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La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità è stata istituita nel 1992 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ogni anno sceglie di abbinare un tema diverso alla manifestazione. Quello per il 2018 è “Responsabilizzare le persone con disabilità e promuovere l’inclusione e l’uguaglianza”, intesi come elementi imprescindibili per uno sviluppo inclusivo, equo e sostenibile da realizzare come parte dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  

«L'Agenda 2030 - afferma Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) - si impegna a "non lasciare nessuno indietro" e sostiene che le persone con disabilità non sono solo beneficiarie di interventi, ma debbono esse stesse essere agenti di cambiamento. A loro deve essere data la possibilità di essere, dunque, protagoniste attive del processo per uno sviluppo inclusivo e sostenibile della società. In questo senso, uno degli elementi di maggior efficacia in termini inclusivi ma anche di responsabilizzazione della persona disabile è sicuramente il lavoro».

I dati Istat pubblicati nel 2017 forniscono un quadro preoccupante: nel 2013, il 24,8% dei maschi disabili fra i 15 e i 44 anni si dichiara occupato, seguito dal 23% di quelli fra i 45 e i 64 anni; nel caso delle donne le stesse percentuali risultano invece pari al 20,4% e al 14%. Gli analoghi valori nelle persone senza disabilità sono da 2,3 a 3,3 volte superiori. 

Antonino Attinà, consigliere dell’Ordine regionale nonché Responsabile dei Servizi Socio Educativi del CSSV, precisa: «In un mercato dell’occupazione che si evidenzia come poco performante, la difficoltà nel reperire un impiego è diventato un problema per tutti. Lo è ancora di più per le persone con disabilità. Servono strumenti dedicati che permettano loro di trovare uno spazio di realizzazione personale e di crescita grazie al quale sentirsi parte di un meccanismo più grande, e cioè la comunità sociale, assumendosi anche la responsabilità di essere una componente attiva della società».  

La Regione Piemonte in questi anni ha prodotto degli strumenti normativi interessanti sia nell’ambito delle politiche del lavoro, in particolare sulla regolamentazione dei tirocini, sia in quello delle politiche sociali. Per quanto riguarda i tirocini vi è la recente DGR 85 del 2017, ma soprattutto della DGR 42 del 2014 e le sue successive modifiche, che hanno introdotto importanti deroghe all’impianto normativo del tirocinio rendendo questa misura più adattabile alle persone svantaggiate. Per quanto riguarda le politiche sociali, invece, la Regione Piemonte ha prodotto nel 2015 la DGR 22 che sanciva la creazione dei P.A.S.S. (Percorsi di Attivazione Sociale Sostenibile), con successive modifiche portate dalla DGR 26 del 26 luglio 2018. 

Rosina aggiunge: «L’inclusione si muove comunque su diverse dimensioni, è un processo bidirezionale dove da una parte ci sono le persone con disabilità, per le quali il lavoro dei servizi è volto a migliorarne le competenze sociali, mentre dall’altra c’è la comunità sociale. Questa spesso necessita di essere preparata, addirittura educata a volte, ad accogliere le persone con disabilità senza pregiudizi. Come Consiglio Regionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali sosteniamo le iniziative del 3 dicembre sul territorio piemontese affinché si parli di disabilità e si sviluppi quella sensibilità utile ad accrescere le dinamiche inclusive perché nessuno deve restare indietro». 

I dati prodotti dal MIUR relativamente agli alunni con disabilità per l’anno scolastico 2016/2017 dicono che nelle scuole piemontesi i bambini con disabilità sono il 2,7% sul totale degli iscritti. Nel complesso della popolazione di almeno 15 anni, poco più di un disabile su quattro raggiunge almeno il diploma, a fronte di quasi una persona su due per il resto della popolazione. Le differenze maggiori si riscontrano soprattutto nelle classi d’età più avanzate che sono rimaste escluse dai percorsi inclusivi previsti dalle politiche degli ultimi anni. 

Rosina conclude: «Dobbiamo farci trovare pronti per offrire alla prossima generazione qualcosa di più rispetto a quanto fatto fino ad ora. Si rende necessario, ad esempio, far conoscere sul nostro territorio ancora di più la legge 112 relativa al “dopo di noi”. Se da un lato, infatti, la Regione ha messo a bando quasi 3 milioni di euro per finanziare soluzioni abitative per disabili gravi, dall’altro restano ancora poco conosciuti strumenti come il trust e i vincoli di destinazione. Inoltre, rispetto ai percorsi di presa in carico specialistica permangono delle differenze tra i progetti che possono essere elaborati per gli adulti e per i minori. Tali differenze, legate non solo alla necessità di implementare le risorse dei Dipartimenti di Psichiatria e dei servizi per la disabilità adulta delle ASL, ma anche ad aspetti culturali dei diversi servizi ed ai dispositivi normativi, possono creare sfiducia e malessere nelle persone con disabilità e le loro famiglie che devono pertanto essere accompagnate a comprendere il passaggio di contesto». 


Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel.: 333.4896751

Torino, 3 dicembre 2018   

Oas Piemonte                                                                                    


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