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Dal mese di luglio 2024 al mese di settembre 2024 è stato proposto un laboratorio di yoga e mindfulness presso il Centro Diurno “Il Castagneto” di Tavernerio -Fondazione Rosa dei Venti onlus - con l’obiettivo di favorire il benessere psicofisico degli ospiti attraverso pratiche di rilassamento e consapevolezza. Le attività hanno avuto lo scopo di generare equilibrio interiore e conquistare il contatto con sé stessi e con la propria fragilità, aiutandosi a trovare punti di vista diversi e creativi, nuove vie e prospettive.

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Il laboratorio, attraverso sessioni strutturate, ha incluso pratiche ispirate alla filosofia yoga e alla mindfulness, elementi di grande importanza che hanno rappresentato un’opportunità per apprendere strumenti pratici per gestire il dolore, ridurre lo stress e sviluppare una consapevolezza profonda. La mindfulness è infatti uno strumento potente che permette di interfacciare risorse e limiti, aiutando gli individui a diventare consapevoli dei propri punti di forza e di debolezza. Questa consapevolezza è particolarmente preziosa per persone che hanno vissuto traumi e che faticano a dare un nome e a gestire le sensazioni dolorose che spesso tentano di allontanare attraverso comportamenti difensivi come l’aggressività o la chiusura relazionale.

Mindfulness significa consapevolezza del momento presente, una modalità dell’essere che permette al presente di manifestarsi così com’è e alla persona di viverlo pienamente. Usando le parole del suo fondatore possiamo dire che essere mindful significa prestare attenzione in modo specifico: con intenzionalità, nel momento presente e senza giudizio” (J.Kabat-Zinn, 2004). Secondo Kabat-Zinn è possibile trasformare il rapporto con il dolore attraverso la pratica della meditazione in quanto si sviluppa la capacità di comprendere che buona parte della propria sofferenza è il risultato della reazione emotiva al dolore e non il dolore stesso. La concentrazione e la meditazione permettono di sradicare i pensieri e le manifestazioni psichiche disturbanti, siano esse legate al presente o al passato, e di raggiungere, almeno per un periodo, lo stato di profonda calma mentale che costituisce la base per comprendere il vero sé.

Le pratiche meditative e yogiche contribuiscono a rafforzare le abilità di fronteggiare le situazioni difficili che si possono incontrare nel quotidiano incrementando la resilienza e la capacità di gestione dei conflitti.
Lo strumento che più ci aiuta in questo lavoro di supporto alla resilienza è proprio la consapevolezza profonda, portatrice di cambiamenti che permette di fare interloquire e di armonizzare risorse e limiti. La consapevolezza assume tanto più valore quanto più è accompagnata da atteggiamenti di accettazione empatica degli aspetti fragili e vulnerabili di sé, che vanno fatti crescere attraverso il rispecchiamento e il contenimento del grave dolore e dei movimenti difensivi di scissione, proiezione e negazione che accompagnano l’esperienza traumatica.

La pratica dello yoga funge da ponte tra il corpo e la mente, consentendo una comunicazione aperta tra i due. Nelle posizioni e nei movimenti, troviamo uno spazio per esplorare le nostre emozioni e rilasciare le tensioni accumulate.
La sequenza di asana (posizioni) diventa così un linguaggio attraverso il quale possiamo esprimere e comprendere il nostro stato mentale. Lo yoga insegna infatti l’enterocezione, ovvero l’ascolto dei segnali che il corpo ci manda: segnali emotivi (come rabbia, ansia, tristezza... ) o fisiologici (come il senso di fame e di sazietà). È possibile dunque imparare a affinare l’ascolto di quei segnali, quando c’è una sorta di disconnessione tra il corpo, la mente e le emozioni, attraverso le pratiche yogiche che sono in grado di rimettere insieme questi tre elementi legati profondamente, aiutando a costruire o ritrovare l’equilibrio perduto.

