La magia del Natale ci ricorda il valore della tradizione e delle tante tradizioni che vengono trasmesse da generazione a generazione come punti saldi di quel legante affettivo che ci aiuta sempre, come un’ancora di salvataggio, nei momenti difficili e delicati della vita. Una vita che nel fluire quotidiano ci presenta inevitabilmente bivi imprevisti, ostacoli da superare, mete da raggiungere, respiri interrotti per tentare di sigillare nella memoria la fresca brezza dei momenti felici.
Tempo scandito dalla frenesia dell’andare avanti, di proseguire il cammino, a volte con un sapore amaro in bocca, altre con il sorriso di chi segue con speranza il bene e che, guardando con coraggio oltre all’ostacolo, spalanca incredulo gli occhi per aver trovato una gioia imprevista e, per questo, ancora più benefica e riverberante.
In questo procedere incessante del fluire dell’esistenza, la consuetudine della tradizione, resiste al logorio del tempo e lo riformula in un onnipresente presente in cui, il passato e il futuro generazionale si colorano della stessa essenza vitale che unisce famiglie, popoli, culture e società nella gentilezza di quelle consuetudini che generano appartenenza e solidarietà intimamente riconosciuta, in chi come noi, conserva le stesse tradizioni e gli stessi rituali. Si scambiano auguri, ci si stringe le mani, si accolgono e si ricevano pensieri dando, nella ritmicità circolare dei vari passaggi, forza rigorosa a quella stretta affettiva, che nella ritualità dei gesti, ci fa sentire uniti in un abbraccio globale che scalda di nuovo, ogni anno, l’anima seguendo lo scandire dei battiti del cuore.
Oggi, più che mai, in tempi carichi di violenza e aggressività, di vuoti affettivi e di memorie perdute, di respiri trattenuti per paura, di incertezza globale, di solitudine e scarsità di valori, abbiamo il dovere e il diritto di prendere per mano la tradizione, di trasmetterla alle nuove generazioni, così timorose ed impaurite, di tornare per un attimo tutti bambini per riprendere il ritmo di quella cura che scalda il cuore e permette di ritrovare la gioia di andare avanti verso un futuro che spaventa meno nell’unione dei legami veri e profondi.
Cura che passa nella ritualità della cucina, delle ricette che si tramandano da generazioni e che con puntualità rassicurante fermano il tempo in quel qui ed ora affettivo che viene intrappolato negli aneliti del cuore. Accendiamo forno e fornelli, mettiamoci i grembiuli, posiamo i cellulari, e tutti grandi e piccini mettiamo le mani in pasta per ritrovare insieme ad acqua e farina, cioccolata e cannella la ritualità magica della Cucina Grande madre di un mondo che non possiamo permetterci di perdere e che, oggi più che mai, è una delle grandi risorse che abbiamo per tornare a dare senso affettivo al gesto di prenderci cura di noi, degli altri e di un mondo che rischia di disperdersi nell’isolamento di ciascuno.
Cura, che esce imperiosa sotto forma di note profumate dalle cucine di ognuno, e mescolandosi nell’aria tramette insieme al buono del cibo, la linfa vitale degli affetti che danno il ritmo al battere dei nostri cuori.
E allora non solo oggi, ma tutti i giorni ricordiamoci che nella parola Cucina troviamo tutte le direttive per creare la ricetta della nostra armoniosa e vitale esistenza. Quel quanto basta (q.b.) che ognuno con le proprie mani, i propri vissuti e le proprie emozioni imparerà a dosare e spargere nell’aria.
Calore
Unione
Condivisione
Intimità
Nostalgia
Amore