Roberto Ianniello si sofferma sulle competenze civili ed amministrative del Tribunale per i minorenni. Cosa è cambiato in seguito alla legge 219 del 2012? E quali sono i nodi e gli interrogativi aperti rispetto al passaggio di alcuni procedimenti al Tribunale Ordinario? Come si articola e si integra l’intervento dei Servizi territoriali? E infine quali sono i possibili ambiti per una CTU?

Il complesso e delicato tema dell’adozione , affrontato dal punto di vista sia del minore che dei genitori, viene trattato , nel capitolo undici, con completezza da un Giudice Onorario (Paola Re) che coniuga e integra le conoscenze giuridiche con quelle cliniche calando il lettore nella tematica con alcuni brevi flash clinici e trattando quando e in quali circostanze può fare ingresso l’ausilio di un consulente.

L’avvocato Cynthia de Conciliis (capitolo 12) ci parla della figura del curatore speciale. Il minore è protagonista attivo nei procedimenti che lo riguardano e in alcuni casi può essere rappresentato processualmente da una figura ad hoc . In un intervento di rete dove coesistono più figure, più Servizi, più `istituti´ occorre nel rispetto delle rispettive competenze conoscere tutto ciò che ruota intorno all’ambito minorile per poter implementare i propri interventi secondo modalità strategiche che possano , nell’interesse del minore, far convergere le potenzialità insite in ogni figura: assistente sociale, curatore speciale, consulente del Tribunale, Giudice, genitori, avvocati. È sempre più chiara la necessità per gli addetti ai lavori di una formazione specifica che possa integrare competenze giuridiche, conoscenze psico/pedagogiche e un saper “pensare in rete”.

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