In risposta a sintomi fisiologici e disturbi somatici, lo yoga è stato proposto come approccio terapeutico bottom-up, poiché agisce direttamente su quei sintomi corporei che altri approcci terapeutici fanno fatica a trattare. Lo yoga terapia, secondo questo approccio, coltiva la connessione mente-corpo e sviluppa la capacità di autoregolazione, intervenendo sui modi in cui il trauma è trattenuto nel corpo (Van der Kolk, 2014). Lo Yoga è pertanto un mezzo di espressione emotiva e l'enterocezione è la chiave per iniziare un viaggio di autoesplorazione. Attraverso la consapevolezza delle sensazioni interne del nostro corpo come il nostro respiro o le pulsazioni del nostro cuore, impariamo a connetterci profondamente con noi stessi. In questo processo, acquisiamo una comprensione più approfondita delle nostre emozioni e delle sottili sfumature del nostro stato mentale.

Il laboratorio

Il laboratorio di yoga e mindfulness presso il Centro Diurno di Fondazione Rosa dei Venti onlus si è svolto all’aperto in giardino e all’interno della struttura “Il Castagneto” in una stanza accogliente priva di distrazioni. L’ mbiente è stato allestito con teli e coperte a terra per disporsi in cerchio in posizione comoda.

Ogni incontro ha avuto una durata di circa 45-60 minuti, si è svolto una volta a settimana coinvolgendo ospiti e operatori presenti nei giorni concordati in gruppi da 2 fino a 7 partecipanti per un totale di 7 sessioni.
Durante le lezioni sono stati proposti momenti di ascolto e condivisione delle proprie emozioni e sensazioni mediante l’uso di materiali creativi: è stato fatto vibrare lo strumento musicale indiano dei cimbali per prendere la parola e dire il proprio nome, un colore preferito, una buona notizia o come ci si sentiva in quel momento. L’invito a condividere con il gruppo è stato accolto la maggior parte delle volte da tutti gli operatori e da quasi tutti gli ospiti.

Nel corso delle attività è stato adottato un linguaggio invitazionale. La proposta di partecipare o assumere o meno una certa forma è sempre stata posta in forma di invito e mai in forma di ordine con espressioni quali “ti va di provare a fare yoga?” o“quando e se te la sentirai ti aspettiamo/puoi unirti al gruppo quando vuoi”. Sono stati forniti inoltre incoraggiamenti quando le persone si mettevano in gioco nella pratica. Rispetto al rapporto con il proprio corpo alcune delle frasi adottate sono state: “ti va di provare a sollevare anche il braccio?” “Ti va di provare a incrociare le gambe?”.

Tale modalità di comunicazione ha avuto l’intento di creare uno spazio sicuro in cui potersi relazionare con sé stessi esplorando i propri limiti senza pressioni e promuovendo un atteggiamento di cura responsabilità verso il proprio corpo. Illustrare e mettere nella condizione di conoscere benefici e controindicazioni delle posizioni ha avuto il fine di rendere ogni partecipante agente attivo del proprio benessere, come ha riportato un’ospite durante un incontro: “Preferisco stare seduta perché oggi ho mal di pancia”. Durante le lezioni è sempre stato possibile fermarsi in qualsiasi momento ascoltando il corpo, esplorando le proprie possibilità in uno spazio accogliente in cui il giudizio era sospeso. Dare la possibilità alle persone di prendere in considerazione cosa vogliono fare con il loro corpo offrendo varie opzioni, permette di mantenere una sensazione di controllo del proprio corpo ascoltando le sue necessità.

