I bambini agiscono quello che non riescono a dire. Fanno il broncio, corrono per casa, si svegliano presto e vanno a letto tardi. I loro ritmi classici, il più delle volte frenetici, si sono rallentati all’improvviso e se i primi giorni sembrava tutto un gioco, una festa, l’esaudimento magico del desiderio espresso tante volte di stare insieme a mamma e papà per tutta la giornata, oggi dopo che il tempo insieme è davvero tanto iniziano a spazientirsi, a fare capricci, a chiudersi nelle loro stanze, a mangiare di più o al contrario al mangiare di meno.
Alcuni non riescono ad addormentarsi, altri invece dormono tutto il giorno, non capiscono cosa accade, perché non si va più a scuola, perché si sta tutti insieme a casa, perché non si può uscire e andare al parco. Altri, dopo i primi giorni di euforia perché finalmente mamma e papà non facevano storie per i compiti, sono rimasti sbigottiti quando la maestra ha iniziato a comparire insieme agli altri amichetti sullo schermo. Tanti bambini non sentono più i loro nonni, non li vedono e molti di loro purtroppo non li potranno più abbracciare.
Che succede? Il che succede lo chiedono i grandi, si informano, seguono le notizie, parlano al telefono, discutono a cena perché la tolleranza verso l’altro, caricata dalla paura e dell’angoscia si è nettamente abbassata di livello, ma i bambini preferiscono tacere, non fare domande, soprattutto quando percepiscono intorno al loro una situazione di allarme, di paura e tensione.
I genitori dall’altra parte sono preoccupati e tentano in tutti i modi di trincerare il loro dolore dietro ad una maschera di finti sorrisi e finta gioia, per non spaventare il bambino. Ma il bambino, che è cresciuto leggendo e specchiandosi nel loro volto, riesce a comprendere che qualcosa non va, che dietro al sorriso c’è altro che non si può dire ma si percepisce. Perché mamma sorridi quando sei triste? Perché papà invece non gioca più alla lotta con me? Perché ci dobbiamo mettere le mascherine?
Quel che succede rimbomba nella sua testa ma non riesce ad esprimersi in parole e se i genitori, per proteggere il bambino pensano che non capisca più di tanto e che tante cose non vale la pena dirle, con il passare dei giorni il muro di omertà diventa sempre più solido e l’ansia del bambino sempre più forte. Mamma, papà mi nascondere qualcosa? Sono stato cattivo? Vi ho fatto arrabbiare? I nonni non vengono più perché quella sera non gli ho dato il bacino?
Il che succede nella mente dei bambini si trasforma in interpretazioni, in quesiti che loro non formuleranno ma che riempiranno i loro agiti del tormento interiore che sentono e al quale non sanno dare delle risposte.
Dobbiamo proteggere i nostri bambini, dobbiamo tranquillizzarli e sorridere con loro ma questo lo possiamo fare se siamo autentici, se utilizzando sempre il loro linguaggio ci mettiamo nei loro panni e comprendiamo che in realtà capiscono di più di quello che sembrano capire, e che l’arcobaleno dell’andrà tutto bene è anche l’abbraccio di mamma e papà che con tatto, dolcezza, calore trovano le parole giuste per spiegare loro quello che sta accadendo. Quello che succede allora esce fuori dalla bocca e i bambini si sentono accolti nell’esprimere le loro paure.
La base affettiva funziona sempre e protegge sempre anche quando la verità da dire è dolorosa. Stringiamoci tutti in un abbraccio globale.