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Figli più equilibrati se il padre è presente
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Lecca lecca per i genitori! Vengono distribuiti durante le "silent sundays", le domeniche silenziose inglesi, le partite di calcio tra ragazzini cui assistono anche le mamme e i papà, che sono caldamente invitati a non urlare o dare in escandescenze. Piuttosto, meglio mangiare il lecca lecca. Potrebbe sembrare un'esagerazione, eppure sono tantissimi i casi in cui i genitori che assistono alle partite urlano offese, insultano arbitri e allenatori e anche i propri figli, arrivando anche alla violenza fisica. Così quello che per i ragazzi dovrebbe essere un utile strumento di crescita psico-fisica che insegna l’importanza delle regole e consente di sperimentare il successo e l’insuccesso, lo sport, può diventare invece causa di ansie, paure, tensioni e profondo timore di non soddisfare le aspirazioni della famiglia.
"In uno dei meccanismi ricorrenti i genitori attribuiscono caratteristiche, sentimenti e aspirazioni proprie ai figli, perdendo in parte la capacità di vederli come individui altri da se stessi. Il rischio è che possano identificarsi con loro e, senza rendersene conto, appropriarsi del gioco sportivo, diventandone i protagonisti. Umiliazioni, offese e tensioni possono essere pertanto il frutto di adulti che cercano rivincite personali attraverso i figli e dell’idea che l’eventuale sconfitta sia sempre responsabilità di qualcun altro", spiega Anna Ancona, Presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna.
"Nei bambini, al contrario, dovrebbe prevalere l’idea dello sport come gioco e divertimento, dove la collaborazione è preferita all’agonismo, anche perché - prosegue Ancona - la mancanza della soddisfazione e del piacere potrebbe portare alla demotivazione e a un successivo abbandono e rifiuto dell’attività sportiva. I bambini hanno bisogno di essere lasciati liberi di giocare senza eccessive pressioni, con poche direttive: rispettare gli altri (compagni, avversari, allenatori, arbitri), rispettare le regole del gioco sportivo e divertirsi."
Un atteggiamento sbagliato da parte degli adulti di riferimento, caratterizzato da eccessive tensioni dovute all’attività sportiva vissuta solo come agonistica, può indurre una sorta di “sindrome del campione”. Il bambino viene sopravvalutato con giudizi, non sempre congrui alle reali prestazioni, che tendono all’iperprotezione. Il giovane sportivo può strutturare un’immagine di sé distorta, non riconoscere i propri limiti ed errori e sentirsi già campione. Ogni evento negativo può così venire interpretato dal bambino come sfortuna o ingiustizia causata da altri, mentre ogni vittoria viene vissuta come segno della propria grandiosità. L’eventuale sconfitta rischia di essere vissuta come un devastante fallimento personale e può essere accompagnata anche da gravi conseguenze psicologiche di tipo depressivo.
I bambini che praticano regolarmente un’attività sportiva guidata effettuano un’esperienza formativa sia sul piano psicologico che sociale, a condizione che i genitori - condividendo il progetto di formazione sportiva per il figlio - accettino di non esserne protagonisti. È importante che comunichino al figlio, nelle parole e nei fatti, la piena accettazione della sua soggettività, delle sue qualità, limiti, bisogni e desideri, di accettare il ruolo dell’istruttore/allenatore e di collaborare con lui anche delegandogli la gestione educativa durante l’attività. È fondamentale che siano un modello positivo di autocontrollo e che trasmettano il valore di saper accettare la sconfitta: se si perde e si tende al miglioramento è come aver vinto.
In conclusione il genitore dovrebbe partecipare in modo equilibrato all’esperienza sportiva del figlio stimolandone la crescita, sviluppandone l’indipendenza, facendo lo spettatore discreto, evitando di essere onnipresente in tutte le fasi di allenamento. Fondamentale nella relazione è l’aspetto dell’incoraggiamento e del supporto che consiste nel sostenere il figlio a dare il massimo, a impegnarsi fin dove le sue possibilità lo consentono e soprattutto a stimolarlo a comportarsi bene in campo.