Sequenze e forme

Dal punto di vista fisico sono state suggerite pratiche volte a sciogliere le rigidità corporee e ad acquisire maggiore consapevolezza del proprio corpo nello spazio. Gli scioglimenti (Serie di Pawanmuktasana) hanno avuto l’intento di flessibilizzare le articolazioni per eliminare i blocchi che impediscono il libero fluire dell’energia nel corpo e nella mente. In un’atmosfera tranquilla accompagnata da musica rilassante la muscolatura del corpo si detensiona, il sistema nervoso autonomo viene tonificato e vengono stimolate le funzioni ormonali e le attività degli organi interni nonché l’equilibrio e la coordinazione. Sono state introdotte anche posizioni a coppie tra ospiti e operatori al fine di migliorare la capacità di relazionarsi e di collaborare con il gruppo prendendo coscienza delle proprie capacità, emozioni, sensazioni per poterle vivere in un contesto individuale e di gruppo. Gli ospiti, stimolati e sostenuti dalla presenza attiva dell’insegnante e degli operatori del Centro Diurno, hanno partecipato agli incontri seguendo al meglio delle loro possibilità gli stimoli dati: osservando i movimenti proposti su carte gioco rappresentanti forme-asana o mostrati direttamente dall’insegnante li hanno a volte ripetuti a volte accolti solo guardandoli.

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La presenza e partecipazione attiva degli operatori di riferimento è stata significativa in quanto ha rafforzato la fiducia nel gruppo e la possibilità degli ospiti di mettersi in gioco e prendere coscienza delle proprie capacità. La creazione di sequenze e storie veicolate dalle immagini ha permesso di stimolare la capacità di problem-solving, la memoria, la fantasia e la creatività nonché la capacità di ascolto, comprensione e riflessione. Le storie costruite dai partecipanti individualmente e in gruppo presentavano spesso situazioni critiche che terminavano con una risoluzione positiva per il protagonista del racconto.

Durante l’esecuzione delle posizioni yoga, sono state usate affermazioni positive che riflettono valori e abilità personali, ovvero frasi che esprimono convinzioni positive sulla propria persona e sulle proprie capacità e che se ripetute possono aiutare a superare il dialogo interiore negativo aumentando la fiducia in sé stessi. Le affermazioni positive, lette ad alta voce dai partecipanti, hanno avuto pertanto la funzione di ampliare il linguaggio nei propri confronti per esprimere meno auto giudizio e coltivare l’auto accettazione.

L’uso della musica, fatta scegliere anche ai partecipanti per esprimere i propri vissuti legati a specifiche tematiche (ad esempio l’inizio della scuola), ha generato uno spazio di condivisione con il gruppo stimolando la capacità di relazionarsi e collaborare in un clima di concentrazione e rilassamento, come ha riportato al termine di un incontro dopo l’ascolto di un brano un’ospite: “Mi è venuta una fitta al cuore, volevo condividere con voi la mia pena”.
 

Il respiro

Il respiro è il processo più vitale del corpo, influenza le attività di ogni cellula ed è collegato con le prestazioni del cervello. I partecipanti hanno mostrato una respirazione fin da subito superficiale, per questo motivo sono stati offerti a ogni incontro vari momenti in cui la consapevolezza e l’attenzione fossero rivolte al respiro naturale e spontaneo e alla pratica della respirazione addominale. Il respiro addominale rieduca i muscoli della cavità polmonare aumentandone la capacità vitale.

La respirazione seppur sia un processo inconscio può essere controllata coscientemente, di conseguenza ciò crea un ponte tra le aree consce e inconsce della mente. Attraverso la pratica della respirazione addominale proposta, il cervello riceve un apporto supplementare di ossigeno, così da migliorare il drenaggio linfatico delle aree basali dei polmoni e massaggiare organi come il fegato, lo stomaco, l’intestino. Vi è inoltre una stretta correlazione tra respirazione e stato mentale: un respiro ottimale porta a uno stato di tranquillità profonda eliminando ansie e tensioni mentali.
L’utilizzo di piccoli oggetti come pietre colorate da porre sull’addome in posizione supina ha permesso in modo ludico di entrare in contatto con il proprio respiro e la sua forza ed è stato accolto in modo positivo.

