Due bimbi uccisi nei primissimi giorni dell’anno sono materiale per più di un articolo, mentre non dimentichiamo quelli che vengono ritrovati ai confini dell’Europa, di mare o di terra, come sogni spezzati.
Tante volte per queste pagine ho cercato notizie, riassunto questioni, richiamato l’attenzione sulla tutela che non c’è a favore dell’infanzia da parte di chi più dovrebbe amarla, o delle lentezze e ottusità che nonostante i proclami bloccano il passo e calpestano i diritti di chi è più in difficoltà.
Oggi non mi va. Ho visto in questi giorni diversi bambini molto piccoli, con storie familiari completamente differenti, destini diversi ma tutto sommato protetti, e mi è venuto spontaneo pensare che anche questo 2022, questo anno appena iniziato, tutto sommato è un bimbo che teniamo tra le braccia, bisognoso di cure, di coccole, di presenza. Un bimbo che crescerà anche in base al calore con cui gli rimboccheremo le coperte e lo prepareremo per diventare grande.
Il resto – riprendendo un gioco sospeso da tempo – è venuto da sé. Questa filastrocca è per ognuno di noi, per il futuro bambino. È dedicato a questi bimbi a cui sono passata accanto come a quelli che chi legge può accarezzare, e a tutti i bambini e le bambine che nessuno di noi incontrerà.
Se l’anno nuovo fosse un bimbo appena nato
vorremmo si sapesse molto amato.
Staremmo attenti a sfiorargli la fronte
e con fiducia mostrargli l’orizzonte.
Se l’orizzonte fosse ancora oscuro
terremmo il bimbo tra le braccia, al sicuro.
Faremmo a gara a propiziargli il sonno
perché la notte si aprisse al nuovo giorno.
Se il giorno fosse un solo, grande gioco
prolungheremmo la gioia ancora un poco.
Proseguirebbe ancora la danza
di un anno nuovo, colmo di speranza.
Se la speranza fosse stoffa preziosa
gli cuciremmo una veste assai graziosa
calda nel gelo e fresca al solleone
che non si mangi il bimbo in un boccone.
E se il boccone fosse troppo amaro
al bimbo nuovo vorremmo dar riparo
da fame e freddo, violenza e abbandono
perché ogni bimbo è un grande, immenso dono.
Il dono è vero se c’è chi lo riceve
lo riconosce, e sempre vuole e deve
dargli alimento, gioia e sicurezza
in ogni sguardo e piccola carezza.
L’anno è sfregiato se anche un bimbo solo
viene ingiuriato, e se chi avrebbe il ruolo
di averne cura, fermandosi al dovere,
non vuol sentire, non vuole vedere.
Ogni confine, ogni mare in tempesta,
ogni violenza col dolore che resta
preme sul petto al nostro bimbo amato
e rende assurdo, necessario il commiato
da quell’infanzia adorata nel Natale
che qui si tinge di un sarcasmo irreale.
testo precedentemente pubblicato da Azione nonviolenta