Al di là dei consigli, il buon genitore del piccolo sportivo deve riconoscere il proprio ruolo, essere presente con atteggiamento propositivo e accogliente, con capacità di ascolto e di dialogo, dando il giusto valore agli avvenimenti per stimolare il figlio a realizzarsi come persona psicologicamente equilibrata.
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna
a cura di Rizoma | Studio Giornalistico Associato | tel. 0510073867
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Gli adolescenti impegnati fumano e bevono meno
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No allo smantellamento del tribunale per i minorenni e della procura minorile, Sì ad una riforma della giustizia a misura di bambino. L’appello al Parlamento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza
Roma, 30 gennaio 2017 - “In questo momento storico occorre aumentare il sistema di protezione dell’infanzia invece di indebolirlo, come rischia di fare la riforma del processo civile: Per questo dico No allo smantellamento del tribunale per i minorenni e della procura minorile e dico Sì ad una riforma della giustizia a misura di bambino”.
Così interviene la Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, sulla riforma del processo civile - già approvata alla Camera e ora in discussione al Senato – che prevede lo smantellamento dei tribunali e delle procure minorili.
“Con la soppressione del tribunale per i minorenni e la creazione di sezioni specializzate del tribunale ordinario non solo non si interviene per risolvere la frammentazione delle competenze ma si rischia di produrre una grave dissoluzione del bagaglio di enorme competenza ed esperienza nella materia dei diritti delle persone di minore età.
Competenza ed esperienza non sono fattori secondari quando si tratta della tutela di bambini e ragazzi. Si pensi al lavoro della procura minorile: non ha competenza solo in ambito penale, per i ragazzi autori di reato, ma anche in ambito civile, per tutelare i minori privi di adeguate figure genitoriali o sottoposti a situazioni pregiudizievoli. Per non parlare dei compiti di sorveglianza delle comunità in cui vivono i minori fuori dalla famiglia di origine, la cui regolarità è di vitale importanza per la buona riuscita dei percorsi di sostegno e per evitare abusi ai danni dei soggetti deboli.
E’ necessario comprendere – ribadisce la Garante - che occorrono magistrati dediti in via esclusiva ai compiti di tutela di bambini e ragazzi, anche per realizzare la funzione di filtro rispetto a tante istanze di disagio minorile.
Questo momento storico presenta nuove sfide, rese urgenti dalla aumentata situazione di povertà economica e dall’arrivo in Italia di tanti minori migranti, per questo non si può rischiare di indebolire il sistema di protezione per l’infanzia, che – conclude la Garante - è centrale per il futuro dell’Italia. Il rischio che il patrimonio professionale, culturale e il modello di giurisdizione a tutela delle persone di minore età - “conquiste di civiltà” per il nostro Paese - possa essere compromesso, deve assolutamente essere evitato”.
Ufficio Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza
Via di Villa Ruffo, 6
00196 Roma
tel. 06.6779.4617
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Quei ragazzi che si mettono nei guai con la Giustizia
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Roma Capitale - Dipartimento Salute Mentale, ASL Roma 1 e MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo hanno promosso il Concorso "Lo Spiraglio - FilmFestival della salute mentale" - 7° edizione - per raccontare il mondo della salute mentale nelle sue molteplici varietà, attraverso tutti i generi: fiction, documentario, animazione, ecc.. L'obiettivo è quello di avvicinare un vasto pubblico alla tematica e permettere a chi produce audiovisivi, dedicati o ispirati all'argomento, di partecipare con cortometraggi o lungometraggi preferibilmente inediti mettendo in evidenza risorse creative e qualità del prodotto.
Gli audiovisivi - di produzione nazionale e internazionale - dovranno pervenire entro il 20 febbraio 2017
Maggiori informazioni:
http://lospiraglio.altervista.