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Le dinamiche di vita e di relazione della società di oggi, sempre più veloci e impegnative per chi non voglia restare “disconnesso” dagli altri e dal mondo, vengono alimentate anche dalla sempre più pervasiva presenza della realtà e delle comunicazioni virtuali nella vita di tutti. A farne le spese è la preziosa capacità di attendere, di prendersi il tempo per rielaborare. Sempre più assente, soprattutto tra i più giovani, è la pazienza.

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Anche un’attesa di pochi seconda sembra insopportabile. L'immobilità, l’inerzia mettono a disagio e subito si crea una distrazione invece di affrontarle.

Tuttavia, come dice anche la psicologia, l'attesa non è tempo sprecato, in quanto rappresenta un tempo in cui si possono produrre chiarezza nei pensieri, creatività e anche resilienza.

È esperienza di ogni giorno vedere qualcuno anche nell’attesa di un verde al semaforo, estrarre il cellulare e scorrere le pagine di qualche social.

Non solo i ragazzi, ma la gran parte delle persone ormai cercano distrazioni in ogni situazione, mentre aspettano di essere serviti al bar, durante un momento meno vivace nell’incontro con amici, mentre guardano un film o ascoltano un discorso, e così via.

La psicologia spiega che il costo di tutto questo è più  grande di quanto si immagini.

Gli anni dell'impazienza

L'impazienza non è più solo un atteggiamento episodico, sembra piuttosto essere la nuova “normalità” dello stato d’animo medio, in particolare di adolescenti e giovani adulti.

Bastano pochi secondi attesa che si carichi una pagina web e già ci si irrita. Se poi la cosa si fa ancora più lenta, la gran parte degli utenti passa ad altro.

Da ricerche svolte si rileva che la maggior parte delle persone consumare consapevolmente cibi o bevande estremamente calde, che arrivano anche a bruciare la bocca, dimostrando di preferire questo disagio all'impazienza. Altre statistiche dicono che il tempo medio di attesa prima di riappendere il telefono è di un minuto.

Tutti oggi vengono abituati a ricevere ogni cosa all'istante, consegne di acquisti online in poche ore, servizi di streaming si avviano rapidamente e non si fermano mai, passando direttamente all'episodio successivo prima ancora che si possa decidere cosa fare.

In questa fase storica, l’attesa sembra sempre più un difetto organizzativo. Ma il difetto, dicono gli psicologi, è dentro chi non sa aspettare.

Perché aspettare sembra così difficile

L’inerzia mette a disagio perché in genere lascia spazio a pensieri che si preferirebbe non affrontare. Fa porre attenzione a quelle cose nella propria vita che non piacciono o che fanno soffrire.

L'attesa viene percepita come tempo sprecato, in realtà è più simile a uno specchio che mostra la realtà sottostante alla distrazione della frenesia.

È forse per questo che la si evita così energicamente.

Se un giovane vive un disagio, utilizzerà qualsiasi mezzo per rompere il silenzio che lo mette in luce. E niente è più facile che tirare fuori il cellulare per evitare quel senso di insicurezza.

Ma evitare il disagio non lo cancella. Il disagio rimane lì in attesa del momento in cui non gli si può più sfuggirei.

I dubbi non se ne vanno, diventano solo più forti. Fuggendo dall’esperienza dell’attesa, un ragazzo sta sprecando pezzi della sua vita.

Cosa sta perdendo

Ogni volta che si fa qualcosa di inutile per evitare una piccola attesa, si rinuncia a cose che spesso rendono la vita più significativa.

Basta, ad esempio, pensare a quanta eccitazione creava l’attesa di qualcosa di fortemente desiderato: una festa, un viaggio, un incontro. L'attesa era parte della gioia. Senza di essa, la vita diventa più piatta, fatta di momenti dimenticabili che scorrono uno dopo l’altro alla ricerca di una soddisfazione che non arriva mai.

La neuroscienza, poi, dimostra che la noia attiva la rete centrale di risoluzione dei problemi del cervello. In altre parole, alimenta la creatività.

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L'attesa inoltre crea lo spazio per comprendere cosa vive davvero dentro di noi, permette di chiarire i pensieri e vedere le cose che vengono offuscate dalla distrazione.

Un altro fattore che l’attesa può rafforzare è la resilienza. Non evitare il disagio crea la forza che occorre per saper affrontare dolore, rifiuto, incertezza.

Come si può aiutare un giovane a vivere l’attesa?

Chiedendogli di provare a non fare assolutamente nulla per distrarsi, di provare la strana e piacevole semplicità di fare una cosa alla volta.

Nell’attesa di un incontro, mentre si sta muovendo su un mezzo pubblico o sta aspettando quei dieci minuti perché la cena sia in tavola, può fare esperienza di come l’immobilità senza distrazioni rallenti il mondo, aiuti a focalizzare l'attenzione e, a volte, porti un’improvvisa chiarezza di pensieri.

Gli psicologi consigliano alcuni metodi per gestire positivamente l’attesa.

Ad esempio, anziché riempire ogni pausa, trasformandola in una sorta di reset. Se si sta aspettando in una lunga coda, si può fare una sorta di esame con se stessi, chiedendosi di cosa si ha più bisogno e di cosa meno. Cosa manchi di più.

È un piccolo esercizio ma può aiutare a comprendere cosa c’è sotto l’impulso di distrarsi.

La noia in questo modo può diventare fertile. A un ragazzo si può chiedere di provare a resistere alla tentazione di scorrere pagine sul cellulare e di lasciare invece vagare la mente. A volte, arrivano solo cose bizzarre, altre volte invece da questo nascono le idee migliori.

Anche la più piccola pausa può essere un'occasione per vivere in modo forte la presenza. Un ingorgo impedisce di muoversi, un ritardo costringe a stare in attesa davanti a un ufficio? Si può provare a osservare il cielo, le cose vicine, a prestare attenzione ai rumori e alle voci, al proprio respiro.

Sembrano cose banali ma se fatte danno un senso di radicamento nel proprio vivere presente. Un’attenzione non rivolta a ciò che verrà dopo, ma a ciò che esiste ora .

La virtù del saper attendere

Aspettare in silenzio non è tempo sprecato, ma è la condizione in cui ciò da cui si è fuggiti alla fine può toccarci. Le idee e i progetti che non si è riusciti a pensare a causa della distrazione. Quella chiarezza di pensieri, quelle verità che ci riguardano che prima sfuggivano.

La vita e il benessere, dice la psicologia, non accadono solo nei grandi momenti ma si costruiscono anche nelle pause, nelle interruzioni tra tutto ciò che si attraversa di corsa.

Quindi, si può consigliare a un ragazzo, la prossima volta che ti ritrovi fastidiosamente bloccato da qualche parte aspettando il tuo turno, vinci la tentazione di riempire lo spazio con distrazioni e lascia che questa pausa faccia ciò che è destinata a fare dentro di te.


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