Il rilassamento psicofisico

Il rilassamento psicofisico, in posizione supina, ha chiuso ogni lezione e ha avuto lo scopo di ristabilire una condizione di equilibrio e rilassamento da un punto di vista fisico ed energetico. Sono state guidate semplici meditazioni aventi come oggetto l’ascolto del respiro e delle sensazioni del corpo. Sono state evitate immagini e visualizzazioni più profonde poiché si è ritenuto opportuno presentarle solo in presenza di una relazione sufficientemente solida che il numero esiguo di incontri non ha permesso di stabilire. Visualizzazioni più intense hanno inoltre la caratteristica di allentare lo stato di normale vigilanza e di sbloccare strati più profondi di consapevolezza che in casi di psicosi o di marcati disturbi borderline possono fare emergere angosce di frammentazione o di perdita di controllo.

Il mandala

Colorare i mandala dona molti benefici che si riflettono sulla nostra mente, sul nostro stile di vita e sul nostro stato d’animo. Concentrarsi sull'attività del colorare alleggerisce la mente e ci aiuta a osservare la nostra realtà sotto nuove prospettive. Quando la mente si calma e si distrae dal quotidiano possiamo attingere a nuove intuizioni, idee e soluzioni. Solitamente i mandala si iniziano a colorare dal centro; colorarli dall'interno verso l'esterno incoraggia l'apertura verso gli altri, mentre colorarli dall'esterno verso l'interno favorisce l'introspezione e la comprensione di sé stessi.

La pratica del mandala, accompagnata da una musica rilassante, ha accompagnato le attività del laboratorio offrendo uno spazio di concentrazione e calma mentale, durante il quale ogni partecipante, se lo desiderava, poteva dare un titolo o assegnare una parola al proprio lavoro.

È stata lasciata totale libertà rispetto alla scelta del mandala, coloritura e realizzazione dello stesso.

Punti di forza, criticità e suggerimenti per il futuro

Il percorso ha avuto ricadute positive sugli operatori coinvolti identificandosi come un momento prezioso di scambio con gli ospiti e come momento rigenerante per sé stessi così come affermato dagli operatori durante la condivisione finale in cerchio a ogni incontro.

Alcune criticità emerse riguardano la variabilità della partecipazione: la presenza discontinua dei partecipanti ha limitato la possibilità di formare un gruppo coeso e stabile. Inoltre, le pratiche di mindful eating non sono state incluse, richiedendo materiali e setting specifici difficili da organizzare.

In futuro, potrebbe essere utile stabilizzare il gruppo e introdurre nuove attività, come il mindful eating, per essere pienamente presenti durante il processo del mangiare, fatto di sensazioni, emozioni e pensieri e per esplorare le proprie competenze sensoriali in quanto si tratta di un'esperienza che coinvolge tutti i sensi.

 

Bibliografia
  • Kabat-Zinn, J. (2004). Vivere momento per momento. Tea Pratica.
  • Satyananda, S. (2011) Asana Pranayama Mudra Bandha. Edizioni Satyananda
    Ashram Italia.
  • Emerson, D. (2022) Trauma - Sensitive Yoga in Terapia: Portare il corpo nel
    Fioriti Editori.
  • Van der Kolk, B. (2015). Il corpo accusa il colpo: Mente, corpo e cervello
    nell'elaborazione delle memorie traumatiche.


Dott.ssa Chiara Taroni, psicologa tirocinante specializzanda in Psicoterapia Umanistica, insegnante di Yoga Metodo Satyananda e facilitatrice mindfulness.

Fondazione Rosa dei Venti Onlus
La Fondazione Rosa dei Venti, diretta da Luca Mingarelli, gestisce due comunità residenziali/riabilitative che accolgono adolescenti con disturbi della personalità e psicopatologie complesse. www.rosadeiventi.org

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