E’ assai recente la notizia che nella legge di bilancio che deve essere a giorni discussa, il Governo abbia inserito l’anticipazione della entrata in vigore della riforma del processo civile.
A questo proposito AIMMF
SOTTOLINEA
come già in precedenza con numerose lettere al Ministero di Giustizia, appelli e comunicati, fossero state evidenziate serie perplessità circa la fattibilità di una riforma che sin dalla sua stesura non ha ritenuto di prendere in considerazione le effettive realtà degli uffici giudiziari e dei territori, prevedendo peraltro la sua complessa realizzazione ad invarianza finanziaria e senza aumento di organici.
EVIDENZIA
come la previsione approvata il 17 ottobre scorso con DL 149/22 dell’entrata in vigore al 30 giugno prossimo fosse già fonte di notevole preoccupazione dal momento che i tribunali per i minorenni
- continuano a non disporre del processo civile telematico e non sono in grado di dialogare con gli altri uffici giudiziari, con la necessità di costringere i difensori a muoversi dalle loro sedi a quella distrettuale per il rilascio di copie cartacee e la visione degli atti di controparte;
- dispongono di un numero di addetti amministrativi assolutamente carente, di talché gli adempimenti rapidi richiesti dalla riforma per garantire il rispetto del contraddittorio sconteranno certamente tempi non in linea con quelli previsti dalle norme approvate;
- hanno piante organiche di giudici togati del tutto inadeguate a fronteggiare una mole di lavoro sempre più esplosiva dopo la pandemia, specie nella impossibilità prevista dalla riforma di utilizzare appieno per le istruttorie la componente dei giudici onorari, senza la cui ampia collaborazione i tribunali per i minorenni non potranno più garantire tempi di trattazione delle procedure in linea con le stringenti esigenze di protezione dei minori, con conseguente importante aumento dei tempi di definizione dei processi, ottenendo quindi un risultato contrario alla finalità della riforma;
- sono stati esclusi dall’Ufficio del Processo (art.16 octies D.L. 179/2021) e non potranno quindi avvalersi del personale reclutato per la composizione dell’UPP.
RENDE NOTO
che per tali ragioni i ventinove presidenti di tutti i tribunali per i minorenni italiani hanno recentemente inviato una preoccupata missiva al signor Ministro della Giustizia, il cui contenuto si condivide integralmente
ESPRIME
intenso rammarico per la volontà espressa dal Governo di anticipare di quattro mesi l’entrata in vigore della riforma al prossimo 28 febbraio 2023, in assenza di qualsiasi riflessione sulla possibilità concreta di dare attuazione alle numerose modifiche legislative introdotte senza risorse adeguate.
SEGNALA
come ciò abbia provocato forte sconcerto, una sensazione di solitudine e seria preoccupazione per il caos in cui fra pochi giorni saremo catapultati, senza mezzi e strumenti necessari.
AGGIUNGE
peraltro il fatto che gli uffici minorili sono uffici promiscui che trattano sia la materia civile che quella penale e pertanto in questo tempo sono gravati dalla necessità di dare applicazione anche alla complessa riforma penale che non poche difficoltà attuative pure porta con sé.
ESPRIME
il convincimento che, oltre alla irrinunciabilità delle risorse, un adeguato tempo di studio dedicato a reperire soluzioni più confacenti per poter applicare la volontà del legislatore e dare agli uffici giudiziari, ma anche agli avvocati, la possibilità di organizzarsi al meglio, sarebbe stata una soluzione sensata e pertinente; mentre al contrario una accelerazione come quella proposta rischia di provocare malfunzionamenti, confusioni, prassi difformi e sostanzialmente denegata giustizia alla collettività che la attende e denegata tutela ai soggetti più fragili.
EVIDENZIA
come il settore minorile non abbia alcuna attinenza alla esecuzione del PNRR, né possa essere di interesse per l’Europa, che al contrario esige tempi maggiormente contenuti per i procedimenti civili più direttamente collegati al comparto economico.
AUSPICA
che, per evitare che la giurisdizione in questo settore importantissimo per la vita delle persone si trovi a compiere un vero e proprio “salto nel vuoto”, siano con urgenza rivalutati i tempi di entrata in vigore della riforma con un intervento immediato e una previsione trasparente circa tempi e misure che il Ministero dovrà necessariamente adottare per garantire la effettiva percorribilità delle normative approvate.
Roma, 22 dicembre 2022
Il Segretario Generale Il Presidente
Susanna Galli Cristina Maggia
Lo sconcerto di CNF e OCF
Con un comunicato stampa congiunto del 20 dicembre 2022, Consiglio nazionale Forense e Organismo Congressuale Forense hanno espresso sconcerto per l’emendamento del Governo sulla legge di bilancio in tema di anticipazione della riforma del processo civile al 28 febbraio 2023, rispetto alla data prevista del 30 giugno 2023.
"Suscita sconcerto la decisione del Governo di anticipare l’entrata in vigore delle disposizioni più rilevanti della riforma del processo civile al 28 febbraio 2023. L’emendamento governativo alla legge di Bilancio, con l’anticipazione delle principali novità del rito civile, stride peraltro con la decisione di posticipare, invece, la riforma del processo penale e soprattutto appare del tutto irragionevole e disfunzionale visto il caos in cui getterà cancellerie, magistrati e avvocati”.
In questi termini esordisce la nota stampa, che riporta le dichiarazioni della presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf), Maria Masi, nonché del coordinatore dell’Organismo congressuale forense (Ocf), Mario Scialla.
La necessità di entrare a regime
“Innovazioni di forte impatto – proseguono Masi e Scialla - come la nuova fase introduttiva del giudizio di cognizione, infatti, richiedono negli operatori il giusto livello di approfondimento e consolidamento che non sarà possibile con un’anticipazione di quattro mesi rispetto alla data originaria di entrata in vigore. Questo tipo di considerazioni, d’altronde, hanno indotto opportunamente il Governo ad operare la scelta opposta in riferimento al processo penale. Non si comprende in nessun modo, dunque, la scelta vista la consapevolezza mostrata circa il già grave affanno della giustizia civile, definita prima causa di sofferenza dello Stato, con i ritardi dei processi che costano il 2% di Pil”.
Le criticità a carico del diritto di difesa
La presidente Cnf Masi e il coordinatore di Ocf Scialla hanno infine concluso: “E neppure ignora il Governo le criticità della riforma, di cui si appresta ad accelerare l’entrata in vigore, sotto il profilo del diritto di difesa. Criticità che aveva annunciato di voler risolvere, rispondendo all’auspicio dell’avvocatura di un intervento normativo sugli aspetti più spinosi della riforma della giustizia civile che, così come è, non è in grado di contrarre i tempi medi dei processi, con un inutile sacrificio delle garanzie di difesa e del contraddittorio, e senza una vera incidenza sugli obiettivi individuati dal Pnrr”.