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Un senso di solitudine e di isolamento è quello che molti adolescenti e giovani adulti stanno vivendo in questo periodo, un malessere allo stesso tempo in contraddizione e conseguenza di un mondo sempre più iperconnesso e in trasformazione.

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L’essere umano è per sua stessa natura sociale e bisognoso di connessione, di comunicazione e di esperienze condivise per crescere e vivere positivamente. Il rapporto e gli scambi con gli altri contribuiscono a plasmare l’identità e a promuovere un senso di appartenenza.

È per questo che i sentimenti di solitudine creano allarme, soprattutto tra i più giovani. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che questi sentimenti sono diffusi tanto il 5%-15% degli adolescenti si sente solo.

Sono dati da tenere in grande considerazione poiché diversi studi pubblicati hanno dimostrato che l'isolamento sociale e la solitudine sono collegati a un rischio maggiore di malattia anche da un punto di vista fisico.

I ricercatori stanno cercando di comprendere i processi biologici sottostanti a questo legame tra isolamento sociale, solitudine e salute. Perché la solitudine è così dannosa per il corpo e per la mente?

Un gruppo di studiosi si è concentrato sullo studio delle proteine, in quanto è risaputo che le proteine ​​svolgono un ruolo nell'espressione genica, il processo mediante il quale le informazioni codificate in un gene vengono trasformate in attività biologica. Le proteine, spiegano, ​​sono anche una fonte importante di informazioni per lo sviluppo di farmaci.

In svolto in collaborazione tra l'Università di Cambridge e l'Università di Fudan, pubblicato su Nature Human Behaviour, sono stati utilizzato i dati di oltre quarantaduemila partecipanti della UK Biobank e sono state studiate quasi tremila proteine ​​plasmatiche.

È stata analizzata l'associazione tra proteine ​​e solitudine e isolamento sociale, ed è stato riscontrato che le proteine significativamente associate a solitudine e isolamento sociale sono anche note per essere implicate nell'infiammazione e nelle risposte antivirali e immunitarie.

In particolare, lo studio ha suggerito che la solitudine potrebbe portare a un aumento dei livelli di cinque proteine ​​specifiche che si producono nel cervello.

In altre parole, tutte le proteine ​​ identificate come correlate alla solitudine erano "positivamente associate", il che significa che i giovani e le persone che si sentono sole tendono ad avere livelli proteici più elevati rispetto a coloro che non si sentono soli.

Sono stati inoltre analizzati i dati che hanno monitorato la salute dei partecipanti per circa quattordici anni. Questo ha portato alla scoperta che più della metà delle proteine ​​erano collegate a malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ictus e morte.

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In base alle scoperte di questi ricercatori, avere buone relazioni sociali e non sentirsi soli può promuovere la salute, riducendo i livelli di alcune proteine ​​dannose. Tuttavia, le proteine ​​possono spiegare solo in parte il legame tra solitudine e salute. Anche altri potenziali fattori, come lo stress sociale, possono svolgere un ruolo significativo.

Per gli studiosi, comunque, questa potrebbe essere la prima dimostrazione di come la solitudine influenzi la morbilità e la mortalità attraverso la sua associazione con cinque proteine ​​chiave. L'isolamento sociale e la solitudine colpiscono tutte le età e i sessi e portano a gravi problemi di salute mentale e fisica. Questo studio aiuta a capire come ciò avviene a livello biologico.

Dimostra quanto sia importante mantenersi in relazione con gli altri attraverso attività sociali, come volontariato o sport di squadra. Ciò può ridurre gli effetti dell'isolamento sociale e della solitudine sui processi biologici sottostanti, importanti per la qualità della salute. Indicazione particolarmente urgente a partire dalle fasce più giovani della popolazione, anche per evitare conseguenze negative nel lungo periodo.

Sebbene la tecnologia offra nuovi modi per restare in contatto con gli altri, sottolineano i ricercatori, a volte può portare a connessioni superficiali che lasciano più soli e isolati che mai. Questo paradosso, essere circondati da interazioni digitali ma sentirsi profondamente soli, sottolinea l'importanza di promuovere contatti sociali profondi e significativi tra i ragazzi.

Le interazioni sociali faccia a faccia, in cui si sperimenta anche la comunicazione non verbale, spesso favoriscono un rapporto più profondo. Una ricerca ha dimostrato che chi comunica faccia a faccia, anche con persone con cui ha un rapporto importante, riceve impressioni più positive rispetto a chi interagisce tramite un computer.

Le interazioni sociali sono in definitiva essenziali per il benessere di tutti e dei più giovani in particolare, in quanto rafforzano sia la salute fisica che quella mentale. Le connessioni sociali riducono lo stress, abbassano la pressione sanguigna e supportano la funzione immunitaria, spiegano i ricercatori. Migliorano anche la salute cognitiva e la salute del cervello. Inoltre, possono promuovere empatia e comprensione dell’altro, rafforzando la mente e fornendo resilienza emotiva.


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