Il Giudice Cecilia Angrisano nel capitolo tredici tratta lo spinoso problema del temporaneo allontanamento del minore dalla propria famiglia e dal contesto di vita originario non solo come provvedimento previsto nei procedimenti penali per un progetto ad esempio di messa alla prova o come misura cautelare, ma anche all’interno di un procedimento civile/amministrativo. Laddove il contesto di vita è diventato altamente pregiudizievole, la fase della residenzialità in una struttura di tipo comunitario può diventare un momento di “decompressione” facente parte di un progetto più ampio finalizzato alla “riparazione” di un grave disagio che necessita di uno “spazio e di un tempo” ben preciso per l’attuazione di un intervento complesso multifattoriale di presa in carico del minore e parallelamente di sostegno alla famiglia e alle relazioni intrafamigliari. Oltre alle indicazioni al trattamento, viene toccato il noto problema della carenza di risorse di strutture adeguatamente e professionalmente “attrezzate” e la loro diffusione “a macchia di leopardo”, soprattutto per quelle a maggiore valenza terapeutica, sul territorio nazionale.
I capitoli quattordici e quindici della prof ssa Chiara Scivoletto accompagnano il lettore e gli operatori, che a diverso titolo e livello si occupano o si dovranno occupare di penale minorile, a quella “forma mentis” necessaria e da tenere sullo sfondo quando si approccia e si è chiamati a intervenire sull’articolata tematica della delinquenza giovanile. Quali sono i principi ispiratori del DPR 448/88? Quale è la filosofia di fondo dei vari interventi che può porre in essere la giustizia minorile? Come perseguire l’obiettivo di procedere da un’ottica retributiva ad un’ottica riparativa e riconciliativa (pensiamo all’esempio della mediazione penale) dove il riconoscimento da parte del minore della propria responsabilità del fatto - reato, consente di agevolare la comprensione del reato nei suoi aspetti relazionali e non soltanto come astratta violazione di una norma?
Il Giudice Paola Manfredonia (capitolo sedici) prosegue la trattazione delineando gli ambiti delle perizie in ambito penale minorile , ovvero quando il Giudice preveda la necessità di richiedere un approfondimento tecnico – scientifico mirato che vada oltre la semplice acquisizione di elementi e di informazioni ex art 9 DPR 448/88, al fine di accertare (laddove ad esempio si è in presenza di particolari disturbi di pertinenza psichica) la capacità di intendere e di volere o la pericolosità sociale dell’imputato , come anche la valutazione della sua capacità processuale, soffermandosi infine sulle diverse problematiche inerenti le prassi applicative nei casi in cui sia minorenne anche la persona offesa , in particolare nei reati di violenza sessuale.
Nel capitolo diciassette viene trattato magistralmente il tema dell’ascolto del minore nel processo penale alla luce della recente ratifica della Convenzione di Lanzarote. Il Giudice Sandra Recchione propone un approfondimento articolato sul ruolo degli esperti, sulle modalità e gli scopi dell’audizione, sull’utilizzo della videoregistrazione, sui passi procedurali da compiere e da tener conto onde evitare di incorrere in prassi che possano essere invalidate, sui nodi critici aperti e che necessitano ancora di una “riflessione” da parte del legislatore.
Chiude la trattazione dedicata ai minori (capitolo diciotto) l’intervento di un clinico, la dott. ssa Patrizia Pes, sempre sul tema dell’abuso sessuale. Oltre a soffermarsi sull’istituto dell’incidente probatorio, sui quesiti finalizzati a verificare l’idoneità a rendere testimonianza e sull’attendibilità clinica del minore, interessante è la focalizzazione sulla “coppia“ Giudice/Esperto in merito alla conduzione dell’audizione protetta, aspetto poco trattato : generalmente ci si sofferma sulle modalità dell’intervista, sulle domande suggestive, tralasciando il valore di cornice simbolica costituita dalla diade preposta a condurre il colloquio.
Con il capitolo diciannove l’area penale prende come vertice di osservazione l’individuo adulto. Il Giudice Elvira Tamburelli delinea con chiarezza i concetti di responsabilità penale, di colpevolezza e imputabilità, di pericolosità sociale, di infermità mentale. A tale proposito viene commentata l’importante sentenza della Cassazione a Sezioni Unite penali del 2005: a fronte di una tendenza restrittiva , secondo un metodo nosografico tradizionale “rigido”, volta a considerare rilevanti solo le malattie mentali stricto sensu intese, e cioè le gravi psicosi acute e croniche accertate clinicamente e le insufficienze cerebrali originarie o sopravvenute di carattere organico o anatomico, si è sviluppato un orientamento che ritiene che il concetto di infermità recepito dal codice penale sia più ampio di quello di malattia e che quindi vi possono essere soggetti incapaci di intendere e volere, seppure non malati in senso stretto. In questo senso anche i disturbi di personalità possono assumere in talune circostanze (quando sconfinano nel terreno delle psicosi o quando si configura uno stato importante di destrutturazione dell’Io tale da determinare l’atto-reato ed annullare la libertà decisionale) dignità giuridica di infermità di mente.
Il dott. Pasquale Pede, esperto del Tribunale di Sorveglianza, nel ventesimo capitolo delinea come specifico ambito peritale il tema della compatibilità carceraria e il rischio suicidario, facendo cenno ad alcuni fenomeni peculiari come i tentativi di simulazione, la sindrome di Ganser e a quegli aspetti reattivi allo stato detentivo.
Gli ultimi tre capitoli trattano un ambito ancora poco noto e poco “battuto” dai professionisti che operano nel campo psicoforense.
Il prof Aureliano Pacciolla affronta magistralmente (ventunesimo capitolo) l’argomento delle perizie presso il Tribunale Ecclesiastico concernenti la dichiarazione di nullità del matrimonio cattolico.
L’avvocato Gianmarco Cesari (capitolo ventidue) tratta l’accertamento del danno psichico nella prassi peritali prendendo le distanze da un’impostazione decisamente medico legale appannaggio di una visione, superata , di malattia mentale intesa in senso organicistico e di stampo lombrosiano. Calzante a questo proposito il diretto riferimento ai criteri metodologici per la valutazione del danno biologico di natura psichica e del danno alla persona con pregiudizio esistenziale contenuti nelle linee Guida dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.
Chiude il manuale il prof. Davide Dettore con la dott. ssa Ristori e Mosconi, sulla consulenza tecnica nell’ambito di richiesta di riattribuzione chirurgica di genere, facendo chiarezza sulla normativa vigente, sui criteri valutativi da adottare e portando delle interessanti esemplificazioni.