Filastrocca dell’occhio nero della mamma
La mia mamma ha un occhio nero.
Non lo so se è proprio vero,
lei m’ha detto questa volta
che ha sbattuto nella porta.
S’era fatta ancor più male
scivolando sulle scale.
Una cosa non mi piace:
babbo strilla e mamma tace.
Un agente è stato qui,
lunedì, poi martedì…
Fino al sabato è tornato
l’ispettore ed il tenente
e la mamma gli ha giurato
che non è successo niente.
Lei dev’esser proprio buona
- a me sembra di capire -
se ogni volta lo perdona
con il rischio di morire.
Ora il giudice in udienza
vuol saper la verità,
lo ripete con veemenza,
lo ripete a sazietà.
Dice che io son bambino
e i bambini, per decenza,
han diritto d’imparare
cose belle e non violenza.
“Son caduta per errore”,
dice mamma al magistrato
Sì, lo sbaglio dell’amore…
Lui capisce - ma è spiazzato.
Il mio babbo ormai non cambia,
mamma non lo cambierà.
Ho paura, e pianto, e rabbia…
Chissà come finirà!?
Filastrocca del giudice bizzarro
Una mamma alcolizzata
non per questo è inadeguata.
Se c'è un babbo che si droga
lo difendo con più foga.
Sono un giudice bizzarro,
mi diletto con l'azzardo
e nei casi di un minore
do ragione al genitore,
mentre nel dibattimento
questo è il mio proponimento:
consolare l’imputato,
che giammai sia condannato.
Io non giudico la gente,
sono puro ed imparziale.
Ho un progetto nella mente:
cancellare il tribunale.
Disegni di Giulia Boari
Filastrocca del matrimonio combinato, Filastrocca del bambino abusato
Filastrocche della televisione
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile di Cukerì che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.