Primo dicembre
Ieri sera ho acceso le lucine sull'albero di Natale poco prima che Angelo tornasse a casa. Volevo che le vedesse al suo rientro, che trovasse una casa calda e accogliente. Un luogo in cui riconoscersi e avere il piacere di tornare. Gianni, il papà, non era d'accordo. Abbiamo persino un po' litigato su questo argomento. “È inutile - sosteneva lui. - E poi è anche pericoloso: le lascerà accese tutta la notte e magari succede un corto circuito.”
Per me invece bisogna avere fiducia. Dare indicazioni precise e lasciare che i figli imparino a seguirle, facendole proprie. E nel frattempo, in attesa che le nostre aspettative vengano confermate dai fatti, ovviamente bisogna controllarli “a distanza”, attraverso i segnali che ci mandano. Ma su questa delicatissimo argomento le nostre opinioni sono ancora profondamente discordanti.
Alla fine ho fatto di testa mia - mi perdoni il nostro psicoterapeuta , che da mesi ci segue e ci assiste in questo melodramma familiare! E la fortuna mi ha regalato una piccola ricompensa: prima di andare a letto - e senza che nessuno glielo avesse richiesto!!! - il nostro bravo Angelo ha staccato la spina e spento le luci.
Mi piace pensare che, in qualche modo, sia stato una sorta di rudimentale ringraziamento. Il linguaggio è tuttora primordiale in famiglia, siamo ancora all’età della pietra e fatichiamo ad esprimere i sentimenti. Ma il significato del suo semplice gesto era, a mio avviso, inequivocabile: apprezzare ciò che gli altri fanno per te e ricambiare facendo la cosa giusta, quella che papà e mamma ti hanno insegnato, riconoscendone così implicitamente il ruolo. Proprio quello che lui ha sempre contestato.
Sono una pazza visionaria? Può darsi, ma stasera le riaccendo.
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