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I comportamenti ripetitivi e rituali sono una componente caratteristica dello sviluppo del bambino. Tuttavia, se tali comportamenti si sviluppano e trasformano in sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo, possono costituire un campanello d’allarme di altri, più gravi disturbi psichiatrici.

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I ricercatori del Lifespan Brain Institute (LiBI) dell'ospedale pediatrico di Philadelphia (CHOP) e della Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania hanno scoperto che ragazzi, e giovani adulti, con disturbi ossessivo-compulsivi, sono in genere anche afflitti anche da pensieri intrusivi e negativi.

Hanno inoltre maggiore probabilità di sviluppare forme gravi di psicopatologia, comprese la depressione e il suicidio.

Sono i risultati del più grande studio sul tema, il quale ha esaminato il disturbo ossessivo-compulsivo in più di 7000 partecipanti di età compresa tra gli 11 e i 21 anni. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry .

I ricercatori hanno diviso il disturbo ossessivo-compulsivo in quattro categorie: pensieri intrusivi, ripetizione / controllo, simmetria e pulizia / contaminazione.

Oltre il 20 percento dei giovani affetti dal disturbo ha ammesso di avere pensieri intrusivi e negativi, come ad esempio far del male a se stessi o ad altri, immaginazioni di eventi di violenza, timore di compiere azioni malvagie senza volerlo.

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Questi ragazzi hanno inoltre mostrato di avere maggiori probabilità di sviluppare una psicopatologia grave al di là del disturbo ossessivo-compulsivo, compresa la depressione e propositi suicidari.

"Speriamo che questi risultati spingano sia i professionisti della salute mentale e altri medici, come i pediatri, a cercare e individuare questi sintomi durante le visite dei loro

pazienti" ha dichiarato la ricercatrice a capo del gruppo di studio, la dott.ssa Raquel Gur.

"Questi sintomi possono essere fondamentali per individuare gli adolescenti che si trovano in una traiettoria psichiatrica potenzialmente debilitante".

"Le azioni ripetitive sono comuni nei bambini piccoli e, di fatto, rappresentano una parte sana dello sviluppo. È quando questi sintomi non si risolvono e proseguono nell'adolescenza, interferendo con le attività quotidiane, che ci si trova di fronte alla necessità di esaminarne la causa e di elaborare terapie di intervento".

In definitiva, concludono gli studiosi, questa ricerca indica che i sintomi compulsivi possono essere un segnale per i medici, al fine di sondare e identificare più gravi condizioni psicologiche e sofferenze psichiatriche.

 

I materiali della ricerca sono disponibili sul sito del Children's Hospital of Philadelphia.
Riferimento bibliografico
Ran Barzilay, Ariana Patrick, Monica E. Calkins, et alii. 

Obsessive-Compulsive Symptomatology in Community Youth: Typical Development or a Red Flag for Psychopathology?
Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 2018.


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