Inizia oggi la pubblicazione di uno straordinario documento che permetterà di entrare in “presa diretta” nella relazione genitore-figlio, restituendo il vissuto di una madre nel difficile rapporto con il figlio diciannovenne. Il Diario, che verrà pubblicato senza scadenze fisse, oltre che l’occasione per l’autrice di esprimersi e riflettere su quanto sta vivendo nel rapporto personale ed educativo con il figlio, vorrebbe anche essere un fattore di rispecchiamento e confronto per chi vive situazioni analoghe; e uno stimolo a rompere la solitudine che spesso circonda le famiglie in difficoltà, prima che le situazioni divengano irreparabili.
La prima pagina consentirà di comprendere quanto avvenuto in passato nella famiglia, e tra l’autrice e il figlio. A questa, seguiranno quelle del Diario. I protagonisti sono resi non riconoscibili da pseudonimi e piccole alterazioni dei dati reali.
{xtypo_rounded2} Racconto con Angelo{/xtypo_rounded2}
C’era una volta una bella famiglia come tante: papà, mamma e due figli.
Vivevano in una grande città, entrambi i genitori lavoravano molto ma appena avevano un minuto libero lo dedicavano interamente ai loro piccoli, che crescevano sani e sereni tra mille attenzioni. Facendo lo slalom tra videogiochi, cellulari e altre effimere lusinghe della società moderna, mamma e papà cercavano di trasmettere dei valori veri, quelli che vanno al di là delle mode e restano immutati nel tempo.
{xtypo_quote_right}In quei momenti le tensioni dettate dai ritmi serrati di vita e lavoro finalmente si allentavano, c’era più tempo per tutto e per tutti, e risate e buonumore allietavano i loro volti.{/xtypo_quote_right}
Certo difficoltà e piccoli grandi problemi non mancavano, ma nella casa regnavano la serenità e la speranza, scandite dal calendario domestico fatto di compleanni, Natale e vacanze estive. In quei momenti le tensioni dettate dai ritmi serrati di vita e lavoro finalmente si allentavano, c’era più tempo per tutto e per tutti, e risate e buonumore allietavano i loro volti.
Ma ad un certo punto successe qualcosa che avrebbe sconvolto le loro vite, un evento banale e scontato che per questa famiglia invece sarebbe stato fatale: compiuti i fatidici sei anni, anche il piccolino fu iscritto alla scuola elementare, e da lì iniziarono i guai.
Sono passati molti anni da quel primo giorno di scuola, ma ancora me lo ricordo. Sin da subito fu chiaro che Angelo non vi era portato, se non per lo studio, quantomeno per quel tipo di scuola e classe. Insuccessi e delusioni hanno cominciato a succedersi in modo sempre più intenso e progressivo, con il piccolino che certamente soffriva, eppure la sua mamma non riusciva a capirlo né tantomeno aiutarlo, presa dal lavoro e dai suoi incalzanti quanto futili impegni. A poco a poco i sorrisi lasciarono il posto a rimproveri, tensioni. Litigi e battibecchi divennero la normalità e l’adolescenza non fece che acuire il disagio. L’atmosfera si fece irrespirabile, la sera nessuno aveva voglia di tornare in una casa che non era più un rifugio ma un incubo. Porte e muri recavano i segni visibili degli scatti di rabbia e un senso di incompiuto aleggiava nelle stanze che spesso nessuno aveva più voglia di rassettare.
{xtypo_quote_left}Angelo smise definitivamente di studiare e di impegnarsi in qualsiasi attività, persino quelle che gli piacevano e gli riuscivano bene
{/xtypo_quote_left}
Ognuno reagì a modo suo, chi cercando supporto psicologico, chi facendo appello alla fede. Angelo smise definitivamente di studiare e di impegnarsi in qualsiasi attività, persino quelle che gli piacevano e gli riuscivano bene, e si unì a compagnie di ragazzi come lui, Peter Pan tra altri “bimbi sperduti” e senza speranza che cercavano nella droga e nel reciproco conforto la forza per sopravvivere. Più forte di tutti si rivelò sua sorella, di qualche anno più grande, che decise di andarsene da una famiglia e da un Paese che non offrivano alcuna ricompensa al suo impegno e alla sua voglia di costruirsi un futuro.
Ma un bel giorno qualcosa di nuovo accadde: la mamma, complice la crisi dilagante, perse il lavoro e finalmente si ritrovò libera, con tante ore da poter dedicare ai suoi interessi, quelli che alla fine della giornata ti fanno sentire bene davvero. Con la piena approvazione del papà, rimise ordine ai suoi impegni e invertì l’ordine delle priorità, seguendo la gerarchia che il suo cuore le aveva sempre suggerito.
All’improvviso figli e famiglia, con tutte le incombenze e le attenzioni che richiedono, balzarono al primo posto. Certo anni di cattive abitudini rendevano non facile il percorso, soprattutto perché bisognava ricostruire una fiducia reciproca che negli anni era fortemente compromessa. Ma sentiva che stavolta ce l’avrebbero fatta a risalire dal baratro, l’importante era crederci e aprirsi a tutte le strade senza pregiudizi. Si ricordò di un libro di Susanna Tamaro, che aveva letto qualche anno prima, “Va dove ti porta il cuore”, e decise di seguire il consiglio.
E qui comincia il "Racconto con Angelo".