Coinvolgimento emotivo, divertimento, impegno. Questa l’atmosfera che si respira durante il gioco di ruolo “Noi, parti offese. Solidarietà in scena” ideato per promuovere consapevolezza sull’impatto della violenza e empatia nei confronti di chi la subisce.
Già perché un’aggressione, un omicidio, una violenza sessuale o anni di maltrattamento in famiglia non sono eventi che iniziano e finiscono nel tempo di una notizia. Hanno a volte una genesi riconoscibile negli anni, e in ogni caso comportano strascichi duraturi e profondi nelle vite delle persone coinvolte.
È questa una delle principali lezioni che, ormai da alcuni anni, ragazzi e ragazze dell’Emilia Romagna stanno imparando attraverso questa attività, ideata dalla Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati e dal Teatro dell’Argine con il fondamentale supporto del Comune di Ferrara e della Regione Emilia-Romagna.
“Noi, parti offese. Solidarietà in scena” è stato sperimentato con successo sia con giovani, dalla secondaria di primo grado all’università, sia con insegnanti, educatori, operatori sociali, avvocati. Per chi lavora con i ragazzi partecipare all’attività può essere la premessa giusta per imparare a condurla.
Una sessione di gioco si sviluppa al meglio in un arco di tempo di tre ore e può coinvolgere fino a un’ottantina di persone attraverso tre storie. Se i partecipanti sono pochi se ne può approfondire una soltanto, se sono di più si può lavorare su più aule.
Dopo una breve introduzione in plenaria i partecipanti – suddivisi in gruppi – si trasformano nei consigli comunali di una città immaginaria nella quale si è verificato un gravissimo reato. Tre le piste di lavoro: una rapina aggravata, un caso di adescamento online e successiva violenza sessuale, una vicenda di maltrattamenti in famiglia.
I drammi irrompono nella cittadina, introdotti dal conduttore del gruppo attraverso un articolo del quotidiano locale e, mentre la magistratura svolge il suo lavoro per affermare le responsabilità degli autori del reato, agli amministratori tocca interrogarsi su come dare sostegno alle vittime. Ma per strutturare un buon progetto d’aiuto occorre approfondire la notizia e ascoltare profondamente, prima di tutto la persona offesa che deve affrontare danni di ogni genere: alla salute, alla sua autostima e sicurezza in se stessa, alle relazioni più strette, ed anche perdite economiche legate alla casa o al lavoro.
Non è facile quantificare tutto questo. Ecco perché i consiglieri nelle loro istruttorie potranno chiedere informazioni anche ad altre persone, quelle più vicine alla vittima per motivi affettivi (familiari, amici, conoscenti stretti) oppure professionali (avvocato, assistente sociale, medico, poliziotto, insegnante ecc.).
Ogni storia propone 17 personaggi. La vittima del reato (l’uomo rapinato, la madre della ragazzina violentata, la donna maltrattata) e altri 6 vengono restituiti da altrettanti monologhi teatrali registrati su un dvd, gli altri 10 parlano attraverso carte personaggio che verranno assegnate e lette dai giocatori.
Il diretto coinvolgimento di adolescenti in tutte le storie – nella prima sono minorenni gli autori della rapina, due dei quali compagni di classe del figlio della vittima, che vessano da anni; è minorenne la giovane abusata come pure lo sono i figli della donna maltrattata – non è casuale e favorisce l’identificazione dei ragazzi.
Con un meccanismo analogo anche i giocatori adulti, diversamente secondo la loro esperienza professionale, tendono a misurarsi con le figure più vicine a sé: l’insegnante, l’assistente sociale, la psicologa, l’avvocato. E tutti, grandi e piccoli, si confrontano con il fatto che i personaggi non siano sempre genitori o insegnanti perfetti, compagni di classe o amici esemplari. Così nella finzione, proprio come nella realtà.
Nell’ascolto, quasi senza volere e mosso da un obiettivo comune molto concreto, ogni gruppo affinerà le proprie conoscenze: occupandosi della rapina si confronterà sul bullismo, capirà che cos’è l’età imputabile o come funziona, a grandi linee, un processo penale minorile; nell’adescamento online si interpellerà sui rischi di un uso sbagliato del web, riceverà informazioni sulla Polizia Postale, si domanderà quanto pesa un’etichetta sulla reputazione di un’adolescente; soccorrendo le vittime di maltrattamenti imparerà che cos’è un centro antiviolenza, quanto grava la violenza familiare sui bambini che vi assistono, quando è stato abolito in Italia il delitto d’onore e altro ancora.
L’attività si completa con un’ultima fase in plenaria nella quale confrontare i progetti d’aiuto elaborati dai gruppi e confrontarsi sull’esperienza appena vissuta, sapendo che il gioco può avere un forte impatto emotivo ed è opportuno prevedere un momento di condivisione.
Le sperimentazioni guidate fin qui dalla Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati e dal Teatro dell’Argine si sono concluse raccogliendo il feedback dei giocatori su biglietti anonimi e le centinaia di messaggi confortano sulla bontà della proposta. Tutti i gruppi, anche le classi più difficili o gli adulti più scettici, si sono lasciati catturare e sono entrati in empatia con chi ha sofferto, una consapevolezza di buon auspicio per un minor ricorso alla violenza in futuro.
Il gioco è racchiuso in un kit didattico, una scatolina contenente le istruzioni per i conduttori, i 3 articoli del quotidiano locale, un DVD con i 21 monologhi teatrali (7 per ogni storia), 30 carte personaggio (10 per ogni storia) e, insomma, tutto ciò che è necessario per giocare.
Chi ne desiderasse una copia può richiederla gratuitamente inviando una e-mail a:
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