La questione dell’influenza degli smartphone sulla vita dei più giovani è all’ordine del giorno sia in relazione al loro sviluppo cognitivo e psicologico, sia per le possibili conseguenze sociali, relazionali e formative. La convinzione generale sembra essere quella che ne andrebbe ridotto l’uso. Se ci fosse però un’altra via per diminuirne il potere?
Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università della Columbia Britannica, la salute mentale dei giovani potrebbe dipendere dal modo in cui utilizzano i social media, piuttosto che da quanto tempo vi dedicano.
La ricerca, guidata dalla professoressa di psicologia dott.ssa Amori Mikami e pubblicata questa settimana sul Journal of Experimental Psychology: General, ha esaminato e confrontato gli effetti dell'abbandono dei social media con quelli di un loro utilizzo più intenzionale.
I risultati hanno mostrato che i ragazzi che hanno gestito attentamente le loro interazioni online, così come quelli che si sono completamente astenuti dai social media, hanno riscontrato benefici per la salute mentale, in particolare nella riduzione dei sintomi di ansia, depressione e solitudine.
Poiché l'uso dei social media è pressoché universale tra gli adolescenti e i giovani adulti, in particolare quelli di età compresa tra 17 e 29 anni, sono aumentate le preoccupazioni circa il loro impatto sulla salute mentale.
"Si parla molto di quanto possano essere dannosi i social media, ma il nostro team voleva scoprire se questa fosse davvero la situazione complessiva, senza possibili sfumature, o se il modo in cui le persone interagiscono con i social media potesse fare la differenza" ha affermato la dottoressa Mikami.
Invece di considerare i social media come una questione di scelta "tutto o niente", lo studio ha esplorato se aiutare i giovani adulti ad apprendere tecniche di coinvolgimento "più intelligenti" potesse migliorare il loro benessere.
Nello studio di sei settimane, 393 giovani adulti canadesi con alcuni sintomi di problemi salute mentale e preoccupazioni circa l'impatto dei social media sul loro equilibrio psicologico sono stati suddivisi in tre gruppi:
- un gruppo di controllo che ha continuato le sue solite routine
- un gruppo di “astinenza” ha chiesto di smettere completamente di usare i social media
- un gruppo "tutorial" che è stato istruito all'uso intenzionale
I ricercatori hanno guidato i partecipanti del gruppo “tutorial” nel promuovere connessioni online significative, limitando le interazioni che incoraggiavano l'auto-confronto e selezionando attentamente chi seguire e le persone con cui interagire.
Sia il gruppo di “astinenza” che quello dei ragazzi che avevano ricevuto tutoraggio hanno ridotto l'uso dei social media e hanno sperimentato meno confronti sociali, un fattore scatenante comune per l'ansia e la bassa autostima.
Mentre il gruppo con tutoraggio non ha ridotto l'uso dei social media tanto quanto coloro che hanno cercato di astenersi completamente dalla consultazione, hanno segnalato notevoli miglioramenti nella solitudine e nella paura di perdersi qualcosa (FOMO).
Al contrario, coloro che si sono completamente astenuti dall'uso dei social media hanno avuto più successo nel ridurre i sintomi di depressione e ansia, ma non hanno segnalato alcun miglioramento nei sentimenti di solitudine.
"Interrompere l’utilizzo dei social media potrebbe ridurre alcune delle pressioni che i giovani adulti avvertono nel presentare un'immagine curata di sé online. Ma evitare di essere presenti sui social media potrebbe anche privare i giovani adulti di preziose connessioni sociali con amici e familiari, portandoli a vivere sentimenti di isolamento".
La dottoressa Mikami, insieme agli studenti laureati Adri Khalis e Vasileia Karasavva, ha utilizzato un approccio con il gruppo con tutoraggio che enfatizzava la qualità rispetto alla quantità nelle interazioni sui social media.
Disattivando o smettendo di seguire gli account che scatenavano invidia o confronti negativi e dando priorità alle amicizie strette, i partecipanti del gruppo “tutorial” hanno creato un ambiente online più sano.
Invece di scorrere passivamente i post, sono stati incoraggiati a interagire attivamente con gli amici commentando o inviando messaggi diretti, un comportamento che tende ad approfondire connessioni significative e al contempo aiuta gli utenti a sentirsi maggiormente supportati socialmente.
Per la dottoressa Mikami, questo approccio equilibrato potrebbe rappresentare un'alternativa realistica all'astinenza totale, che potrebbe non essere praticabile per molti giovani adulti.
"I social media sono qui per restare" ha detto. "E per molte persone, smettere non è un'opzione realistica. Ma con la giusta guida, i giovani adulti possono curare un'esperienza più positiva, usando i social media per supportare la loro salute mentale invece di sminuirla".
La dottoressa Mikami ritiene che i risultati possano offrire spunti preziosi per programmi di salute mentale e per attività di formazione nelle scuole e nelle università. Immagina futuri workshop e sessioni educative in cui i giovani adulti imparino a usare i social media come uno strumento per rafforzare le loro relazioni piuttosto che come una fonte di confronto e stress.
Questo approccio, suggerisce, potrebbe interrompere il ciclo di abbandono dei social media solo per poi tornarci più tardi, a volte con effetti peggiori.
La ricerca sottolinea che il benessere dei giovani è strettamente legato al modo in cui li utilizzano, al grado di concentrazione e selezione.
Offrendo modi alternativi per interagire online, il gruppo di ricerca della dottoressa Mikami ha dimostrato che è possibile raggiungere risultati positivi per la salute mentale senza sacrificare la connettività sociale e le possibili interazioni che le piattaforme forniscono.
"Per molti giovani, non si tratta di disconnettersi, per stare meglio. Si tratta di impegnarsi per raggiungere un livello di utilizzo più maturo e consapevole, interagendo online nel modo giusto".