Nuove ricerche dimostrano che una ridotta risposta neurale al ricevere ricompense negli adolescenti predice il primo insorgere di sintomi depressivi, ma non di stati mentali più gravi quali ansia o pulsioni autodistruttive.
Questa connessione tra la scarsa sensibilità alle ricompense e la depressione è inoltre indipendente dai sintomi depressivi o di ansia preesistenti, così come dall'età dei ragazzi o dal sesso, che sono di per sé già forti fattori di rischio per la depressione.
Lo studio, affermano i ricercatori, è un passo avanti verso l'uso delle neuroscienze per comprendere e valutare i rischi per la salute mentale.
I disturbi dell'umore e dell'ansia tra i giovani sono una preoccupazione crescente, anche perché rappresentano una condizione che ha conseguenze durature. Pochissimi studi hanno identificato marcatori neurali pre-malattia che indicano il rischio di insorgenza di questi disturbi nella vita di un ragazzo. Ciò è particolarmente importante dato che il 50% dei giovani che sperimentano un episodio di depressione o ansia ne sperimenteranno poi anche un secondo. Tra coloro che hanno avuto due episodi, l'80% ne avrà poi un terzo o anche di più.
I ricercatori dell'Università di Calgary, Alberta, Canada, hanno seguito un gruppo di 145 adolescenti (64,8% femmine) con una storia familiare di disturbi depressivi o di ansia, che li esponevano a un rischio molto elevato di sviluppare a loro volta questi disturbi.
Le famiglie partecipanti facevano parte dello studio “Calgary Biopsychosocial Risk for Adolescent Internalizing Disorders” (CBRAID), un programma di ricerca longitudinale che esamina i fattori di rischio per i primi esordi di disturbi dell'umore e d'ansia nell'adolescenza.
I ricercatori hanno condotto follow-up di nove e diciotto mesi per valutare se i partecipanti avessero sviluppato un disturbo depressivo maggiore, un disturbo d'ansia o un'ideazione suicidaria.
Hanno scoperto che una risposta attenuata al feedback della ricompensa (noto anche come positività della ricompensa) nel corso di un gioco durante una scansione EEG in cui agli adolescenti veniva detto che avevano vinto o perso prevedeva il primo esordio di depressione, ma non di ansia o pensieri autodistruttivi.
Ciò potrebbe suggerire che gli adolescenti che provano meno piacere o soddisfazione quando ricevono ricompense sono particolarmente vulnerabili allo sviluppo di depressione una prima volta nella loro vita.
Il primo autore dello studio Gia-Huy L. Hoang, studente del secondo anno di master in neuroscienze presso l'Università di Calgary, aggiunge: "Le prove dimostrano che gli adolescenti con disturbi depressivi o d'ansia, che spesso si verificano contemporaneamente, in genere mostrano una risposta attenuata alle ricompense.
La nostra ricerca suggerisce che la risposta del cervello alle ricompense potrebbe essere un marcatore che indica specificamente un rischio di depressione, piuttosto che di ansia o rischio suicidale, negli adolescenti. Utilizzare l'EEG per misurare come il cervello risponde alle ricompense è un metodo semplice ed economico per misurare questa risposta".
"Depressione, ansia e tendenza al suicidio sono strettamente collegati e sono problemi comuni e altamente invalidanti che in genere iniziano durante l'adolescenza. L'elaborazione della ricompensa è strettamente collegata alla depressione e all'ansia. Tuttavia, si sa poco se una risposta attenuata alle ricompense preceda queste condizioni e definisca un rischio di depressione, ansia o tendenza al suicidio.
La ricerca su specifici biomarcatori in grado di identificare il rischio di insorgenza di queste condizioni nel corso della vita è estremamente importante per comprendere e valutare i rischi per la salute mentale".
"I nostri risultati sono importanti in una fase in cui lavoriamo per conoscere le basi cerebrali del motivo per cui gli adolescenti diventano depressi per una prima volta nella loro vita, il che potrebbe in ultima analisi migliorare la nostra capacità di identificare i soggetti a rischio e intervenire su di loro per prevenire l'insorgenza di questi disturbi" concludono i ricercatori, sottolineando come i risultati del loro lavoro siano importanti per le attività di prevenzione del malessere mentale dei giovani.